| 31 marzo 2017, 15:11

Manuela Malsiner: "Sono andata oltre le mie aspettative"

La gardenese è felice per come sono andate le cose nell'ultima stagione: "Ho raggiunto e superato i miei obiettivi, non mi sarei mai vista così avanti; ringrazio Janko Zwitter, perché da lui ho imparato cose nuove, e Romed Moroder, senza il quale mi sarei ritirata

Manuela Malsiner (Foto di Frederik Clasen)

Manuela Malsiner (Foto di Frederik Clasen)

Si sta godendo le meritate vacanze al termine di una stagione bellissima. Manuela Malsiner non poteva chiedere di più all'annata 2016/17, nella quale ha vinto l’oro al Mondiale Junior e un titolo italiano, è riuscita a salire per la prima volta sul podio in Coppa del Mondo e anche a entrare sei volte consecutivamente nelle prime dieci. La gardenese ha analizzato su Fondoitalia la questa bellissima stagione.

Ciao Manuela. Quando ti intervistammo lo scorso settembre, affermasti che il tuo obiettivo era quello di entrare spesso tra le prime venti-quindici posizioni. Direi che è stato ampiamente superato.
«Si (ride ndr), l’ho raggiunto e anche superato. Non mi sarei mai aspettata di vivere una stagione del genere. In estate stavo saltando bene, ma all’inizio dell’inverno, invece, facevo un po’ fatica. Alla vigilia della stagione nemmeno io mi sarei vista tanto avanti così presto dopo gli infortuni che ho avuto. Per me è stata una grandissima sorpresa salire per la prima volta sul podio in Coppa del Mondo e vincere anche il Mondiale Junior».  

Anche perché al Mondiale avevi avversarie di alto livello.
«Si, in particolare Emma Klinec, che è sempre tra le prime dieci in Coppa del Mondo».

L’oro al Mondiale Junior o il podio in Coppa del Mondo: quale di questi due risultati ti ha regalato una maggiore gioia?
«Per me è difficile rispondere (ride ndr), perché da una parte il podio in Coppa del Mondo è molto importante, dal momento che è una competizione a livello assoluto alla quale partecipano tutte le big; dall’altra, però, l'oro ai Mondiali Junior è stato proprio bello, perché inatteso. No, è impossibile scegliere».

Hai festeggiato questi bellissimi risultati?

«Purtroppo non abbiamo avuto modo di fare una grande festa, perché quando sono tornata dagli Stati Uniti con l’argento al collo, ho subito avuto altre gare. Diciamo che abbiamo festeggiato in modo sobrio».  

Come hai detto in precedenza, nella prima parte di stagione hai ottenuto risultati buoni, senza però grandi exploit, poi è arrivato il salto di qualità. Cos’è successo? Qual è stata la molla che ti ha fatto scattare?
«Nella prima parte di stagione avevo sempre un problema di posizione, non riuscivo mai a trovare quella giusta. In Giappone, Janko (Zwitter ndr) mi ha consigliato di restare più bassa con il fondoschiena, l’ho seguito e ho cominciato a fare degli ottimi salti».

C'è qualcuno che vuoi ringraziare particolarmente per questa stagione?
«Si, Janko Zwitter e Romed Moroder. Al primo devo tanto, in quanto grazie a lui ho imparato tante cose nuove. Al secondo devo tutto, perché se non ci fosse stato lui ad incoraggiarmi dopo quei maledetti infortuni, probabilmente oggi mi sarei ritirata. Inoltre ha ricostruito la squadra, contribuendo anche all’arrivo di Janko».

Dopo il Mondiale eri delusa per il quindicesimo posto. Col senno di poi, ti sei resa conto che quella delusione è stata positiva, perché i risultati da te ottenuti hanno fatto crescere le tue aspettative?
«In quel momento ero delusa, perché venivo da diversi piazzamenti tra le prime dieci e dall’oro al Mondiale Junior. Ripensandoci oggi, non posso essere delusa, perché è stata una stagione bellissima e al Mondiale ero arrivata molto emozionata, in quanto si trattava del secondo in carriera. Insomma se mi avessero detto a inizio stagione, che sarei giunta quindicesima al Mondiale, sarei stata contentissima».

Ora ti riposi, poi inizia la preparazione in vista della prossima stagione: ti sei già posta un obiettivo?
«Vorrei ripetermi e saltare come quest’anno. Sarà la stagione olimpica e il mio obiettivo principale, intanto, è di parteciparvi, perché per me sarebbero le prime Olimpiadi. Poi si vedrà, spero di restare sempre tranquilla e dimostrare ciò che so fare con i miei salti».

Un’ultima domanda: cos’hai pensato quando hai visto il tuo amico Alex Insam arrivare a 230 metri?
«Ero emozionatissima anch’io per lui. Vedere un italiano saltare così lontano per la prima volta nella storia è stato impressionate. Inoltre lui è cresciuto con me, abbiamo iniziato insieme ed è bellissimo vedere che stiamo facendo così tanti progressi».

Giorgio Capodaglio

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