| 28 luglio 2016, 07:38

Greta Laurent non ha dubbi: "Oggi ci prendiamo le critiche, ma dimostreremo il nostro valore"

La fondista si è raccontata: "All'esordio in Coppa del Mondo mi sentivo quasi fuori luogo, ma mi sono adattata velocemente; nelle gare devo imparare a gestirmi meglio; sono contenta per come siamo partite in questa stagione"

Greta Laurent (foto presa dalla sua pagina facebook)

Greta Laurent (foto presa dalla sua pagina facebook)

Nelle ultime stagioni lo sci di fondo femminile è stato molto criticato dagli addetti ai lavori per l’assenza di risultati di rilievo. A volte però queste critiche non hanno tenuto conto della carta d’identità delle ragazze che compongono la squadra femminile, formata da giovani che hanno bisogno di fare esperienza, di subire sconfitte, di conoscersi e capire i propri errori. Purtroppo l’assenza di una campionessa in grado di vincere gare, non ha permesso a questo gruppo di crescere con tranquillità. Una di queste ragazze è Greta Laurent, non soltanto la fidanzata del campione del mondo sprint Federico Pellegrino, ma soprattutto una delle promesse del fondo femminile italiano. Cresciuta in Valle d’Aosta, nella sua Gressoney, ma nata a Ivrea, ha il sangue metà valdostano e metà piemontese, perché se il suo cognome è tipicamente valdostano, la mamma è invece torinese. Conosciamola meglio attraverso questa intervista.  

Ciao Greta e grazie per l’intervista: cosa ti ha spinto da bambina a scegliere lo sci di fondo?
«Fino all’età di dieci anni mi ero divisa su tre sport: sci di fondo, sci alpino e ginnastica artistica. A spingermi verso questa disciplina sono state le amicizie, perché il gruppo che si era creato nello sci di fondo, che comprendeva tra gli altri anche De Fabiani, era bellissimo, ci divertivamo ogni volta che andavamo a fare le gare. Se tornassi indietro nel tempo confermerei questa scelta, perché ritengo lo sci di fondo più bello rispetto alla discesa, perché mi piace faticare».  

Quali risultati hai ottenuto a livello giovanile?
«Nel primo anno “ragazze” ho vinto la medaglia in staffetta ai Campionati italiani, poi nelle categorie “aspiranti” e “juniores” ho sempre vinto le medaglie individuali. Nel periodo da juniores, quando ho capito che c’era la possibilità di entrare nei Gruppi Sportivi e che continuare a fare questo sport era ciò che volevo, ho compreso che potevo trasformare la mia passione in lavoro. Nell’ultimo anno da Juniores sono entrata nelle Fiamme Gialle e quindi sono arrivata in Coppa del Mondo».

Hai avuto difficoltà nel conciliare lo sport con la scuola?
«A Gressoney per andare alle superiori dovevo scendere la valle, così prendevo il pullman alle 6 del mattino e tornavo alle 3 del pomeriggio, andando subito ad allenarmi. Tornavo a casa alle 17,30 e spesso studiavo a fatica perché ero molto affaticata. Così dopo tre anni di scuola, sono passata a quella privata per gli ultimi due, anche perché non tutti i professori mi venivano incontro. Conciliare scuola e sci non è facile per niente, anche se alcuni miei compagni ci sono riusciti».    

Com’è stato il primo impatto con la Coppa del Mondo?
«Mi ricordo la prima gara a Dusseldorf, dove trovai un ambiente totalmente diverso rispetto alla Coppa Europa e le nazionali giovanili. Mi sentivo quasi fuori luogo con quelle tribune enormi intorno a me, guardavo tutto e tutti. Ricordo che quando vidi la Bjoergen non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso perché l’avevo vista solo in tv. Per fortuna ho avuto vicino a me persone che mi hanno aiutato, spiegandomi come dovevo comportarmi e invitandomi a partire senza paura. Così mi sono adattata velocemente».  

