Sport&Life | 13 ottobre 2017, 08:48

Il mal di schiena del fondista

Massimo Tosello, osteopata di altissimo livello e allenatore di biathlon, scrive per Fondoitalia circa i problemi fisici dei fondisti, derivanti dall'evoluzione della tecnica, e qualche piccolo accorgimento per porvi rimedio

Il mal di schiena del fondista

E' purtroppo un falso mito che lo sciatore di fondo di qualsiasi livello non soffra, anzi sia maggiormente protetto, del più comune dei disturbi di questo millennio, ovvero il mal di schiena.

Questa teoria era in parte vera una trentina di anni fa, ma l’evoluzione della tecnica e dei materiali unita all’incremento del numero dei praticanti hanno cambiato di fatto le carte in tavola.

Il mal di schiena che si manifesta nello sportivo, sciatore e non, ha molteplici origini. Nel caso dell’agonista può essere imputato al fatto che la schiena è sottoposta ad un sovraccarico costante eccedente le capacità di tenuta di questo distretto che spesso è costretto a modificazioni morfologico strutturali. Entrando un pochino più nel dettaglio le continue sollecitazioni rendono una parte della muscolatura troppo poco elastica e stimolano la colonna a modificare le sue curve fisiologiche per economizzare gli sforzi, ma a discapito del suo stato di salute. Nel caso dell’amatore più banalmente i difetti tecnici e il poco allenamento portano a compiere una serie di malgesti ripetuti fino alla comparsa inevitabile del dolore. Le zone maggiormente interessate dal dolore nel caso dello sciatore di fondo sono sicuramente quelle riferibili al tratto dorsale e lombare.

Analizziamo ora rapidamente alcune delle cause per poter poi studiare una strategia di prevenzione che renda questa pratica il meno problematica possibile.
Perché ho iniziato facendo riferimento ad un esatto periodo storico e ai cambiamenti che ha portato in questa pratica? Innanzi tutto una trentina di anni fa è stata “inventata” la tecnica comunemente chiamata Skating, molto più fruibile per le masse e molto più performante per gli agonisti. Questa evoluzione ha aumentato la platea dei praticanti ed ha trasformato il più classico degli sport aerobici in uno sport ciclico di ripetizioni anaerobiche. Anche la tecnica classica ha seguito questa evoluzione e le gare di conseguenza sono state indirizzate verso lo stesso orizzonte. I materiali poi hanno avuto un’evoluzione pazzesca diventando, a partire dalle calzature, sempre più rigidi per facilitare il controllo e la performance. Ciò’ detto occorre legare le due cose per poter pensare alle soluzioni.

Partiamo dai piedi che a causa di questi cambiamenti non sono più il primo propulsore ma un punto di trasferimento delle forze allo sci per consentire la massima scivolata, la zona del bacino è diventata molto più importante e sollecitata per consentire alla spinta delle braccia di arrivare fino terra; le cosce, il petto e le braccia sono ora i formidabili motori che a ritmo frenetico fanno viaggiare il fondista a velocità prima solo sognate. La schiena a causa di tutti questi cambiamenti ha visto stravolgere ed aumentare progressivamente i carichi e gli sforzi a cui deve fare fronte ed ha iniziato a porgere alcune rimostranze, qui e’ nata la relazione sci di fondo mal di schiena.

Alla luce di queste rapide e grossolane, ma reali, considerazioni, che cosa poter suggerire al praticante di questa meravigliosa disciplina? Prima di tutto, squisitamente rivolto agli amatori, la cura della tecnica più corretta possibile quindi rivolgersi ad un professionista per fasi guidare rende il tutto più divertente e meno problematico rispetto al fai da te eliminando la maggior parte di quei mal gesti di cui si parlava all’inizio. Parlando poi di chi ha già una buona dimestichezza con la tecnica occorre certamente riflettere sulla preparazione a secco. Piedi e caviglie vanno mantenuti elastici e capaci di spingere anche se ingabbiati da attacchi e scarpette, lo psoas iliaco va mantenuto molto elastico perché è uno dei principali imputati nella lombalgia, i glutei e tutto il core devono essere forti e stabili e la parte dorsale alta deve essere sufficientemente forte ed elastica per coadiuvare braccia e petto nella spinta altrimenti si finisce in una posizione ipercifoticha che causerà in principio dorsalgie e in seguito scompensi in tutto il rachide.

Gli agonisti sono sicuramente seguiti attentamente da professionisti che curano questi aspetti in maniera maniacale, per tutti gli altri mi sento di caldeggiare l’inserimento di almeno una seduta settimanale di Pilates o Yoga all’interno delle loro attività, queste due discipline infatti perseguono con successo il mantenimento dell’elasticità e dell’equilibrio delle catene muscolari attraverso un controllo del movimento, delle contrazioni muscolari e della respirazione. Questi aspetti sono fondamentali nella ricerca del benessere e anche della prestazione’ infatti un fisico è in salute  e performante nel momento in cui si trova in una condizione di equilibrio ed è sufficientemente elastico da muoversi in armonia e controllo senza dover sovraccaricare nessuna struttura. Oltre a ciò’ e’ sicuramente buona abitudine effettuare un buon riscaldamento muscolare ed un routine di mobilizzazione articolare prima dell’attività (15 min. circa), così come una micro-routine per il recupero (5 min. circa) estratta sempre dallo Yoga o dal Pilates a fine giornata.

Con questi piccoli ma sostanziali accorgimenti la relazione sci/dolore alla schiena può essere interrotta o meglio ancora mai instaurata lasciando solo l’incanto ed il benessere che questo meraviglioso sport produce.


Dott. Massimo Tosello

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