Combinata | 27 settembre 2017, 07:23

Combinata, la giovane promessa Lena Prinoth: "Non mi aspettavo di vincere già in estate, ma ora voglio farlo anche in inverno"

La combinata nordica femminile guarda con grande speranza a questa giovane gardonese, appena quattordicenne, che ha già vinto due gare in OPA Cup: "Quando salto mi sento libera"

La giovane Lena festeggia sul podio

La giovane Lena festeggia sul podio

Sabato scorso ha vinto la sua seconda gara in OPA Cup, conquistando la Gundersen di 5km in Val di Fiemme. Lena Prinoth è una delle grandi promesse dello sci nordico italiano, nella combinata nordica femminile che sta guadagnando sempre maggiore considerazione, tanto da essere entrata a far parte dei Giochi Olimpici Giovanili che si disputeranno nel 2020 a Losanna. La gardenese, classe 2003, cugina di Aaron Kostner, combinatista di grande talento, fa parte di quel gruppo di giovani sulle quali sta scommettendo l'Italia. L’abbiamo intervistata dopo il successo ottenuto in Val di Fiemme, per sapere come sta vivendo questo periodo e quali sono le sue aspettative per il futuro.

Ciao Lena, complimenti per la tua bella vittoria in Val di Fiemme. Per te è un’estate molto positiva, avendo già vinto due gare di OPA CUP.
«Non mi aspettavo di ottenere due successi già questa estate. La vittoria in Italia è stata speciale, sono stata proprio felice, perché tutto è andato come volevo».

Quali sono le tue aspettative in vista dell’inverno?
«Visto come sono andate le cose fin qui, mi auguro di vincere altre gare e spero di entrare anche in Squadra C».

Puoi descriverti come atleta? Nel fondo sembri avere una marcia in più.
«Nel fondo vado abbastanza bene, soprattutto perché ho molta resistenza. Però sto ottenendo dei buoni risultati anche nel salto».

Come è nata la tua passione per la combinata nordica?
«Ho cominciato quattro anni fa, anche perché mio cugino, Aaron Kostner, tesseva sempre le lodi di questo sport e alla fine ho deciso di provarci. Devo dire che aveva ragione».

Ti ha dato mai dei consigli?
«Mi portava sempre con lui a fare fondo e mi ha aiutato tanto soprattutto a migliorare nella tecnica».

Hai cominciato direttamente con la combinata?
«In realtà avevo iniziato facendo salto, sport che mi ha subito affascinato. Poi ho conosciuto la combinata e me ne sono innamorata».     

Cosa provi quando sei in volo con i tuoi sci?
«Mi sento libera, perché posso inserire in quel salto tutti i miei sentimenti».

Dalla Val Gardena stanno uscendo tanti ottimi atleti; qual è il vostro segreto?
«Penso che ci alleniamo molto bene, siamo un bel gruppo e soprattutto ci piace tantissimo quello che facciamo, al di là dei risultati. Inoltre abbiamo degli ottimi allenatori e famiglie che ci sostengono».

Riesci a conciliare sport e scuola?
«Frequento il Liceo Sportivo di Ortisei e questo mi aiuta con gli impegni. Devo ammettere, però, che non è sempre facile andarsi ad allenare quando devi studiare per dei compiti in classe. Ma è giusto fare tutto, quindi non mi tiro indietro».

Hai un sogno nel cassetto?

«Sono molto giovane e credo di avere il sogno di ogni atleta della mia stessa età: diventare la più forte di tutte e vincere l’oro olimpico; purtroppo ci riuscirà una sola persona, ma spero di essere io».

La combinata nordica femminile gode di una sempre maggior considerazione da parte delle federazioni.
«Si, per noi combinatiste è una cosa bellissima, ci dà anche forza e coraggio di impegnarci sempre di più».

Oltre alla combinata nordica pratichi anche altri sport?
«Appena ho la possibilità faccio sempre sport. Mi piace anche andare a correre da sola, oppure fare arrampicata. Insomma tutto».

Hai un atleta che ti piace in modo particolare?
«Il mio idolo nel salto è Sara Takanashi, la più forte in assoluto. Nel fondo, invece, stimo tantissimo Petter Northug. Ecco, diciamo che l’ideale sarebbe riuscire a prendere le doti migliori di entrambi (ride ndr)».

Hai qualche dedica speciale dopo la bella vittoria in Val di Fiemme?
«Voglio ringraziare i miei genitori perché mi stanno aiutando moltissimo e il mio allenatore, Romed Moroder»

Giorgio Capodaglio

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