| 24 gennaio 2017, 08:29

Stefania Belmondo elogia gli atleti statunitensi: "Hanno un bel modo di essere"

La campionessa cuneese ha commentato le gare di Ulricehamn: "Jessica Diggins mi piace particolarmente, perché è giovane, viene da lontano e oltre alla fatica dell'allenamento, ha anche la lontananza da casa; complimenti a Ilaria Debertolis, migliora gara dopo gara; i ragazzi nella staffetta sono stati molto bravi"

Stefania Belmondo elogia gli atleti statunitensi: "Hanno un bel modo di essere"

Il wekeend di Ulricehamn ha incoronato Marit Bjoergen e Alex Harvey, oltre alle due staffette norvegesi. L’Italia ha avuto ottime indicazioni da Ilaria Debertolis, che ormai non è più una sorpresa, e dalla staffetta maschile sorprendentemente quinta. Tutti questi argomenti sono stati affrontati da Stefania Belmondo, che ha commentato per noi quanto accaduto a Ulricehamn.

Ciao Stefania. Quali sono stati secondo te i protagonisti del weekend?
«Quella femminile è stata la gara di Marit Bjoergen, ma questa non è una novità, perché lei è una grandissima campionessa. Mi è piaciuta molto anche Jessica Diggins, perché è andata molto bene sia nella 10km che nella staffetta, è riuscita a tenere il passo delle altre, quando lei è un’atleta adatta alla 5km. Tra gli uomini sono stati protagonisti come sempre i norvegesi, ma sono stata particolarmente contenta per la vittoria di Harvey, un atleta che nel corso degli anni è cresciuto molto. Ha anche un bel modo di sciare, mi piace».

Si nota che stimi particolarmente Jessica Diggins.
«Si, perché è un’atleta giovane che viene da un paese lontano dall’Europa. Lei e i suoi compagni di squadra fanno mille sacrifici, perché oltre a sudare come gli altri in allenamento, sono anche migliaia di chilometri lontano da casa. Eppure sono sempre allegri, hanno proprio un bel modo di essere».

Per quanto riguarda Marit Bjoergen, sembra aver pagato la sua scelta di non partecipare al Tour de Ski.
«Sicuramente. Lei ha dimostrato di andare forte e ha fatto questa scelta di non fare il Tour per prepararsi meglio al Mondiale, che è il suo reale obiettivo. Secondo me ha fatto bene, perché è appena rientrata dopo un lungo stop e probabilmente non ha nelle gambe l’allenamento delle altre, insomma non è detto che avrebbe retto la stagione completa».

Per l’Italia è arrivata la conferma di Ilaria Debertolis.
«Sono contenta perché sta dimostrando di essere in grande condizione e riesce a migliorare sempre gara dopo gara. È sempre bello quando ci sono atlete italiane che vanno forte come sta facendo lei».

Strano weekend, invece, per i ragazzi: nessuno nei trenta il sabato, poi il bellissimo quinto posto nella staffetta di domenica.
«Domenica sono stati veramente bravi e hanno ribaltato il risultato del giorno prima. La pista della 15 chilometri era molto dura, perché c’era una salita lunghissima da ripetere tre volte, che era molto selettiva. Nella staffetta hanno dimostrato di essere all’altezza dei primi. Una cosa che fa ben sperare per i Mondiali, dove spero che arrivino in forma».

Francesco De Fabiani non è ancora al meglio della condizione e ha affermato che non sa mai cosa aspettarsi, perché un giorno sta bene e quello successivo la gamba non va. Ti è mai capitato?
«Non puoi immaginare quante volte. La cosa più brutta, poi, è che dopo tanti anni noi atleti come abbiamo una grande sensibilità con i materiali, iniziamo ad averla anche con il nostro corpo. Io per esempio, dopo la sveglia e la corsa mattutina nel giorno della gara, capivo già come sarei andata. Insomma c’erano delle mattine in cui mi sentivo proprio giù e non capivo nemmeno perché. Non puoi però farti demoralizzare da questo, perché devi comunque scendere in pista e lottare anche quando la condizione non c’è. Però è proprio brutto, perché certi giorni anche se provi a dare il massimo sai già che le cose non andranno bene, che soffrirai di più per raccogliere meno rispetto ad altre volte. Però purtroppo può succedere, non tutte le ciambelle vengono col buco».

Un’ultima considerazione sul pubblico accorso a seguire le gare ad Ulricehamn.
«Ho sentito parlare addirittura di settantamila paganti e i bambini fino a 15 anni nemmeno pagavano. È stata una grande emozione per gli atleti. Io l’ho provata nel 1989 a Lahti, in occasione dei miei primi mondiali. Allora non ero ancora una big, eppure c’era la gente a bordopista che urlava e mi spingeva su. Questo è bellissimo, una cosa molto positiva per noi atleti»

Giorgio Capodaglio

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