Sci alpinismo | 26 giugno 2017, 07:27

La passione di Matteo Eydallin: "Lo sci alpinismo mi fa sentire libero e appagato"

L'atleta torinese è reduce da una stagione molto positiva: "Ho vinto più di quanto sperassi; perché con Damiano Lenzi vinciamo tanto? Ci completiamo; le Olimpiadi? Bello per il movimento, ma questo sport non deve snaturarsi"

La passione di Matteo Eydallin: "Lo sci alpinismo mi fa sentire libero e appagato"

Con Damiano Lenzi ha formato la coppia dell’anno. Il valsusino Matteo Eydallin, in compagnia dell’ossolano, è stato autentico dominatore in tutte le gare più sentite de La Grande Course, vincendo Pierra Menta, Adamello e Mezzalama, in questo caso stando in squadra anche con Michele Boscacci. L’atleta del CS Esercito ha mantenuto un ottimo stato di forma per tutta la stagione, togliendosi diverse soddisfazioni anche a livello individuale, vincendo pure due gare in Coppa del Mondo, a Ergan e Val d’Aran. Di questo e tanto altro abbiamo parlato con lui nella seguente intervista, nella quale, come sempre, Eydallin non è stato mai banale, confermandosi un personaggio unico, uno spirito libero che non teme di essere sempre se stesso.
    
Ciao Matteo. L'inizio della prossima stagione è ancora molto lontano: cosa fai in questo periodo?
«Penso innanzitutto a rilassarmi e staccare un po’, perché è fondamentale recuperare al meglio le energie anche sotto questo punto di vista. Mi alleno, senza però stressarmi troppo, variando un po’ gli sport, anche se preferisco la bici, perché posso fare un po’ di volume senza correre particolari rischi di subire infortuni, perché con la corsa, in passato, ho avuto qualche problema in più. Partecipo anche a qualche gara, ma senza esagerare, come facevo in passato. Ripeto, per me è fondamentale riprendermi soprattutto mentalmente. Nel corso dell’estate aumento lentamente i carichi di allenamento, poi in autunno mi concentro su un lavoro più specifico, praticando molto skiroll e mettendo gli sci quando inizia a nevicare».

La Coppa del Mondo partirà quest’anno con largo anticipo, visto che a dicembre ci sarà una gustosa anteprima in Cina. Questo condizionerà la tua preparazione?
«Ogni atleta fa i suoi programmi. Sicuramente è molto difficile stare in forma per tutto l’anno, quindi bisogna pensare a quali obiettivi porsi e organizzarsi per raggiungerli. Per quanto mi riguarda, anche se l’esperienza cinese sarà molto interessante, andrò con la condizione che avrò in quel momento, senza cambiare nulla, perché le gare che mi interessano arrivano a marzo. Quindi parteciperò a quella gara per ritrovare il clima della competizione, ma non impazzirò per arrivare a quell’evento già in grande forma».

Insomma punti in particolare sulle prove de La Grande Course.
«Voglio entrare in forma per il finale di stagione, essere al meglio nelle ultime gare di Coppa del Mondo e per la Grande Course. Non è una questione di preferenze, ma si tratta di gare più adatte a me rispetto a quelle di coppa, perché storicamente riesco a dare il meglio sulle gare lunghe. Quest’anno sono riuscito a fare benissimo anche in Coppa del Mondo, perché ero in ottima forma».

Il prossimo anno sarà l’Etna a ospitare i Campionati Europei: cosa ne pensi?
«Ci ho già gareggiato in passato e ho dichiarato che è stata la mia gara preferita. Sei al sud, trovi un ambiente bellissimo, fai colazione con il golfo davanti, poi gareggi al mattino sul vulcano, vedi un panorama da favola e il pomeriggio vai al mare. Qualcosa di unico, molto particolare».

Sei soddisfatto per i risultati che hai ottenuto nell’ultima stagione?
«Certamente. Ho raccolto più di quanto sperassi. Non che avessi questi grandi obiettivi, volevo far bene la seconda parte della stagione, così quando a gennaio ero già in forma, avevo paura di saltare. Sarà una stagione difficile da ripetere, quasi impossibile e questo ha pro e contro. Sicuramente di positivo c’è il fatto che questi risultati non si cancellano, restano lì nel palmares e nella mia testa. Di negativo, invece, c’è il fatto che quando disputi una stagione tanto positiva, rischi di ritrovarti con la pancia piena e fatichi a ritrovare motivazioni. Quindi, sotto un certo punto di vista, è più dura».

Con Damiano Lenzi formate una coppia imbattibile: qual è il vostro segreto?
«Per prima cosa siamo amici, anche se siamo diversi nel carattere e nel modo in cui gestiamo le nostre vite. È una coppia che si è creata negli anni, abbiamo lo stesso modo di affrontare la gara, ma soprattutto ci completiamo, sappiamo gestirci bene e questo è un vantaggio in particolare nel finale di gara. In salita andiamo entrambi bene, anche se lui ha qualcosa in più e questo mi permette anche di risparmiare qualche energia, poi in discesa ce ne andiamo via. Altri, a differenza nostra, sembrano quasi fare la gara tra loro, noi no»

Nell’ultima stagione hai vinto tante gare: una di esse ti ha dato una gioia particolare?
«Con Damiano abbiamo vinto gare che rappresentano il sogno ogni atleta. Ho sempre puntato su quelle, così non so dirti quale sia la gara che più mi ha emozionato. Forse il Mondiale, perché abbiamo avuto alcuni casini durante la gara e anche dopo visto che abbiamo avuto una penalità. Insomma, di tutti i successi ottenuti, è stato quello più difficile e combattuto, quindi mi ha dato più piacere».

Cosa ti piace dello sci alpinismo?
«È uno sport che ti dà molte soddisfazioni, ti fa sentire libero e appagato, come ogni sport di endurance. Oltre alla fatica della salita, poi, hai la possibilità di divertirti con la discesa, che lo rende ancora più appassionante. Poi, ovviamente, come ogni sport, quando lo fai a livello agonistico, qualcosa si perde, perché a prescindere dalle condizioni meteo, se fa freddo, vento o nebbia, devi per forza gareggiare. Ma di base, è uno sport che si presta al divertimento e la passione».

Cosa significa essere uno skialper professionista?
«Mi ritengo fortunatissimo e per questo motivo ringrazio il Centro Sportivo Esercito, che mi ha dato la possibilità di trasformare questa passione in un lavoro. Sarò sempre appassionato di sci alpinismo e anche quando smetterò la mia carriera agonistica, continuerò a fare i miei giri “domenicali”. Certo, diventare un atleta professionista ha anche i suoi lati negativi, perché quando la tua passione diventa un lavoro, sei giustamente obbligato a seguire un programma, devi garantire presenze e risultati, anche quando non hai voglia di uscire a sciare. Questo può far svanire un po’ la passione, soprattutto a chi, come me, vorrebbe sempre la botte piena e la moglie ubriaca (ride ndr). Comunque ancora non è accaduto, la passione è tanta».

Che idea ti sei fatto sull’apertura dello sci alpinismo a nuovi confini come Cina e Turchia?
«L’apertura fa sempre bene, perché crei più movimento e maggiore interesse. È bello che ci si apra anche a paesi non europei. Spero, però, che il nostro sport non venga snaturato per permettere questo, dando vita a troppe gare che centrano poco con lo sci alpinismo. Per esempio mi auguro che non si faranno troppe sprint o vertical per inseguire a tutti i costi le Olimpiadi. Bello che ci si apra, ma bisognerebbe farlo proponendo quello che è realmente il nostro sport, non una demo accessibile a tutti. Bisogna trovare il compromesso ideale, aprirci a un numero maggiore di persone senza snaturarci, fare in modo che lo sci alpinismo resti tecnico ed estremo, non uno sport in cui un atleta gira in un anello come un criceto. Deve restare uno sport di montagna, con tutte le sue peculiarità tecniche, che devono restare, come i fuori pista».

Insomma non fremi per il sogno olimpico.
«Sia chiaro, sarei molto felice se lo sci alpinismo diventasse disciplina olimpica, sarebbe importante per il movimento. Personalmente, però, mi cambierebbe poco, non sono un atleta che smania di partecipare ai Giochi Olimpici. A me piace solo l’idea di gareggiare per vincere o conquistare una medaglia e alle Olimpiadi non dovrebbe esserci un format adatto a me, quindi non andrei».

Hai vinto già tanto: hai ancora obiettivi da raggiungere?
«Mi manca una vittoria individuale ai Mondiali, ma è sempre molto dura, perché è una competizione che cade ogni due anni, tutti hanno il coltello tra i denti e c’è anche maggiore concorrenza. Ci proverò ancora, anche se non sarà mai facile, perché bisognerà trovare la forma migliore nel giorno giusto e non sbagliare l’appuntamento».

Giorgio Capodaglio

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