| 13 giugno 2017, 07:29

Agonista tutto l'anno, Mattia Armellini non si ferma mai: in estate la Coppa del Mondo di skiroll, poi la stagione del fondo

Intervista al fondista lombardo, che fa parte anche della nazionale di skiroll: "Mi aiuta a restare sempre concentrato e arrivare mentalmente pronto alla stagione del fondo; anni fa portavo i panini a Northug, sarebbe bellissimo ritrovarlo un giorno da avversario"

Agonista tutto l'anno, Mattia Armellini non si ferma mai: in estate la Coppa del Mondo di skiroll, poi la stagione del fondo

Vola sugli sci come sugli skiroll. Mattia Armellini non si riposa mai, è innamorato dell’agonismo, così anche nel corso dell’estate è protagonista sull’asfalto con gli skiroll veloci – e non quelli lenti da fondista – partecipando a gare italiane ma anche di Coppa del Mondo e manifestazioni internazionali come i Mondiali. In autunno però, il quasi ventenne (compirà 20 anni il prossimo 18 luglio) mette nuovamente gli sci ai piedi per inseguire il suo sogno di arrivare un giorno in Coppa del Mondo e sfidare, perché no, il suo fondista preferito, Petter Northug. L’ultima stagione è stata per lui molto positiva nel fondo e negli skiroll e anche quest’ultima è iniziata bene, visto che nella sprint della Coppa Italia di skiroll, disputata sabato scorso, ha colto un bel secondo posto. Conosciamolo meglio attraverso la seguente intervista.

Ciao Mattia. Per te la stagione non finisce praticamente mai, visto che sei impegnato in competizioni agonistiche di skiroll.

«Ho ripreso ad allenarmi a partire dal primo maggio, dopo due settimane di riposo. Mi piace molto lo skiroll, così visto che mi piace farlo ad alto livello, inizio a prepararmi un po’ prima. Nella passata stagione ho anche colto un bel podio in Coppa del Mondo e chiuso al quarto posto ai Mondiali».

Com’è nata questa passione per lo skiroll?
«Mi sono avvicinato allo skiroll agonistico circa cinque anni fa, quando ho fatto una gara e mi sono divertito moltissimo. Il gesto è diverso rispetto al fondo, la velocità è molto più alta, perché gli skiroll sono diversi rispetto a quelli che si utilizzano per allenarsi nel fondo, più lenti. Mi tolgo soddisfazioni anche d’estate, in più faccio gare veloci con altra gente e non soltanto test a cronometro per allenarmi. Partecipare a gare di skiroll ad alto livello, mi aiuta anche a restare sempre concentrato, a presentarmi mentalmente pronto alla stagione del fondo e non soltanto fisicamente. Certo, la mia preparazione è fatta comunque in funzione del fondo, ma il fisico dello skirollista, alla fine, non è tanto differente».

Passiamo allo sci di fondo: la prossima sarà per te la prima stagione da senior.
«Sarà un anno importante, proprio perché ci sarà il cambio di categoria. Non sono però spaventato, perché questo è un passaggio obbligato. Gareggerò con i senior, ma avrò una classifica diversa, quella della categoria Under 23. Sono stato aggregato alla squadra nazionale, come lo scorso anno, quando mi sono state aperte le porte dei Mondiali. Questo è quindi uno stimolo in più».

Quale obiettivo che ti sei posto per la prossima stagione?
«Mantenere un buon livello nelle gare italiane. Sarebbe una bella soddisfazione anche vincere una medaglia nella categoria Under 23, anche se mi rendo conto che sarà difficile, perché i miei avversari saranno più grandi ed esperti, con una marcia in più».

Nello skiroll?
«Ho disputato la mia prima sprint stagionale sabato scorso, ho avuto delle buone sensazioni e ottenuto degli ottimi tempi, arrivando secondo. Per questo motivo spero di raggiungere un bel piazzamento e magari anche una vittoria nella Coppa del Mondo Sprint Junior».

Tornando al fondo: sei soddisfatto per i risultati ottenuti nella passata stagione?
«Sono stato molto contento, soprattutto per il terzo posto ottenuto nella prima gara stagionale di Coppa Europa, perché era una prova a cronometro, che non è il mio forte, rispetto alle gare sull’uomo. Sono stato fiero di quella prestazione e di altre avute nel corso dell’anno. Inoltre ho anche vinto gli Italiani nella sprint in classico a Clusone, che mi è valsa la convocazione al Mondiale».

Anche questa deve essere stata una bella soddisfazione per te, visto che partivi da aggregato e non come membro della squadra.

«Si, è stata una cosa inaspettata. Per fortuna ho vinto la sprint in classico a Clusone, proprio alla vigilia delle convocazioni mondiali, dove c’era proprio quel format di gara. Purtroppo negli USA non è andata benissimo sulla pista, in quanto, come altri miei compagni, ho patito moltissimo l’altitudine e faticavo a respirare. È stata comunque una bella esperienza, perché non ero mai andato negli Stati Uniti e nemmeno avevo fatto un viaggio così lungo, tanto che ho accusato il mio primo jet lag. La cosa che più ho apprezzato è stata la convivenza con gli atleti delle altre specialità, perché eravamo tutti nella stessa casa, così ho avuto modo di conoscere meglio il mondo della combinata nordica e del salto».  

Hai anche affrontato atleti scandinavi, statunitensi e russi, che non trovi in Coppa Europa.
«Mi hanno impressionato per i ritmi che riuscivano a tenere, ma dall’altra parte ho visto che alcuni miei compagni di squadra e anche atleti che gareggiano contro di noi in Coppa Europa sono riusciti a portare a casa buoni risultati. Questo mi ha dato uno stimolo in più, perché significa che in Coppa Europa c’è un livello molto alto e abbiamo la possibilità di affrontare avversari che sono tra i migliori atleti al mondo».

Descriviti come atleta: qual è il tuo punto di forza e dove credi di dover migliorare?
«Sono un atleta molto convinto nei propri mezzi, mi pongo un obiettivo e faccio di tutto per raggiungerlo. Il mio punto forte credo sia la caparbietà, in quanto non mi abbatto se una gara va male, la vedo soltanto come un’occasione persa, consapevole che il giorno successivo avrò un’altra opportunità. Dovrei lavorare di più nello skating e nelle gare con partenza a cronometro. Io ho sempre un bel finale di gara, riesco a sfruttarlo nelle mass start, ma nelle cronometro non so gestirmi bene, perdo troppo tempo all’inizio e anche se vado forte nel finale non basta. Non riesco a essere costante e trovare il mio limite. Arrivo al traguardo che riesco a sprintare, mai che sono al limite delle forze».

Torniamo indietro nel tempo: come è nata la tua passione per il fondo?
«Già da bambino, perché mio papà era allenatore dello Sci Club Alta Valtellina, così mi ha portato con lui. Da allievo sono poi passato alla Polisportiva Le Prese, vicino casa mia, perché in squadra ero rimasto soltanto io in quella categoria e quindi ho cambiato per allenarmi con dei compagni di squadra e avere così qualche stimolo in più. Nell’ultimo da Aspirante ho iniziato, poi, a vincere tante gare e ho capito che il fondo poteva diventare il mio lavoro, così ho iniziato a fare diversi concorsi».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Non dico “partecipare alle Olimpiadi”, perché l’hanno già fatto tutti gli altri atleti che avete intervistato (ride ndr). Sicuramente sogno di esordire un giorno in Coppa del Mondo e ottenere anche dei risultati abbastanza positivi».

C’è un atleta che rappresenta per te un idolo o un punto di riferimento?
«Si, il ciclista Tom Dumoulin, vincitore dell’ultimo Giro d’Italia. Mi è sempre piaciuto, ma nell’ultimo Giro ho avuto modo di seguirlo molto di più, non soltanto in gara, ma anche nel modo in cui parlava con la stampa. Quando gli chiedevano degli avversari, rispondeva sempre che avrebbe fatto la sua gara, senza pensare agli altri, perché è molto sicuro di sé. In un’altra intervista, gli hanno chiesto se questa sua sicurezza viene da un mental coach con cui sta lavorando, lui ha risposto che è uno che impara in fretta. Nel fondo, il mio preferito è Petter Northug, un personaggio molto simile. Ho visto più volte la sua fantastica prestazione nella staffetta dei Mondiali di Sapporto del 2007, quando aveva appena 21 anni. Quando a Isolaccia si disputò, alcuni anni fa, una prova sprint della Coppa del Mondo, io ero uno dei giovani che doveva portare panini agli atleti. Entrai nel capannone della Norvegia ed ebbi così modo di vederlo e farmi fare anche l’autografo da lui. Ecco, sarebbe bellissimo se potessi un giorno gareggiare con lui da avversario, rappresenterebbe una grande soddisfazione da togliersi».

Giorgio Capodaglio

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