Ancora giovanissima sei stata anche convocata alle Olimpiadi di Sochi. Che tipo di esperienza è stata per te?
«Per me l’obiettivo principale era quello di partecipare ai Giochi, già da quando avevamo cominciato a prepararci all’inizio della stagione. Sapevo che ero giovane e non era scontato, così quando mi hanno detto che sarei salita sull’aereo per Sochi ero felice. Sono partita concentrandomi ovviamente sulla gara, ma anche con la voglia di godermi il contorno, così ho deciso di partecipare alla cerimonia d’apertura anche se avevo le gare tre giorni dopo. Sono rimasta solo per metà cerimonia, ma questo è bastato per regalarmi tante emozioni. È stata un’esperienza importante, che mi aiuterà in futuro, quando avrò altre occasioni di partecipare alle Olimpiadi».  

Qual è la gara che ricordi con maggior piacere?
«Il mio miglior risultato, l’undicesimo posto nel Tour de Ski. Il giorno prima nella sprint ero andata molto male, così sono rimasta sorpresa per quel risultato inaspettato».  

Nonostante siate una squadra molto giovane, tu e le tue compagne state subendo molte critiche perché nelle ultime stagioni non sono arrivati risultati di rilievo. Ti danno fastidio?
«Ci siamo trovate senza un punto di riferimento, l’atleta in grado di vincere. Le altre nazioni hanno tutte una leader da seguire, mentre noi ci siamo trovate sole e questo complica le cose. Stiamo crescendo un passo alla volta e nella passata stagione Virginia (De Martin ndr) ha ottenuto dei buoni risultati. Magari potrebbe diventare proprio lei il nostro punto di riferimento. Due stagioni fa abbiamo faticato tanto, nessuna di noi ha reso come speravamo. Quest’anno però siamo contente per come siamo partite, siamo un bel gruppo e ci troviamo molto bene con il nuovo allenatore. Stiamo lavorando bene come abbiamo sempre fatto e siamo molto determinate. Ci stiamo prendendo qualche critica, ma abbiamo imparato a non dargli troppo peso altrimenti saremmo lì a discutere e replicare per niente. Noi sappiamo che ogni giorno diamo sempre tutto, non sempre è facile ottenere risultati positivi, così ci prendiamo le critiche sperando presto di far vedere loro che valiamo qualcosa».  

Dove ti senti più forte e dove invece ritieni di dover migliorare?
«Ovviamente la mia dote migliore è lo sprint, mentre devo migliorare nella resistenza e nella tecnica. Ci sto lavorando molto con il nuovo allenatore e spero di riuscire a migliorare già in questa stagione. Quando a maggio è iniziata la preparazione, insieme all’allenatore abbiamo deciso di focalizzarci su tutta la stagione e di gestire in modo diverso le gare sprint. Nel giro veloce vado bene e riesco sempre a qualificarmi alle batterie. Lì però vado in difficoltà, perché cerco sempre di arrivare tra le prime due per qualificarmi, così finisce che mi gestisco male e crollo. Invece devo ragionare sul fatto che arrivando terza o quarta riuscirei comunque a entrare sempre nelle venti. Ecco l’obiettivo è proprio questo: iniziare intanto a entrare nelle venti, migliorando così i risultati della passata stagione e dando il via a un percorso di crescita».  

La vittoria di Federico Pellegrino nella Coppa del Mondo sprint è stata un'emozione anche per te?
«Si, sono molto contenta per lui perché da tre anni inseguiva questo obiettivo. Ha iniziato la stagione con la voglia di riconfermarsi, senza pensare alla vittoria della Coppa del Mondo di specialità, ma dopo i quattro successi consecutivi tra dicembre e gennaio ha iniziato a crederci, così abbiamo parlato spesso di questo traguardo. A febbraio sono però arrivati dei risultati negativi, ma poi è partito per il Canada con una settimana d’anticipo per prendersi la coppa e ci è riuscito. Sono felice».  

 

 

Giorgio Capodaglio

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