Biathlon | 01 aprile 2017, 13:23

Conosciamo la giovane Beatrice Trabucchi: "Le vittorie mi hanno dato più consapevolezza delle mie capacità"

La sedicenne valdostana ha appena vinto la Coppa Italia nella categoria aspiranti: "Non avrei mai immaginato che le cose sarebbero andate così bene; la mia atleta preferita? Dorothea Wierer, è il simbolo del biathlon italiano"

Conosciamo la giovane Beatrice Trabucchi: "Le vittorie mi hanno dato più consapevolezza delle mie capacità"

È stata protagonista di un grande finale di stagione, vincendo la Coppa Italia “Fiocchi” nella categoria “Aspiranti”. Soltanto una settimana fa ha conquistato anche il titolo italiano nella mass start, bissando quello vinto appena due settimane prima nell’inseguimento, quando ha recuperato dall’ottavo posto ottenuto nella sprint del giorno precedente. Beatrice Trabucchi, 17 anni ancora da compiere, da Brusson, è una delle grandi promesse del biathlon italiano. Come tutti i giovani che sognano di far carriera nello sport fa tanti sacrifici, perché conciliare studio e biathlon è tutt’altro che facile. Conosciamola meglio attraverso questa breve intervista.

Ciao Beatrice, sei soddisfatta per i risultati che hai ottenuto quest’anno?
«Ho vissuto una bella stagione, perché ho vinto il circuito della Coppa Italia e ben quattro medaglie ai Campionati Italiani».

Alla vigilia della stagione, ti saresti mai aspettata di ottenere tanti successi?
«No, sinceramente non avrei immaginato che le cose sarebbero andate così bene. Mi aspettavo di ripetere le prestazioni positive della stagione precedente, ma non credevo di fare ancora meglio».

Questi risultati ti danno maggior fiducia in ottica futura?
«Si, ottenere dei risultati positivi mi ha dato maggiore consapevolezza di quelle che sono le mie capacità. Vincere la mass start, sabato scorso, è stato qualcosa di molto bello, anche perché quella precedente era andata molto male, così non mi aspettavo di ottenere un successo».

Quale credi che sia la tua dote migliore?
«La tranquillità e la mia capacità di gestire la tensione. Non sono un’atleta che soffre di ansia prima delle gare. Per il resto, ovviamente, sono molto giovane, quindi devo migliorare e crescere ancora tanto».

Come hai iniziato?
«In un primo momento ho praticato sci di fondo, a sette anni sono entrata nello Sci Club Brusson, dove oltre al fondo fanno anche biathlon, così un anno dopo ho provato anche quest’ultimo e me ne sono innamorata».

Qual è la cosa che più ti piace del biathlon?
«L’imprevedibilità. È uno sport bellissimo perché nulla è mai deciso prima dell’ultimo poligono, fino alla fine può cambiare sempre tutto».

È difficile conciliare scuola e attività agonistica?
«Sotto questo aspetto sto trovando qualche difficoltà in più quest’anno, ora che sto frequentando la terza superiore. A volte faccio un po’ fatica a fare tutto: la mattina vado scuola, poi mi alleno, quindi torno a casa e la sera faccio i compiti, così finisco sempre per andare a dormire abbastanza tardi. Anche questo però ti forma».

Hai un punto di riferimento, un’atleta che stimi in modo particolare nel biathlon attuale?
«Dorothea Wierer è la mia preferita, perché è il simbolo del biathlon italiano femminile. Purtroppo non ho ancora avuto la possibilità di conoscerla e spero, un giorno, che possa accadere».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Mi piacerebbe arrivare il più in alto possibile ed entrare in un corpo sportivo, per poter trasformare questa mia passione in un lavoro e fare una lunga carriera in questo sport»

Giorgio Capodaglio

Ti potrebbero interessare anche: