Sci alpinismo | 19 ottobre 2016, 07:28

Il re delle sprint di sci alpinismo, Robert Antonioli: "La concorrenza è sempre più agguerrita"

L'atleta dell'Esercito si è raccontato a Fondoitalia: "Le prime vittorie mi hanno portato ad allenarmi sempre più duramente; da due anni arrivo secondo nella classifica di Coppa del Mondo Generale e sto lavorando per arrivare in cima al podio; i giovani si stanno specializzando nella sprint"

Il re delle sprint di sci alpinismo, Robert Antonioli: "La concorrenza è sempre più agguerrita"

Per il secondo hanno consecutivo è arrivato secondo nella classifica generale di Coppa del Mondo, finendo questa volta dietro al suo amico Michele Boscacci, dopo aver chiuso l’anno precedente alle spalle di Damiano Lenzi. Robert Antonioli è sempre lì, ha una continuità di risultati impressionante, è indiscutibilmente il miglior alpinista nelle gare sprint (ancora una volta ha vinto la classifica di disciplina), anche se ora deve vedersela con tanti giovani agguerriti e si allena molto duramente per realizzare il sogno di vincere la Coppa del Mondo, guardando anche alla prospettiva olimpica, che dovrebbe trasformarsi in realtà tra sei lunghi anni. L’abbiamo intervistato facendoci raccontare la sua storia, la sua passione per l’alpinismo e la competizione, lasciandoci trasportare da lui in questo splendido mondo che è quello della Coppa del Mondo di sci alpinismo.

Ciao Robert, sei già tornato sulla neve in preparazione della nuova stagione. Com’è stato il primo impatto?
«Si, mi sono già messo in movimento per la stagione invernale, facendo le prime sciate sul ghiacciaio allo Stelvio e al Centro di Addestramento Alpini di Courmayeur. Ovviamente all’inizio le prime sciate sono sempre un po’ imbarazzanti, perché non si ha ancora ripreso confidenza con l’attrezzo e si è sempre impacciati nei primi movimenti. Ma presto tutto tornerà come prima».

Il tuo collega Michele Boscacci ci raccontava che in estate ognuno di voi utilizza un allenamento diverso per mantenere la forma. Tu cosa fai?
«Preferisco allenarmi sugli skiroll, in quanto mi sembra uno sport molto completo e nel gesto è anche più vicino a quello che faccio, essendo propedeutico allo sci di fondo. Vero, magari si fanno meno ore di allenamento, rispetto a mountain bike o corsa, ma si usano più muscoli. Per il resto, mi piace anche fare camminate in montagna e alpinismo, che trovo utile non tanto a livello cardiaco, ma muscolare. In generale si fa un po’ di tutto, dalla corsa allo skiroll, dalla bici normale alla mountain bike. Il bello è che, per rafforzare nell’insieme la muscolatura, possiamo fare tanto sport all’aria aperta e non in palestra».

Torniamo indietro nel tempo: com’è nata la tua passione per lo sci alpinismo?
«Dove sono nato io, se non vai a sciare non sei nessuno, è difficile fare altri sport. Io ho cominciato con il fondo, ma da piccolino non mi andava di fare fatica, così sono passato alla discesa, specialità nella quale ho visto presto che non brillavo. Inoltre avevo un’altra difficoltà, perché dovevo fare 40km per allenarmi, così finiva che non facevo in tempo ad arrivare prima che chiudessero le piste. A quel punto ho visto che alcuni soci dello sci club a cui ero iscritto, lo Sci Club Alta Valettina, facevano sci alpinismo, che mi piaceva e costava molto meno rispetto alla discesa. Insomma mi piaceva come sport, costava poco e anche mio papà l’aveva fatto, partecipando anche ad alcune gare, pure se non al livello altissimo del papà di Michele (Boscacci ndr). Ho iniziato quindi girando con lui e ho fatto le prime uscite con un materiale non da professionista, poi lo sci club mi ha dato una mano, fornendomi la struttura da gara e così è iniziata l’avventura»

Insomma non volevi fare fatica e alla fine hai scelto lo sci alpinismo?
«Infatti mi chiedo come mai (ride ndr), ma sai, quando si è piccoli, si cede spesso alla tentazione di fare meno fatica, anzi a volte anche quando facevo discesa, mi piaceva restare a casa per guardare i cartoni animati. Ma dopo una certa età le cose cambiamo, ho cominciato a sentirmi appagato dalla fatica di fare lo sci alpinismo e lo sono tutt’ora».

Quando hai iniziato a praticare questa disciplina a livello agonistico, ti aspettavi che sarebbe poi diventata il tuo lavoro?
«Quando ho cominciato non pensavo certo di arrivare a certi livelli ed entrare addirittura in nazionale. Fin dall’inizio, però, sono riuscito ad andare bene, ho cominciato subito a vincere e più vincevo, più mi allenavo duramente. L’Esercito ha iniziato ad arruolare i primi sci alpinisti, io già mi portavo a casa i primi soldini grazie ad alcune vittorie, così ho intravisto presto la prospettiva di lavoro, ho capito che si andava verso qualcosa di costruttivo per il mio futuro. Facevo dei sacrifici, ma allo stesso tempo ero consapevole che quella che era la mia passione sarebbe potuta diventare il mio lavoro e così è stato. Sono fortunato, perché molte persone che hanno una passione del genere sono costrette ad abbandonare, perché non hanno uno sbocco lavorativo e devono fare altro».

