| 17 marzo 2012, 16:16

Storia del Fondo maschile - Cap.1

Dagli inizi alla Prima Guerra Mondiale

Lo sci di fondo, come movimento naturale e di stretta attualità, ha una storia millenaria, iniziata quando l'uomo capì che, agganciando ai piedi due pezzi di legno sagomati in una certa maniera, poteva procedere più veloce e più sicuro nella caccia alla selvaggina per prati e boschi coperti di neve. Millenni più tardi ebbe uno scopo militare e fu solo nel tardo Medio Evo che venne scoperto anche come elemento sportivo.

Gli sci erano conosciuti già 5000 anni prima di Cristo, come documentano iscrizioni trovate sulle rocce in Norvegia (un profilo umano con lunghi sci ai piedi) e resti di sci scoperti in paludi della Svezia.

II risultato più pratico dell'uso degli sci in campo militare lo si ebbe nel 1564: i soldati svedesi che erano attrezzati con gli sci conquistarono la città di Dronthein arrivando prima dei norvegesi, che erano andati a piedi. Lo sviluppo veramente sportivo iniziò però nella seconda metà del XIX secolo, in Norvegia. La prima gara sportiva è considerata quella di Tromsöe, nel 1843; risale al 1864 la prima gara disputata in Finlandia.

Ma fu Fridtjof Nansen (foto a lato), con la sua marcia di oltre 500 km attraverso la zona sud della Groenlandia, impresa nata fra l'incredulità e la derisione e conclusa fra la sorpresa generale, a fare la maggior propaganda allo sci con un libro pubblicato nel 1890, tre anni dopo questa traversata. Tradotto in varie lingue, ebbe ampia diffusione in Europa.

È del 1893 la prima edizione delle famose gare di fondo e salto a Holmenkollen, in Norvegia: gare che i nordici considerano più importanti delle stesse Olimpiadi poiché vi prendono parte tutti i campioni (mentre alle Olimpiadi la partecipazione è limitata a 4 concorrenti per nazione in ogni specialità). Sempre nel 1893, le prime gare di fondo nel Centro Europa: a Mürzzuschlag in Austria e a Jilemnice in Cecoslovacchia. Nel 1896 i russi organizzano i loro primi campionati a Mosca.

Intanto un po' ovunque in Italia erano sorti gli Sci Club che praticavano prevalentemente solo fondo, un po' di salto e di combinata nordica (fondo più salto). Questa prima tappa dello sviluppo del fondo si conclude nel 1910 con la costituzione della Commissione Internazionale dello Sci (I.S.C.), che aveva il compito di coordinare le gare e i regolamenti a livello internazionale, dopo che erano già state costituite le federazioni nazionali per lo sci in Cecoslovacchia (1903), Svizzera (1904), Germania e Austria (1905), Norvegia, Finlandia e Svezia (1908).

La seconda tappa dello sviluppo dello sci di fondo va dal 1910 al 1924, data delle prime Olimpiadi invernali, organizzate a Chamoníx, in Francia. Le Olimpiadi hanno avuto una gestazione difficile, poiché erano state create contro la volontà dei Paesi scandinavi che ritenevano che le gare famose come Holmenkollen, Lahti o Falun bastassero da sole per lo sviluppo internazionale del fondo e come raduno degli atleti di tutto il mondo.

In Italia il primo a sperimentare gli "ski" fu un prete, Francesco Negri di Ravenna, che attorno al 1663 si recò in Scandinavia. Bisogna aspettare il 1886 per avere notizie di un altro sciatore italiano, Edoardo Martinori di Roma. Costui, compiuta la traversata sciistica della Lapponia, si portò a casa un paio di sci  che donò alla Sezione del CAI di Roma. Questa, in seguito, li diede al Museo della Montagna di Torino. Dieci anni dopo, a Torino, l'ingegnere Adolfo Kind, uno svizzero innamorato delle montagne piemontesi, appassionato alpinista, introduceva "ufficialmente" lo sci in Italia. Letto il libro di Nansen, fece venire dalla Svizzera due paia di sci per provarli sulle nostre nevi. In questo mezzo di locomozione sulla neve aveva intuito la possibilità di estendere la pratica dell'alpinismo dalla stagione estiva a quella invernale. Dopo qualche esperimento nel parco del Valentino e in collina, in compagnia di qualche amico della nobiltà e dell'alta borghesia locale, alla piccola comitiva si aggregarono parecchi ufficiali dei reggimenti di Cavalleria e iniziarono le escursioni su montagne più impegnative.

