Skiroll | 18 luglio 2017, 07:32

Emanuele Sbabo spiega perché è tornato: "Ho ritrovato motivazioni, ma non devo dimostrare nulla"

Il paracadutista veneto è stato convocato per il Mondiale: "Andrò per divertirmi, perché ho ancora tanta passione, e ottenere il massimo che potrò"

Emanuele Sbabo in occasione della sprint

Emanuele Sbabo in occasione della sprint

Due anni di assenza dalle competizioni di skiroll, ma il ritorno è stato subito vincente per Emanuele Sbabo, capace di imporsi già in un’occasione in Coppa Italia, la sprint di Pinzolo. L’atleta veneto dei paracadutisti è anche tornato in nazionale, partecipando alla prima prova di Coppa del Mondo a Oroslavje, e si prepara a vivere un Mondiale da protagonista. L’abbiamo intervistato per conoscere le motivazioni che l’hanno spinto a tornare e quali siano le sue aspettative, scoprendo un atleta che a 34 anni appena compiuti ha ancora tanta passione e voglia di divertirsi con lo sport.
    
Ciao Emanuele. Cosa ti ha spinto a tornare alle gare dopo quasi due anni?
«L'ho fatto perché ho ritrovato le motivazioni dopo un inverno molto positivo. Ho partecipato ai Casta, Campionati Sciistici delle Truppe Alpine, che si sono disputati a Dobbiaco, difendendo i colori degli Alpini Paracadutisti nel biathlon e nella prova di pattuglia, che siamo anche riusciti a vincere. Ovviamente vi parteciperò anche il prossimo anno al Sestriere. Successivamente ho preso parte anche al Mezzalama, disputando una discreta prova insieme ai miei compagni, alla prima competizione di sci alpinismo, nonostante appena tre settimane di preparazione. Questi risultati mi hanno messo nuovi stimoli e voglia di mettermi nuovamente in gioco, così eccomi qui».

L’inizio è stato subito positivo, visto che a Pinzolo hai subito ottenuto il successo in Coppa Italia.
«Non mi aspettavo di tornare immediatamente al successo, anche se la condizione c’era e sapevo di poter fare un buon risultato. Sono riuscito a esprimermi molto bene a Pinzolo contro dei giovani atleti molto agguerriti».
   
Sei tornato anche in Coppa del Mondo, ma ad Oroslavje hai avuto un po' di sfortuna, cadendo nella mass start.
«La sfortuna conta fino a un certo punto, perché a volte in gara ci sono dei contatti, frutto di distrazione tua e dei tuoi avversari. Una cosa che fa parte del gioco. Nello specifico della gara croata, eravamo in gruppo su un tratto veloce, dove ero in scia a Jacopo Giardina, che ha spinto con i bastoni, ma io ero molto vicino a lui, così ho toccato con una ruota il suo bastone, mi sono sbilanciato e sono caduto. Per fortuna non mi sono fatto nulla, soltanto qualche abrasione, così sono ripartito subito anche se la gara era compromessa. Peccato, perché mi ero preparato bene e sapevo di poter ottenere un buon risultato nella gara del venerdì, visto che si è decisa in volata e sarei stato lì con loro. Mi sono parzialmente rifatto nella sprint della domenica, nella quale siamo stati tutti vicini, segno che nel Mondiale svedese sarà una battaglia».

Qual è il tuo obiettivo per il Mondiale?
«Andrò con lo spirito che mi sono prefissato alla vigilia della stagione: divertirmi e accettare tutto quello che viene, perché non devo dimostrare nulla a nessuno, tantomeno a me stesso. La passione è ancora presente e mi dà la spinta per fare sempre il massimo. Non punto quindi al risultato, ma fare il meglio possibile».

L’Italia si presenta al Mondiale con una grande squadra.
«Le gare mondiali penso saranno veramente difficili. Noi italiani siamo competitivi dappertutto, soprattutto nella sprint, mentre siamo un po’ penalizzati in altre gare rispetto agli scandinavi, vedi le prove in salita. C’è sicuramente la possibilità di ottenere dei buoni piazzamenti, dipenderà dalle condizioni con cui arriveremo in Svezia. Non partiamo come super favoriti, ma siamo capaci di tutto e potremmo tirar fuori delle sorprese: oltre a noi sprinter, ci sono Bonaldi, Tanel, le gemelle Bolzan che sono una sicurezza e gli junior. Insomma si potranno avere dei buoni risultati, ma non esageratamente scontati come in altre occasioni. Sia per lo stile sia per le caratteristiche del tracciato, gli svedesi saranno favoriti».

Ti sono mancate le competizioni in questi anni?
«Sono sincero e rispondo no. Sono stato benissimo anche senza, ho avuto l’occasione di fare delle nuove esperienze. Avevo perso la motivazione, la voglia di preparare le gare, che di per sé sono sempre piacevoli da fare. L’inverno scorso, però, ho avuto sensazioni positive, quindi ho scelto di tornare e riviverle anche in gara».

Come hai iniziato a fare skiroll?
«A otto anni ho cominciato a praticare fondo, poi ho seguito le orme di mio fratello che aveva partecipato a diverse gare di skiroll. A 11 anni l’ho provato anch’io e mi sono subito divertito, anche se non avevo iniziato con l’intenzione di partecipare alle gare. Ricordo quando mio papà mi portava a provare e la maggior parte della giornata la spendevo a rialzarmi dalle cadute. Ho proseguito ad allenarmi e mio fratello Emiliano mi ha convinto a iscrivermi alle prime gare, nelle quali sono subito arrivati ottimi risultati. Ad appena 18 anni ho ricevuto la prima convocazione in nazionale e da lì è iniziata una carriera che mi ha dato molto di più rispetto alle aspettative. Ora sono tornato senza l’obbligo di dimostrare nulla, ma con la felicità di trasmettere qualcosa ai giovani».

Continuerai a gareggiare per gli Alpini Paracadutisti anche il prossimo inverno?

«Certo, sono entrato nel 2003 e sono stato per tanti anni a Bolzano, prima di trasferirmi a Verona nel 2011, dove è anche nato mio figlio. Con la mia famiglia viviamo stabilmente qui. Ai CASTA 2018, che si disputeranno al Sestriere, dovrei fare ancora il biathlon militare, che rispetto a quello di Coppa del Mondo prevede i fucili in dotazione all’Esercito e non la carabina. È uno dei principali obiettivi della prossima stagione. Pratico anche sci alpinismo e sci alpino, perché fare diverse attività è molto stimolante»

Giorgio Capodaglio

Ti potrebbero interessare anche: