Sport vari | 05 maggio 2017, 12:30

Una vera folla ha salutato Gianni Morzenti a Teveno in Val di Scalve

L'ex-presidente Fisi ha voluto essere sepolto tra la sua gente: tanti gli amici a ricordarlo, venuti in particolare da Limone Piemonte

Una vera folla ha salutato Gianni Morzenti a Teveno in Val di Scalve

Un funerale “all’antica” quello che ha accompagnato Gianni Morzenti a Teveno, la piccola frazione di Vilminore in Val di Scalve, che conta meno di 100 abitanti, della quale era originario l’ex-presidente della Fisi che lì ha voluto essere sepolto. Fra la sua gente. Non a Fossano, in provincia di Cuneo, dove aveva messo su famiglia e ha vissuto fino all’ultimo, ma in questo piccolo cimitero nel quale il suo cognome viene riportato sulla lapide della maggior parte delle tombe e dei colombari.

Tanti partecipanti qui come, del resto, già qualche ora prima nella chiesa parrocchiale di S. Filippo a Fossano, la cittadina dove era arrivato da sottufficiale dei Carabinieri e dove aveva messo casa dopo il matrimonio.

Tanti gli amici a ricordarlo, venuti in particolare da Limone Piemonte, la stazione sciistica più importante del Basso Piemonte che aveva contribuito a lanciare attraverso la Lift, la società che gestisce gli impianti di risalita della Riserva Bianca, della quale era stato amministratore delegato. La prima a rimpiangerlo è la direttrice del Limone Palace che ha manifestato il suo dolore in uno scritto nel quale afferma: “Morzenti è stato per me un amico fraterno. In pochi si ricordano, oggi, quanto lui abbia fatto per Limone Piemonte. La LIFT era casa sua, l’ha creata, facendo crescere la nostra amata cittadina. Mi mancherà tanto, ma soprattutto marcherà a Limone. Forse non subito, ma presto in molti si ricorderanno di quanto importante sia stata la sua figura per tutti noi che qui viviamo e lavoriamo. Morzenti è stato distrutto dalla cattiveria e dall’ingratitudine di tante persone. Limone gli deve tanto. Per questo mi appello a tutti i limonesi, chiedendo loro di dedicargli una pista delle sue amate montagne. Se lo merita. E glielo dobbiamo.

Di certo lui non si era dimenticato di Limone né di quella che è stata la sua vita, tanto che negli ultimi giorni di vita aveva lasciato all’editore di TargatoCN, suo amico, questo messaggio da pubblicare dopo la sua morte, che dice tutto della sua personalità: "Ho vissuto una vita complessa, ma bellissima. Mia moglie ed i miei figli Ermes, Debora e Jacopo sono tesori unici che proteggerò sempre anche da quassù. Resterò innamorato delle cose in cui ho creduto e spesso investito, in particolare lo sci e Limone Piemonte. Ci sono tante persone che voglio ringraziare ed anche altre che voglio perdonare. Non porto con me segreti ma solo speranze. Se potete fate quello per cui ho sempre vissuto, fatelo meglio di me. Buon tutto!"

Fra Fossano e Teveno, dunque, esequie che faranno storia.

Fra i partecipanti indubbiamente ci saranno stati tanti che lo hanno conosciuto quando si era guadagnato due lauree con 110 e lode in Pedagogia all’università di Sassari e in Sociologia all’università di Urbino, con indirizzi aziendali, approfondendo poi tali studi con un corso in Pianificazione e Analisi strategica presso la Scuola di direzione aziendale dell’Università Bocconi di Milano, oppure quando era stato amministratore delegato alla Conrit (concessione riscossione tributi di Torino) o aveva ricoperto incarichi di commissario e presidente di Bergamo Infrastrutture e consigliere della Sacbo, la società dell’aeroporto di Bergamo Orio al Serio.

Ma si è fatto valere anche altrove. Quando era dirigente presso la FIAT Ferroviaria di Savigliano, nell’ottobre 1980 fu tra gli organizzatori della “Marcia dei Qrantamila” con la quale quadri e impiegati della Fiat si mobilitarono per far saltare il picchettaggio ai cancelli dell’azienda organizzato dalla CGIL con l’appoggio del PCI il cui segretario, Berlinguer, aveva pure ventilato l’occupazione della fabbrica.

Si è dimostrato sempre "uno con le palle", insomma, non disposto a farsi mettere sotto da nessuno, ma anche personaggio poliedrico, tra l’altro pure giornalista e scrittore (autore di 3 libri) che ad una profonda cultura univa la capacità di grandi sogni e la tenacia di realizzarli.

Caratterialmente, una personalità inaspettata: quella di essere un duro quando voleva raggiungere qualche traguardo, ma gioviale quando era il caso, capace di divertirsi in compagnia suonando la fisarmonica e cantando. In Fisi viene ricordato sicuramente per il suo carattere spigoloso, ma questo non ha certo intaccato la stima che si è guadagnato per la capacità di risolvere i problemi quando si presentavano. Come quei tanti milioni di debiti che gli avevano lasciati in carico i suoi predecessori e che lui sanò riportando il bilancio in attivo e ridando credibilità alla federazione che purtroppo l’avrebbe persa in seguito.

