Biathlon | 11 agosto 2016, 07:30

Karin Oberhofer: "Amo il biathlon, perché come nella vita non si sa mai come va a finire"

L'atleta azzurra ha parlato anche dei suoi obiettivi in vista della prossima stagione e della staffetta: "Voglio tornare ai livelli di due anni fa e piazzarmi spesso nei dieci; la staffetta? Siamo molto competitive, ma a Hochfilzen dovremo essere tutte in giornata"

Karin Oberhofer (foto dal sito dell'atleta www.karinoberhofer.com)

Karin Oberhofer (foto dal sito dell'atleta www.karinoberhofer.com)

Da molti anni è una delle atlete più stimate dai tifosi, non soltanto per i suoi ottimi risultati, ma anche per il modo con cui in maniera quasi familiare comunica con i suoi fan sia attraverso il suo sito web, nel quale ama aprirsi e parlare di se stessa, sia attraverso la propria pagina facebook. Karin Oberhofer è però anche e soprattutto una delle migliori biatlete che l’Italia abbia mai avuto per continuità di risultati e per quel bronzo olimpico conquistato nella staffetta mista a Soci insieme a Dominik Windisch, Lukas Hofer e Dorothea Wierer, che l’ha inserita per sempre nella storia di questo sport, insieme ai quattro staffettisti di Calgary, che prima di Soci erano gli unici ad aver compiuto questa impresa per l'Italia. L’abbiamo intervistata per conoscerla meglio, scoprendo una ragazza che mette la passione per questo sport anche al di sopra dei risultati.  

Ciao Karin e grazie per la disponibilità. Come è nata la tua passione per il biathlon?
«Ho cominciato con lo sci di fondo, che era uno degli sport praticati da mio papà (ha preso parte a cinque Paralimpiadi, di cui tre nello sci di fondo e due nell’atletica ndr), poi ho visto il biathlon, mi è subito piaciuto e ho iniziato a praticarlo nella Scuola Sportiva di Malles, perché a casa mia non c’era né la neve né il poligono. Amo questo sport, perché praticandolo non ti annoi mai, anche in allenamento. Ogni giorno infatti si fa uno sport diverso: bici, corsa, camminata, skiroll e poi al poligono non si smette mai di imparare. È una disciplina che ti insegna a non mollare mai, è sempre divertente, anche perché non si sa mai come va a finire, un po’ come nella vita, nella quale devi sempre combattere e dare il massimo. Inoltre ci sono tanti alti e bassi e anche in questo il biathlon può essere paragonato alla vita».             

Quanto è difficile sparare in gara rispetto agli allenamenti?
«Molto più difficile, non tanto perché si arriva allo sparo dopo chilometri di sci di fondo, visto che comunque ci alleniamo tutto l’anno proprio per quello, ma per il lato mentale. Bisogna essere bravi a restare concentrarti, non farsi influenzare dall’andamento della gara e non permettere che nella testa si infilino dei pensieri, altrimenti questi portano all’errore. Bisogna evitare di sentire troppo la pressione, così si è più precisi».  

Quali difficoltà hai trovato prima di arrivare in Coppa del Mondo?
«Ho iniziato ad amare immediatamente questo sport, così ho combattuto duramente per riuscire ad andare avanti. Prima di entrare nel Centro Sportivo Esercito non avevo alcun sostegno economico, ma non ho mai mollato per la forte passione che ho sempre avuto per il biathlon e devo ringraziare i miei genitori che mi hanno aiutata sostenendomi economicamente. Poi sono entrata nell’Esercito e così il biathlon, che è la mia passione, è diventato una professione. Non potevo augurarmi di meglio».  

Quando sei arrivata in Coppa del Mondo, quale effetto ti ha fatto gareggiare davanti a tanta gente?
«È qualcosa di bellissimo, in modo particolare le gare casalinghe sono quelle più emozionanti ma anche difficili, perché vengono a vederti parenti e amici. È fantastico avere tanti spettatori e tifosi attorno, ma quando sei in gara non puoi fermarti a guardare il pubblico, devi mantenere la concentrazione e fare del tuo meglio».  