Fu un bersagliere, il capitano Eugenio De Rossi, nell'estate dello stesso anno, visitando una Fiera a Ginevra, a pensare all'uso militare che si poteva fare di quelli che allora venivano chiamati "pattini da neve". Ne acquistò un paio, li provò al Cenisio e riuscì ad interessare le autorità militari, ma solo nell'inverno 1900-1901 l'effettiva sperimentazione fu attuata nell'ambito del 3° reggimento alpino per iniziativa del maggiore Oreste Zavattari. Il 21dicembre 1901 veniva fondato lo Ski Club Torino e nell'inverno 1905-1906 si inaugurava la prima stazione turistica di sport invernali di Sauze d'Oulx, in Val di Susa e fu qui che, in febbraio, venne invitato il campione norvegese  Harald Smith  per il primo corso di sci al quale parteciparono 15 soci, fra  cui 4 donne, e 15 ufficiali dei vari reggimenti alpini.

Le prime gare si disputarono nel 1898, quasi tutte riservate ai militari. Sorsero quindi gli Sci Club, iniziarono le prime gare. Nel marzo 1907, in Valsassina, in provincia di Lecco, il Concorso sciistico al quale partecipano i soci dello Sci Club Milano, della Sezione Sciatori della Società Escursionisti Milanesi (SEM) e dello Ski Club Torino. La gara più importante, corsa di 5 km "in salita e in discesa" viene vinta dal torinese Giuseppe Boido, che arriva secondo nel salto e vince anche la discesa. E' l'avvio ufficiale degli sport invernali e l'inverno successivo a Bardonecchia, dal 20 al 22 febbraio 1909, si svolge il primo campionato italiano. Il fondo si disputa su un anello di 10 km da ripetere due volte e il primo campione, con il tempo di 2h27'34", è Mario Corti dello Ski Club Torino, che si sarebbe imposto anche nella stagione successiva. Senza titolo in palio, nella stessa occasione si effettua anche una "gara di velocità per signorine": vince, in 5 minuti e mezzo, la torinese Cristina Solvetti (foto a lato).

Con il diffondersi di questo sport si rende necessaria la costituzione di un ente a livello nazionale che disciplini le società e l'attività sciistica. Il primo abbozzo federale si ha nel 1908 a Torino, ad opera di Kind, e dà vita all'Unione degli Ski-Club Italiani (Torino, Milano, Roma) alla quale aderiscono in seguito anche Genova e la SEM, ma l'Unione si scioglie, inspiegabilmente, dopo un paio d'anni. Il 23 novembre 1913 si costituisce invece a Milano la Federazione Italiana dello Ski, fondata dal tedesco Engelman. Ne fanno parte lo Ski Club Milano, la Società Escursionisti Milanesi, lo Ski Club Bergamo, la Società Escursionisti Lecchesi. Ma, a causa della guerra ormai imminente, anche questa federazione ha breve vita.

Finalmente nel 1920, per iniziativa di Aldo Bonacossa, che ne diviene presidente, viene fondata la Federazione Italiana dello Sci (FIS), con i rappresentanti di 17 Ski Club: è da questa data che dai documenti e dagli articoli di giornale i termini ski, skiare e sciatore scompaiono e vengono sostituiti da sci, sciare e sciatore. La FIS nel 1935 si trasformerà in Federazione Italiana Sport Invernali (FISI, dizione che conserva tuttora), dopo aver assorbito anche il bob, l'hockey e il pattinaggio su ghiaccio. Queste due ultime specialità si sono distaccate nel 1946, pur restando sotto il controllo della FISI.