A Fossano a rappresentare il mondo dello sci agonistico c’era la rappresentanza del Comitato Alpi Occidentali con il presidente Marocco.

Mancava invece la Fisi, la federazione nazionale della quale Gianni Morzenti era stato presidente dal 2007 al 2011 quando la sua rielezione, conquistata con il 50,6 di consensi rispetto all’amico/avversario Carmelo Ghilardi, venne vanificata dall’Alta Corte di Giustizia del Coni che aveva accolto un esposto del SAI (Sci Accademico Italiano) di Roma a seguito della contestazione di una delega. Un inciucio. Una manovra certamente preordinata che ebbe seguito con quella decisione del CONI che di giustizia profumava ben poco, pilotata da un ex ministro maestro di sci ad honorem come ricorderà chi ha seguito la vicenda su Fondoitalia.it.

Al funerale di Fossano del Consiglio federale attuale era presente solo Guido Carli, di Asiago, che poi ha seguito il feretro fino a Teveno, ma puramente “a titolo personale” come ci tiene a sottolineare. C’era invece Claudio Ravetto, del quale abbiano recentemente scritto a proposito della sua possibile candidatura contro Roda alla prossima presidenza della Fisi. L’ex-tecnico della nazionale di sci alpino non era certo il migliore amico di Morzenti, ma ha sentito che questa partecipazione era ugualmente necessaria. In Valle di Scalve, invece, a dargli l’estremo saluto, le Alpi Centrali erano rappresentate da quel gruppo di amici bergamaschi che lo hanno fiancheggiato nel suo mandato federale come Ghilardi e ai quali, guidati da Barzasi, pure presente, aveva fatto ricorso quando venne organizzata la prima gara di Coppa del Mondo di fondo al Castello Sforzesco. Fu una manifestazione eccezionale.

Non potevano mancare Pierluigi Checchi, anche lui suo ex-consigliere venuto da Subiaco con la moglie, né Benito Moriconi, di Bormio, che lo aveva spesso affiancato nella parte di consulente. Anch’egli con la moglie.

Per l’Alto Adige hanno parlato Alex Tabarelli, addetto stampa dello stesso comitato, e la moglie del presidente Martin Wieser che ha ricordato l’amicizia che li ha legati a Gianni Morzenti. “Con lui, ha sottolineato, abbiamo fatto una sciata lungo un pendio incontaminato, una camminata nella quiete sul manto bianco che nessuno ha ancora segnato. Ti fa credere che sei speciale ma rimane sempre una traccia del tuo passaggio. E tu, Gianni, hai lasciato un’impronta che non dimenticheremo. Ricorderemo la tua allegria, i tuoi canti, e la tua determinazione. Ricorderemo come eri, sei stato una persona un po’ speciale. Ancora un abbraccio, in silenzio, come un fiocco che cade.

Per la famiglia, anche a nome del fratelli Debora ed Ermes, ha parlato il figlio Jacopo, che così ha ricordato il papà: "Educazione, lealtà, rispetto, amicizia: questi sono alcuni dei valori che tu e la mamma ci avete sempre insegnato e che ci faranno da guida da qui in avanti. Le così tante persone presenti oggi a renderti omaggio sono l’esempio di come le tue qualità sono state apprezzate. Solo chi ti ha conosciuto veramente può dire chi è Gianni Morzenti. Siamo orgogliosi e fortunati ad avere avuto un papà ed un amico speciale come te che avevi sempre una parola di conforto per tutti, un abbraccio sincero e ti facevi in quattro per aiutare chi ne aveva bisogno. Ad ogni dipartita segue un vuoto e tu ne lasci uno grande, incolmabile; il messaggio che ci hai lasciato è rappresentativo di quello che incarnavi: diretto e di poche parole, ma allo stesso tempo ricco di passione ed Amore. E proprio queste tue passioni che hai trasmesso anche a noi stai pur certo che le porteremo avanti con la stessa dedizione. A volte il tuo positivismo era disarmante: nonostante le mille difficoltà a cui sei stato messo davanti ci dicevi sempre: “Guardate avanti”. Persino a coloro che ti hanno voltato le spalle e tradito hai concesso loro il tuo perdono, segno questo di un grande uomo come sei stato tu. Tutte le lezioni di vita, i tuoi amorevoli rimproveri, qualche volta visti da noi come “esagerati”, c i serviranno per renderci migliori e continuare la tua opera. Per tanti sei stato un amico di lunghe battaglie, un fraterno fratello e un presidente, ma per noi rimarrai sempre il nostro amorevole papà. Buon tutto a te!"

Giorgio Brusadelli

Ti potrebbero interessare anche: