| 20 maggio 2017, 07:28

La soddisfazione di Emilie Jeantet: "Quest'anno sono andata oltre le mie aspettative"

Abbiamo incontrato la giovane valdostana: "Al mio primo anno da aspirante non credevo di ottenere questi risultati; Pellegrino? Che bello vedere un valdostano in cima al mondo; sogno di trasformare lo sci di fondo nel mio lavoro"

Emilie Jeantet sul podio (Foto Becchis)

Emilie Jeantet sul podio (Foto Becchis)

Al suo primo anno nella categoria “Aspiranti” ha vinto una medaglia d’oro e due argenti nei Campionati Italiani. Emilie Jeantet si è tolta parecchie soddisfazioni nell’ultima stagione, che gli sono valse la conferma nel “Gruppo Interesse Nazionale Under 20”, e guarda già alla prossima stagione, nella quale vuole vincere ancora, confermarsi e qualificarsi per gli OPA Game che si disputeranno nella sua Cogne. La valdostana dello Sci Club Gran Paradiso è la più giovane di questo gruppo, ma ha già dimostrato di avere un talento al di sopra della media. L’abbiamo intervistata, scoprendo una ragazza sempre sorridente, cresciuta a pane e sci di fondo, avendo messo gli sci ai piedi ad appena tre anni.  

Ciao Emilie, sei felice per la conferma nel Gruppo di Interesse Nazionale under 20?
«Si, perché è un punto di partenza fondamentale e fa molto piacere esserci. Sinceramente non mi aspettavo di più, mi sono riconfermata, visto che ero in questo gruppo già lo scorso anno. Da qui si può solo migliorare».

Un oro e due argenti ai Campionati Italiani, ai quali si aggiunge il quarto posto in Coppa Italia: soddisfatta per i risultati che hai ottenuto nell’ultima stagione?
«Moltissimo, soprattutto perché ero al mio primo anno da aspirante e la concorrenza era molto elevata, quindi non era scontato ottenere certi risultati. Sono sincera, mi aspettavo di fare bene, ma non così tanto».

Sei andata in crescendo nel corso della stagione.
«La prima tappa, purtroppo proprio nella mia Cogne, non è andata come speravo. Contavo di fare un po’ meglio, ma non ci sono riuscita, anche perché era la prima gara di Coppa Italia e forse non ero ancora al massimo della forma. Da Schilpario in poi le cose sono cambiate e sono stata sempre molto competitiva fino a fine stagione. Forse potevo fare un po’ meglio nell’ultimo Campionato Italiano a Santa Caterina, ma era fine stagione e non ero al massimo».

Possiamo considerarti un’atleta polivalente?
«Si, mi comporto abbastanza bene in entrambi gli stili. Diciamo che in alternato ottengo ottimi risultati sia nelle gare lunghe sia nelle sprint, mentre in pattinato fatico nelle in queste ultime. In questo format di gara devo migliorare».

Quale dei due stili preferisci?
«Preferisco la tecnica classica, perché riesco a rendere bene faticando di meno, mentre nello skating, anche se ottengo risultati altrettanto buoni, spendo più energie. Probabilmente questo è dovuto al fatto che da piccola mi sono allenata più in classico e mi viene molto naturale».

Torniamo indietro nel tempo: come hai iniziato?
«Mio padre è un maestro di sci di fondo e mi ha messo sugli sci già all’età di tre anni. Aggiungiamoci, poi, che a Cogne, come sport, fai fondo oppure discesa. Io ho subito preferito il primo perché già da piccola mi piaceva fare fatica e mi divertivo anche di più. Infatti, mentre la discesa è più individuale, si sale insieme ma poi si scende ognuno per conto suo, nel fondo si può andare in gruppo e parlare. Si sta insieme e ci si diverte di più».

Quando hai capito che volevi proseguire con il fondo, facendolo in modo agonistico?
«Dopo aver fatto il corso con i maestri, mi sono iscritta allo Sci Club Gran Paradiso, ho trovato un bel gruppo, partecipato alle prime gare e ottenuto anche degli ottimi risultati. Da lì ho capito che potevo provarci e col tempo, magari, ottenere qualcosa di concreto da questa mia passione».

Riesci a conciliare sport e studio?
«Frequento un istituto tecnico-turistico ad Aosta e durante l’inverno, quando mi alleno, devo fare qualche sacrificio, perché la scuola è a una cinquantina di minuti da casa e così finisco per mangiare sempre sul pullman, almeno, appena arrivo a casa, mi cambio ed esco ad allenarmi. Per fortuna la scuola mi aiuta tanto, perché i professori mi danno meno compiti durante l’inverno e rimandano la maggior parte delle interrogazioni al termine dell’anno scolastico, una volta finita la stagione sciistica. In questo momento, infatti, sono molto impegnata tra interrogazioni e verifiche per recuperare, ma in questa maniera mi hanno facilitato molto le cose, così non sono costretta nel corso della stagione a studiare sempre fino a tardi e posso concentrarmi soprattutto sullo sport. Sono stata molto fortunata, perché la scuola ha deciso di aiutarci».  

Siete giovani e c’è grande concorrenza per entrare nei corpi sportivi: esiste amicizia tra voi atlete?
«Si e deve assolutamente esserci, perché se tra noi ci fosse solo competizione e non si andasse d’accordo, finiremmo per farci del male e non andremmo da nessuna parte. È importante aiutarsi, scambiarsi consigli a vicenda, senza i quali si andrebbe poco lontano. I risultati, che abbiamo ottenuto come Comitato Asiva, sono arrivati anche grazie al fatto che siamo bella squadra, perché io e Noemi (Glarey ndr) ci conosciamo da sempre, andiamo d’accordo, ci sproniamo a fare meglio e questo ci aiuta veramente. Tra noi c’è competizione - perché se lei vince una gara, io voglio fare altrettanto il giorno successivo e viceversa - ma soprattutto amicizia. Io, lei e Federica Cassol siamo cresciute insieme, facciamo parte dello stesso sci club, ci siamo sempre allenate con gli stessi tecnici, si può dire che siamo quasi sorelle, perché la nostra è una sorta di convivenza. Se non andassimo d’accordo, sarebbe difficile fare gruppo».

Ogni volta che si disputano gare giovanili in Italia, sono tanti i valdostani a incoraggiare i giovani dell’Asiva a bordopista.
«Il fondo è molto sentito nella nostra regione, che è piccola ma ha un alto numero di praticanti, tanto che ogni volta nelle gare baby ci saranno una cinquantina di bambini. I genitori seguono le gare, si conoscono e alla fine fanno gruppo, si organizzano e viaggiano insieme. Una grande famiglia».

Hai un punto di riferimento, un atleta che stimi in modo particolare nel fondo?
«Sicuramente i valdostani, come Pellegrino, De Fabiani, Laurent, Brocard, Baudin e gli altri, sono un grande esempio per noi.  Quando sono a casa, abbiamo anche la possibilità di allenarci con loro, possiamo guardarli e seguire da vicino il loro esempio».

Come hai vissuto la vittoria di Pellegrino nel Mondiale di Lahti?
«Stavamo andando a una gara con il pulmino dell’Asiva, avevamo l’ipad sul cruscotto e guardavamo insieme la prova di Chicco. Quando stava per partire la finale, ci siamo fermati per vederlo e quando ha tagliato il traguardo in testa, eravamo tutti super contenti. Ogni volta che riguardo quella gara mi viene la pelle d’oca, è stato bellissimo vedere un valdostano vincere il titolo di campione del mondo. Ogni volta che trovo qualche post su facebook con le immagini del suo successo, clicco e me le riguardo, anche perché vedere Chicco in gara è sempre un insegnamento, è importante osservare la sua tattica, perché, se uno ha testa, in questo format può vincere».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Entrare in un corpo sportivo e trasformare lo sci di fondo nel mio lavoro. Poi vorrei entrare in nazionale».

Guardando all’immediato futuro: qual è il tuo obiettivo in vista della prossima stagione?
«L’obiettivo della prossima stagione è fare bene in Coppa Italia, partecipare alla Coppa Europa e in particolare agli OPA Game di Cogne, perché gareggerei in casa. Vorrei fare bene».

Si parla del ritorno della Coppa del Mondo di fondo a Cogne.

«Sarebbe un evento fantastico, perché quando ero piccola si sono disputate delle gare importanti qui, ma ricordo ben poco. Mi piacerebbe tanto vedere i più grandi campioni sfidarsi sulle piste dove mi alleno tutti i giorni. Non mi perderei questo evento per nulla al mondo».  

Ci sono persone che vuoi ringraziare per i risultati che hai ottenuto fin qui?
«Senza dubbio ringrazio gli allenatori del mio sci club e dell’ASIVA. Con loro, dico grazie ovviamente alla mia famiglia e a Roberto Gal, della Gal Sport, che mi dà una mano con gli sci». 

Giorgio Capodaglio

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