Nel 1909 a Bardonecchía ha luogo la prima gara di salto in Italia e nello stesso anno si svolgono i primi campionati nazionali, limitatamente alle prove nordiche. Il primo campione, come si è detto, Mario Corti. Da allora lo sci dì fondo avrebbe avuto momenti alti e bassi, restando un fenomeno ristretto ai valligiani, che sono in pratica dei professionisti della neve, con i quali i fondisti di pianura, che sono invece  semplici "amatori", dilettanti iscritti a società cittadine, non sono in grado di competere. Nasce una diatriba cui si cerca di ovviare istituendo la categoria valligiani per i residenti ad una certa quota dove la neve, salvo situazioni anomale, c'è sempre, e cittadini per chi risiede invece a quote inferiori. Per iniziativa della Gazzetta dello Sport, per la quale allora il calcio non era certamente l'argomento di maggior peso, nel marzo 1915 viene organizzata la prima Adunata Nazionale Skiatori Alpigiani, quella che negli anni successivi sarebbe stata chiamata semplicemente Valligiani, gara a squadre per rappresentative di vallate alpine. Percorso di 30 km con 1000 metri di dislivello. In via eccezionale, data l'importanza della gara e le finalità patriottiche, con una deroga al regolamento, viene consentita la partecipazione anche a guide e portatori, per quanto considerati "professionisti". Alla gara di fondo, sul percorso Courmayeur, Entrèves, Val Veny (dove è ubicato il poligono di tiro), Val Ferret, Courmayeur, viene abbinata una prova di tiro per l'assegnazione della speciale medaglia d'oro del Re. Undici squadre al via, per un totale di 55 concorrenti, con netto successo di quella della Val Formazza (Benigno Ferrera - caposquadra - Giuseppe Ferrera, Sisto Imboden, Dionisio Matli, Efisio Matli), che precede di 14 minuti la formazione di Bardonecchia e di 18 quella della Valtournanche. Allenatore della Val Formazza è don Rocco Beltrami, che si può considerare il capostipite di quella serie di preti sportivissimi che avevano immediatamente intuito i grandi benefici che sarebbero potuti derivare alle popolazioni valligiane dalla diffusione dello sport dello sci.

Il 1° marzo 1915, sempre a Courmayeur, si disputano i campionati federali di fondo e di salto per le categorie dilettanti, valligiani e cittadini. Fra i valligiani si impone Emilio Ferrera dello Ski Club Formazza, fra i cittadini il tenente Guido Mancini del Battaglione Alpini Aosta, seguito da Giovanni Milesi della SEM Milano e dal barone Carlo Fianchetti.

I campionati assoluti si effettuano invece in Valsassina, a fine marzo, organizzati alla SEL di Lecco e il titolo del fondo va a Benigno Imboden davanti al consocio Giuseppe Ferrera e al lecchese Nino Castelli, che vince la combinata fondo-salto. Ma la guerra è ormai alle porte e gli sciatori italiani saranno chiamati a vestire la divisa nei reparti alpini che combatteranno la loro guerra, a oltre 3000 metri di altitudine, sui ghiacciai che vanno dallo Stelvio all'Adamello. Le gare sarebbero riprese solo nel 1920 a S. Cristina in Valgardena, da poco acquisita alla sovranità italiana. Il 19 febbraio con il primo campionato italiano universitario su tre prove (corsa sui 15 km, "stile" in discesa, tenendo in considerazione il tempo impiegato, la tecnica usata e la sicurezza dimostrata, e salto, classifica esclusivamente in base alla distanza raggiunta). Dominio del Politecnico di Milano che piazza, nell'ordine, Giulio Apollonio, Ernesto Danioni e un Sala di cui non si sa il nome). Tre giorni dopo ha luogo la Valligiani, che viene nuovamente vinta con schiacciante superiorità dalla Val Formazza davanti a Cortina d'Ampezzo e alla Valtournanche.

E' da questo momento che lo sci agonistico inizia il decollo diventando un'attività sportiva che, per quanto riguarda lo sci alpino, comincia a muovere interessi di pubblico e di mercato. Per quanto riguarda invece il fondo in particolare e lo sci nordico in generale, malgrado campionati italiani (dal 1920), Olimpiadi (dal 1924) e Mondiali (dal 1925)si susseguano, non riesce a far presa sul pubblico, se non nelle vallate dove viene praticato. La massa comincia ad interessarsene solo nel 1968, dopo la vittoria olimpica di Franco Nones nella 30 km (anche se questo exploit era stato preceduto da significativi piazzamenti prima e dopo la guerra ai Campionati mondiali e alle Olimpiadi). Diventerà un fatto "di moda" e di costume dopo la prima Marcialonga (1971): il boom del fondo, a livello di massa e di mercato, è nato infatti con la Marcialonga.

Ti potrebbero interessare anche: