Biathlon - 21 marzo 2017, 06:57

RAGAZZO D'ARGENTO, Cedric Christille: "Questa medaglia è un punto di partenza"

Il valdostano è una delle grandi promesse del biathlon italiano: "Se oggi sono a questo punto, significa che ho possibilità di arrivare un giorno in Coppa del Mondo, ma dovrò lavorare sempre con il massimo impegno e con tanta passione, restando con i piedi per terra"

RAGAZZO D'ARGENTO, Cedric Christille: "Questa medaglia è un punto di partenza"

Diciannove anni ancora da compiere, da Brusson in Valle d’Aosta, Cedric Christille è una delle grandi speranze del biathlon italiano maschile. Il giovane valdostano sta vivendo un anno bellissimo, si è da poco arruolato nelle Fiamme Gialle e nel recente Mondiale Giovanile a Brezno ha vinto un prezioso argento, ma ha anche raccolto due quarti posti che sono altrettanto importanti, in quanto dimostrano la sua grande continuità. L’abbiamo contattato per conoscerlo meglio, scoprendo un ragazzo simpaticissimo, in grado di trasmette il suo buonumore a chi lo circonda, ma anche molto determinato nel raggiungere i suoi obiettivi.

Ciao Cedric e complimenti per come sono andate le cose nel Mondiale di Brezno. Ti aspettavi di tornare a casa con una medaglia al collo?
«È stato sicuramente molto bello tornare a casa con una medaglia d’argento. Per me è stata del tutto inaspettata, perché erano i miei primi Mondiali Giovanili ed ero anche un anno più giovane rispetto a molti dei miei avversari. Inoltre avevo raggiunto la Slovacchia senza conoscere il valore degli altri concorrenti, quindi posso dire che tutto si è concluso nel migliore dei modi. Il livello era sicuramente alto e per arrivare sul podio bisognava andare forte sugli sci, sparare veloce e bene. Ci sono riuscito, perché abbiamo lavorato bene per tutta la stagione, ci siamo preparati nel migliore dei modi».

Anche perché, medaglia a parte, sono arrivati pure i quarti posti delle altre gare, che hanno dimostrato la tua continuità.
«Essere così continuo mi ha dato una grande soddisfazione, perché dietro c’è il lavoro che abbiamo fatto da maggio in poi. Non accade così spesso di arrivare in una condizione di forma tanto buona all’appuntamento più importante della stagione. Tutto è andato per il meglio».

Questo argento ti dà una maggiore fiducia per il futuro della tua carriera?
«Si, perché queste medaglie non si vincono tutti i giorni ed è importante per me aver iniziato a farlo così giovane. Se oggi sono a questo punto, pensando al fatto che anche Wierer, Windisch e Hofer hanno vinto medaglie a livello giovanile, significa che ho la possibilità un giorno di arrivare lì dove sono loro, ma per riuscirci dovrò continuare a lavorare con la passione che ho ora e soprattutto sempre con il massimo impegno. Questo argento, quindi, rappresenta un punto di partenza importante, mi prendo il buono di questa esperienza, lo memorizzo e continuo a lavorare così».

In questa stagione arrivato anche l’arruolamento nelle Fiamme Gialle.
«È stato importantissimo per me e ringrazio il Gruppo Sportivo per questa possibilità. L’aiuto delle Fiamme Gialle è decisivo sia dal punto di vista economico, perché il biathlon ha le sue spese e mantenersi non è facile, sia da quello tecnico, perché Michela Ponza come allenatrice mi sta insegnando molto».

Qual è il tuo punto di forza e dove devi migliorare?

«Il mio punto di forza è la determinazione, sono uno che non molla mai, fino a quando non è morto. Vado sempre a tutta, senza paura, fino al traguardo. Devo migliorare nella costanza, perché nel corso della stagione ho troppi alti e bassi al tiro, come si è visto nei recenti Campionati Italiani Giovanili».

Tornando indietro nel tempo: come hai cominciato a praticare il biathlon?
«Come molti ragazzi di Brusson ho iniziato con il fondo, fino a quando l’allenatore del mio sci club, Gianni Gens, mi ha messo su questa strada facendomi provare il tiro. Mi sono appassionato, così per un po’ di tempo ho praticato entrambi gli sport. Due anni fa ho poi fatto una scelta, optando per il biathlon, perché mi diverte di più, è molto più imprevedibile e spettacolare. Un giorno puoi vincere e quello successivo arrivare trentesimo senza neanche accorgetene. Grazie al poligono è uno sport più esaltante da guardare, perché raccoglie due discipline in una: fondo e tiro. La fortuna di aver fatto per tanto tempo fondo, però, mi aiuta oggi a essere molto veloce sugli sci, una cosa che rappresenta un grande vantaggio».

È difficile restare concentrati al poligono, soprattutto quando stai sparando e un altro concorrente arriva nella piazzola accanto alla tua?
«Sicuramente l’avversario un po’ ti distrae, ma noi lavoriamo molto sulla concentrazione, impariamo a chiuderci nella nostra bolla e pensare soltanto al nostro lavoro».

Come riesci a conciliare lo studio con il biathlon, che raccogliendo due sport in uno richiede tante ore di allenamento?
«Per fortuna la maggior parte delle ore di allenamento pesante si fa in estate, quando tendo a caricare molto e non ho scuola. Da settembre in poi devo mettere insieme tutte e due le cose, così serve una grande organizzazione. La mattina vado a scuola, poi pranzo veloce, quindi allenamento e la sera si studia. È un grande sacrificio, ma è anche una soddisfazione quando si viene ripagati con degli ottimi risultati sia nel biathlon sia nello studio. Ho la media del sette (ride ndr)».

Ai Mondiali Giovanili è stato un trionfo per la Valle d’Aosta, dal momento che sono arrivate anche le medaglie di Michela Carrara e Samuela Comola.
«Quando siamo tornati ci hanno fatto una grande festa, insieme a tutti gli allenatori, eravamo un centinaio di persone. La nostra regione sta vivendo un grande momento, perché anche nel fondo ci sono Pellegrino e De Fabiani, c’è la Brignone nello sci alpino. Insomma gli sport invernali stanno crescendo».

Qual è il tuo idolo nel biathlon?
«Forse è un po’ scontato ma dico Bjoerndalen, che ha vinto tantissimo e ancora oggi ottiene degli ottimi risultati a 43 anni. Potrebbe essere mio padre (ride ndr). Un altro atleta che ammiro è Martin Fourcade, cha ha una costanza al tiro incredibile e sugli sci è quasi un extra terrestre. Mi rendo conto che, però, anche questa scelta non è meno scontata dell’altra (ride ndr)».  

Infine qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Come ogni atleta sogno un giorno di vincere delle medaglie, mondiali o olimpiche che siano. Ma restando con i piedi per terra, perché non ho ancora vinto nulla, il mio obiettivo reale è quello di migliorare sempre di più, per ottenere dei buoni risultati sia in Italia sia all’estero. Sono giovane e devo lavorare per crescere molto»

Giorgio Capodaglio

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