Sci di fondo | 28 novembre 2017, 07:47

Dopo Ruka, il commento di Franco Bragagna: "Klaebo ha dominato come il miglior Northug"

Il telecronista della RAI a Fondoitalia: "Ho visto Pellegrino in ottima condizione e in prospettiva questa cosa mi fa ben sperare"

Pellegrino con Klaebo sul podio per la classifica finale della Coppa del Mondo "Sprint" 2016/17

Pellegrino con Klaebo sul podio per la classifica finale della Coppa del Mondo "Sprint" 2016/17

Si è aperta nel weekend la Coppa del Mondo di fondo, con il mini tour di Rukla, dominato al maschile da Klaebo. Per parlarne, anche in riferimento a quella che sarà la stagione olimpica, abbiamo intervistato Franco Bragagna, storica voce del fondo, oltre che dell’atletica, per la RAI.

Buongiorno Bragagna. Le prime gare di Coppa del Mondo hanno visto un Klaebo in grande forma e capace di gestirsi da veterano, nonostante la giovanissima età.  
«Nel modo con cui ha dominato la gara, soprattutto nelle scelte, mi ha ricordato il miglior Northug. Atleta, quest’ultimo, che non mi è mai piaciuto tanto, in primis perché è maleducato, poi in quanto scia in maniera vergognosa, cosa che compensa grazie al suo fisico straordinario, infine perché è un succhia ruote all’ennesima potenza. Al contrario, Klaebo è un ragazzo solare, ben educato, fa delle scelte tattiche straordinarie e ha una sciata in pattinato nettamente più bella da vedere rispetto a quella del miglior Northug. La cosa che mi ha più impressionato, domenica, quando io stesso l’avevo dato per perdente, l’ha fatta quando ha subito l’attacco di Sundby, ha pagato, l’ha lasciato fare, poi l’ha ripreso e vinto. Va detto che è in una forma straordinaria, non facile da tenere per tutta la stagione. Tornando al confronto con Northug, me l’ha ricordato nel dominio e nelle scelte illuminate. Con la differenza che Klaebo le ha fatte usando il cervello, mentre Northug è proprio fatto così. Guardate come questo ragazzo ha gestito anche la sprint: sapeva che in una gara normale Pellegrino avrebbe avuto la possibilità di batterlo in volata, anche se quella di Kuusamo non è una pista adatta all’azzurro, a differenza di PyeongChang, così ha deciso di metterlo alla corda fin da subito e non correre rischi».

Molto più indietro di forma è apparso invece Ustiugov.
«Innanzitutto ci tengo a sottolineare che non inizierei la stagione con tre gare in altrettanti giorni, perché secondo me, al di là dello spettacolo, bisognerebbe far partire la Coppa del Mondo in maniera più graduale. Detto ciò, ritengo che Ustiugov fosse strategicamente più indietro. Discorso simile per Cologna, che nelle stagioni mondiali o olimpiche entra in forma attorno al periodo del Tour de Ski. Coloro che devono trovare subito la condizione migliore sono gli atleti delle nazionali più competitive, che devono conquistarsi un posto nel contingente olimpico, come i norvegesi. Ustiugov sarà al quaranta per cento, perché ciò che conta quest’anno sono le Olimpiadi. Certo poi bisognerà vedere se riuscirà a partecipare, perché molto dipenderà dal CIO, che in occasione delle Olimpiadi di Rio si comportò come Ponzio Pilato, lasciando la decisione alle singole federazioni. Così in alcuni sport sono stati esclusi tutti, in altri hanno avuto la possibilità di partecipare solo gli atleti che, secondo loro, non rientravano nel sistema doping. Il CIO potrebbe decidere di escludere tutti gli atleti russi, oppure consentire la partecipazione a coloro che erano fuori dal programma doping, magari quelli più giovani, anche se poi una persona potrebbe comunque farsi delle elucubrazioni mentali e ricordare che in passato, in un altro sport, il doping partiva già in età giovanile. Detto ciò, è difficile capire cosa farà il CIO. Mi chiedo, inoltre, se, in caso di squalifica, gli atleti russi che parteciperanno come indipendenti, potranno gareggiare nelle gare di squadra. Va detto, però, che da un lato se la sono anche voluta, parlo del comitato olimpico russo e in parte il governo. Tornando a Ustiugov mi aspetto che sia al top per i Giochi, a meno che, appunto, non si resti nell’incertezza fino all’ultimo. In quel caso, anche mentalmente, potrebbe risentirne, perché come fai a prepararti per un evento al quale non sai se parteciperai? Il discorso vale anche per gli altri, compresi i giovani Bolshunov e Chervotkin che hanno impressionato nel weekend».