In Coppa del Mondo hai presto ottenuto degli ottimi risultati e il tuo primo podio è arrivato in staffetta già nel 2010.
«Non avrei mai sognato di arrivare ai risultati che ho ottenuto, da quelli nei campionati italiani ai podi in Coppa del Mondo. Sono tutte esperienze stupende, come lo è anche un quarto posto alle Olimpiadi, che per molti equivale a una sconfitta, ma secondo me è in realtà un bellissimo risultato perché sono soltanto in tre a salire sul podio e giungere quarti significa aver disputato una grande gara, una cosa che non riesce a tutti».  

Alle Olimpiadi però sei anche salita sul podio insieme a Dorothea Wierer, Dominik Windisch e Lukas Hofer. È stata una forte emozione?
«In quel momento sono stata molto felice anche se non mi sono resa bene conto di cosa abbiamo fatto fatto. La medaglia olimpica è qualcosa di speciale ed è anche molto pesante. Devo ammettere però che sono soprattutto gli altri che mi ricordano i risultati che ho ottenuto, perché non ci penso mai troppo, anche se ovviamente mi piace vincere, ma la cosa che più amo è prendere gli sci e la carabina, sciare e sparare nel modo migliore. Certo, ottenere dei risultati nelle staffette mi dà una soddisfazione particolare, perché al termine della gara si festeggia tutti insieme. In questa stagione con le ragazze abbiamo vinto a Hochflizen e dopo la gara abbiamo festeggiato moltissimo. In particolare io e Federica (Sanfilippo ndr) che siamo praticamente vicine di casa, siamo ripartite insieme in macchina e ci siamo godute il successo durante tutto il viaggio e una volta arrivate nella nostra valle abbiamo fatto festa ed è stato bellissimo, perché abbiamo potuto farlo insieme, avevamo vinto entrambe. Insomma è qualcosa di più bello rispetto al successo individuale».  

Si può dire che la tua stagione migliore sia stata il 2014/15?
«Certamente, in quella stagione sono stata molto costante, che è quello che mi auguro sempre. Siamo in tante lì davanti e io sono sempre migliorata, una cosa che mi ha portato quell’anno a essere costantemente nelle prime dieci posizioni. Ovviamente più si va bene e più si crea pressione, una cosa alla quale bisogna stare sempre molto attenti».                                                                                               

Come giudichi tua ultima stagione?
«Mi piace sempre crescere e migliorare. Negli anni precedenti mi sono un po’ viziata, dal momento che sono sempre riuscita a ottenere risultati migliori anno dopo anno. Invece nell’ultima stagione ho fatto maggiore fatica e per questo motivo sono un po’ delusa».  

Qual è l’obiettivo per la prossima stagione?
«Voglio tornare ai livelli del 2015 e piazzarmi spesso nelle prime dieci posizioni. Ho avuto una stagione negativa, ma io non mollo e cercherò di migliorare ancora. Lo so, non è semplice perché le avversarie sono molte e agguerrite, ma io ci proverò, darò il massimo».  

La staffetta può ottenere il podio ai prossimi Mondiali?
«Ce l’auguriamo, siamo molto competitive e brave, ma ovviamente ci vuole anche un po’ di fortuna perché per riuscirci dovremmo essere tutte al massimo nella stessa giornata. Stiamo lavorando e sudando moltissimo in questa fase estiva proprio per questo».  

Un’ultima cosa: hai un contatto continuo e quasi familiare con i tuoi fan; come mai?
«Per me i tifosi sono molto importanti, perché mi supportano tutto l’anno. Ovviamente, dall'altra parte, loro vogliono sempre avere notizie, così per comunicare con loro e dargli informazioni nel corso di tutta la stagione utilizzo il mio sito (www.karinoberhofer.com/it/ ndr) e la pagina facebook, nella quale ultimamente ho anche organizzato un concorso a premi al quale hanno partecipato in moltissimi, una cosa che mi ha decisamente sorpreso. Ovviamente però ho anche il mio lato privato e la mia vita che voglio proteggere, pure se sono diventata un personaggio pubblico».

 

Giorgio Capodaglio

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