Nell’ultima stagione hai vinto la coppa del mondo nella specialità sprint, ma sei arrivato ancora una volta secondo in quella generale. Sei soddisfatto per il risultato raggiunto? Arriverà prima o poi questo trionfo?
«Ormai sono anni che giro attorno allo Coppa del Mondo generale, ma non riesco a vincerla. Sono contento per l’ultima stagione, perché ho fatto molto bene e vinto ancora una volta la Coppa del Mondo Sprint, anche se la concorrenza è più agguerrita. Però si può fare sempre meglio e io sto lavorando perché voglio arrivare in cima al podio sempre, nonostante ci siano tanti giovani molto forti. Nella prossima stagione spero di portare a casa la Coppa del Mondo Generale e se non dovesse arrivare quella, sarei felice di impormi in quella Individuale che è l’essenza dello sci alpinismo. Alla fine gli obiettivi sono sempre quelli: vincere la Coppa del Mondo generale o di specialità, più le grandi classiche come Mezzalama, Altitoy-Ternua e altre gare».

Sei il più forte nelle gare sprint. Qual è il segreto per essere competitivi in questa specialità?
«Secondo me bisogna crederci un po’, molti non considerano questa specialità come sci alpinismo, quando in realtà ne è il suo riassunto. Non so come ho fatto a specializzarmi, ma ho visto che andavo bene già quando ero junior, perché sono sempre stato molto veloce nel fare i cambi d’assetto e quindi spendendo poca forza riuscivo a primeggiare. Oggi, però, svolgo un allenamento specifico per questa disciplina, perché a differenza di quanto credano alcuni, riuscire a fare un cambio veloce può farti vincere una gara. Nel corso della settimana quindi, dedico del tempo anche nel provare il cambio d’assetto, per far si che diventi un gesto automatizzato. Mi sono accorto che in salita spesso è difficile recuperare del tempo, ma al cambio si può guadagnare moltissimo e molte gare le ho vinte proprio lì. Oggi però molti giovani hanno compreso questo e stanno migliorando anche in questa fase della gara».

Lo sci alpinismo diventerà disciplina olimpica e la gara sprint molto probabilmente sarà protagonista perché più televisiva.
«Infatti i giovani ora ci credono e si stanno specializzando nelle sprint, perché lo sci alpinismo, soprattutto alle Olimpiadi, punterà molto su questa tipologia di gara e una medaglia fa sempre gola. Sono gare sempre più toste, difficili da vincere».

A proposito, nel 2022, quando lo Sci Alpinismo dovrebbe esordire ai Giochi, avrai 32 anni. Sarai protagonista?
«Non lo so, tra sei anni potrei ancora farcela e molto dipenderà da me. Diciamo che ho tante cose da migliorare ancora, sia nell’allenamento sia nell’alimentazione, quindi posso sperarci. Sicuramente se non ci andrò io come atleta, spero che almeno ci vada il mio sport, perché lo merita per quanto è stupendo».

A proposito di giovani: quali sono i più pericolosi?
«Su tutti il tedesco Anton Palzer, che promette molto bene ed è forte in ogni specialità. Secondo me è il miglior atleta che gira nel circuito e lo scorso anno è arrivato terzo nella classifica generale nonostante fosse ancora “espoir” e non “senior”. Insomma questo ragazzo già vince gare di Coppa del Mondo, è davvero pericoloso. Antenzione anche allo svizzero Remi Bonnet, che va fortissimo».

Lo scorso anno sei arrivato secondo dietro a Michele Boscacci, che conosci da sempre. È stato particolare sfidarti con lui?
«In realtà è una bella sensazione, perché quando siamo in giro per fare le gare siamo sempre in camera insieme dal momento che ci conosciamo da tempo. Però quando in gara riesco a mettermelo dietro sono contento. La cosa bella è che ci conosciamo al punto, che posso anche gestirmi meglio quando mi trovo a gareggiare con lui, perché conosco le nostre caratteristiche, quindi so dove andrà forte lui e dove potrò farlo io. Insomma è una sorta di confronto diretto, posso visualizzare la gara in maniera diversa».

Il fatto che questo sport diventerà olimpico potrebbe portare alcune nazioni a investirci molto. Non temi l’aumento della concorrenza?
«No, anzi è vero il contrario, perché da atleta preferirei che il livello del nostro sport crescesse moltissimo e diventasse come il fondo, dove il podio se lo giocano in venti e non in cinque come accade oggi da noi. Sarebbe più bello vedere un numero più alto di persone sui campi di gara e vincere sicuramente diventerebbe ancora più appagante. Per quanto riguarda l’Italia, credo che non dobbiamo temere le altre nazioni, perché siamo messi molto bene. In molte regioni d’Italia, infatti, gli sci club stanno cercando di portare i giovani a praticare questo sport e ciò farà crescere tutto il movimento nel nostro paese, dove è in corso un cambio generazionale».

Giorgio Capodaglio

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