Una bella impressione l’ha fatta Pellegrino.
«Si è comportato benissimo nelle qualificazioni e ha fatto delle ottime scelte tattiche anche nei quarti e in semifinale. Mi è già sembrato in ottima forma e in prospettiva la cosa mi fa bene sperare. Crescerà di condizione e a PyeongChang troverà una pista adatta alla sua struttura fisica. Potrà togliersi soddisfazioni nella sprint in classico, anche se la carta più grande se la gioca nella team sprint. Vedremo chi sarà il suo compagno di gara, probabilmente Nöckler, insieme al quale non scende dal podio da anni. L’altoatesino, a volte, sembra poco cattivo nelle gare individuali di Coppa del Mondo, ma nel grande appuntamento rappresenta una certezza, è sempre cattivo al punto giusto, come accaduto anche a Lahti. Dovrà portare Federico attaccato ai migliori, perché poi il valdostano non sbaglia mai nel grande evento, lo prepara alla perfezione. Insomma il primo frazionista dovrà tenere botta e mettere Pellegrino nelle condizioni di vincere. Ecco perché mi intrigava anche, per questo format di gara, un Pittin, che sui 1500 metri da ripetere più volte a ritmi alti può fare bene, perché sa stare bene sull’uomo. Addirittura lo vedrei pure come un terzo frazionista in staffetta. Ovviamente, se ciò non creasse problemi al suo impegno con la combinata nordica. In qualunque caso mi affido a Chenetti, lui sa fare tutte le valutazioni, è un allenatore che la sa lunga e ha la bravura di saper portare gli atleti al grande appuntamento nella condizione migliore. Sicuramente, se in staffetta riuscissimo a tenere nelle prime tre frazioni, potremmo anche giocarci qualcosa con Pellegrino nell’ultima, perché ha dimostrato che, seppure con l’acido lattico che punge, la volata non la sbaglia mai».

Gli altri italiani come le sono sembrati.
«Un po’ indietro, ma era prevedibile. De Fabiani non entra mai in condizione già nelle prime gare. Anche Salvadori e Nöckler possono solo crescere nel corso dell’anno, devono solo mettere gare sulle gambe e trovare così il ritmo giusto».

Passiamo alle gare femminili: è stata una bella sfida tra Kalla e Bjørgen.
«La svedese prepara sempre bene la stagione olimpica, inizia ottenendo ottimi risultati e la conclude alla grande. Bjørgen ha dimostrato di essere già in grande forma, mi ha impressionato nella 15 in classico e mi aspettavo che l’avrebbe staccata anche in skating. Kalla, invece, ha interpretato al meglio la gara, è rimasta tranquilla e ha dato la stoccata decisiva al momento giusto. Tra le donne, poi, mi ha impressionato molto Haga».

Le due protagoniste di Ruka dovrebbero saltare il Tour de Ski, insieme ad altri big: le dispiace?
«Nell’anno olimpico, purtroppo, non tutti i big sono presenti. Secondo me il Tour de Ski può aiutare a trovare la forma migliore gli atleti che non puntano a chiuderlo nelle posizioni più alte, perché puoi dare il massimo in alcune gare e riposarti in altre, riuscendo così a trovare ritmo. Se sei protagonista e punti a vincerlo, invece, ti spremi, perché sei al gancio ogni giorno. Credo che i nostri atleti ci saranno, perché si conclude in Italia, anche se qualcuno alla fine potrebbe decidere di saltare il Cermis. Nessuno meglio di Chenetti potrà decidere la cosa migliore da fare, perché saprà valutare le condizioni dei suoi atleti e capire se qualcuno è in ritardo. Con un allenatore così fai fatica a sbagliare, perché raramente prende delle decisioni errate, va sempre dritto al suo scopo. Magari è un po’ schivo e non ha un grande rapporto con i media. Ma, personalmente, preferisco le persone poco mediatiche, che alle parole antepongono i fatti».

Torniamo a parlare dell’Italia: come vede il futuro delle nostre nazionali?
«Da questo punto di vista vedo meglio il movimento femminile, dove ci sono delle giovani molto interessanti. Va però detto, che tra gli uomini abbiamo tantissimi giovani già presenti in Coppa del Mondo, come De Fabiani e Salvadori, tanto che il più anziano è Nöckler, atleta ancora giovane, visto che ha ventinove anni. Comunque qualcosina di buono tra gli Under 23 e gli Junior si è vista, ma non come al femminile. Tra le ragazze ce ne sono alcune molto interessanti. Comarella e Ganz, insieme a Defrancesco e Pittin, possono farsi notare e ritagliarsi uno spazio importante. Anche Giulia Stürz è un’atleta molto giovane, così come mi auguro di rivedere Francesca Baudin, che negli ultimi due anni è stata frenata da diversi problemi. Spiace abbia già deciso di smettere Debora Agreiter, che aveva qualche numero e mi sembrava potesse fare bene in un determinato tipo di gare. Qualche infortunio in passato l’ha frenata, quindi ha scelto un altro percorso di vita»

Giorgio Capodaglio

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