Sport vari | 29 settembre 2017, 14:45

Laurent Perruchon: "Arrivare in cima a 8.163 mt e vedere l'alba è stata un'emozione unica"

Fondoitalia ha raccolto le prime sensazioni ed emozioni del finanziere valdostano in servizio al Soccorso alpino di Entreves dopo aver scalato il Manaslu

Laurent Perruchon: "Arrivare in cima a 8.163 mt e vedere l'alba è stata un'emozione unica"

Laurent Perruchuon, Lollo per gli amici, dopo aver conquistano gli 8.163 mt del Manaslu, l'ottava montagna più alta del mondo, si trova ora a Kathmandu in attesa del volo che lo riporta a casa arricchito da questa indescrivibile sperienza.

Fondoitalia lo ha raggiunto telefonicamente per raccogliere le prime impressioni sulla sua impresa.

Laurent, innanzitutto complimenti per la tua straordinaria impresa. Quali sono le tue emozioni in questo momento?

"Grazie! Sono ancora emozionato per tutto quanto: essere lassù, a oltre 8.000 metri, all'alba, è qualcosa di indescrivibile, unico e davvero suggestivo."

Cosa hai provato quando sei arrivato in cima?

"E' come essere in un altro mondo, in un altro ambiente: vieni catapultato in un posto, fuori dal mondo. Noi siamo partiti prestissimo, era tutto buio e quando siamo arrivati in cima, la prima sensazione che ho avuto è stata quella di pace, tranquillità, serenità, spensieratezza: solo allora ho veramente realizzato ciò che avevo fatto. Ho tirato fuori dallo zaino le foto della mia compagna Roberta e di mio figlio e le emozioni si sono moltiplicate: il mio pensiero è andato ovviamente a loro e a mio papà che mi ha seguito tutta la salita perchè continuavo a vedere una stella che brillava più di tutte lassù in alto e questo mi ha dato tantissima forza."

C'è stato un momento in cui hai pensato di non farcela?

"Per la verità si: il giorno che dal campo 3 dovevamo spostarci al campo 4: sono partito subito bene ma dopo un'oretta ho iniziato a star male ed ero svuotato di ogni forza. Ho cercato di andare avanti ancora un pò ma ho peggiorato il mio stato e qui ho veramente pensato che avrei abbandonato la mia avventura. Ho provato a bere e mangiare qualche zucchero e stringendo i denti sono riuscito ad arrivare al campo 4".

Come si svolgevano le tue giornate nei vari campi?

"L'adrenalina era sempre al massimo perchè ogni giorno alla fine poteva essere quello giusto per salire: ogni giorno chiamavo con il satellitare casa per avere informazioni sul meteo guardando siti specifici e un metereologo di Chamonix per verificare quali potevano essere le giornate migliori, cercando eventualmente di anticipare le tappe dell'acclimatamento. Nei vari campi la vita è rallentata: mangi e bevi, bevi tanto per evitare di star male, ti prepari le cose da portre avanti nei vari campi e pensi a cosa ti può servire veramente e cosa lo puoi lasciare indietro. La notte peggiore l'ho passata al campo 4: siamo arrivati lì alle 3 del pomeriggio e siamo ripartiti a mezzanotte per raggiungere la cima. Tra il freddo e la tensione della scalata sono stato nel sacco a pelo con il tutone e ho aspettato che passassero le ore fino a quando non fosse stato il momento di partire."

Al giorno d'oggi che siamo abituati a vivere con TV, smartphone, tablet e internet si può ancora sopravvivere senza?

"Io l'ho vissuta bene: al campo base c'era la possibilità di avere un wi-fi a pagamento che però prendeva solo in quella zona. Ho ritenuto il costo eccessivo e mi sono goduto la compagnia del mio gruppo con cui sono andato subito d'accordo e passavamo il nostro tempo a raccontarci le varie storie di montagna. Si può sopravvivere senza il cellulare."

 

Debora Morzenti

Ti potrebbero interessare anche: