Biathlon | 11 dicembre 2017, 16:53

BERSAGLIO MOBILE - Puntata 2. Le riflessioni sul weekend del biathlon

Ancora una volta abbiamo chiesto a René Laurent Vuillermoz di analizzare quanto avvenuto nei giorni scorsi el biathlon. Ne è venuta fuori una lunga disanima siu quanto accaduto.

BERSAGLIO MOBILE - Puntata 2. Le riflessioni sul weekend del biathlon

Tanta carne al fuoco nel weekend del biathlon. Non solo per quanto riguarda la Coppa del Mondo di Hochfilzen, ma anche l’Ibu Cup di Lenzerheide e la Coppa Italia di Forni Avoltri.

Vista la situazione abbiamo quindi deciso di chiedere il consiglio del rinomato chef René Laurent Vuillermoz per capire come cucinarla, ovvero per interpretare al meglio quanto accaduto nei vari livelli durante il fine settimana.

Queste le opinioni dell’ex biathleta valdostano in merito a quanto avvenuto tra venerdì e domenica.

Cominciamo da Dorothea Wierer. Nel weekend ha disputato due ottime gare, arrivando terza nella sprint e quarta nell’inseguimento. Performance di spessore associate al 90% al tiro. Il rovescio della medaglia è che probabilmente non avrebbe vinto neppure sparando con il 100%. Qual è la tua analisi?
“Io penso che le manchi un po’ di brillantezza, secondo me non è ancora al top della condizione atletica. Però anche quando lo raggiungerà sarà normale avere qualcosa in meno sugli sci rispetto a Mäkärärinen, Domracheva e compagnia. Quindi è obbligata a tenere percentuali altissime per poter essere competitiva con queste rivali. D’altronde è bravissima e fortissima, ma nel fondo ci sono avversarie che vanno di più. Lei ha bisogno di usare altre armi per vincere, come avvenuto in passato”.

Ha brillato anche Lukas Hofer, che però da’ sempre l’impressione di commettere quell’errore di troppo che gli impedisce di salire sul podio. Tu cosa ne pensi?
“Io credo che Hofer abbia raggiunto quel livello a cui era atteso da tempo. Ora è decisamente pericoloso per tutti. Purtroppo è vero, c’è sempre un errore di troppo al poligono. Però lui è presente e prima o poi quel colpo anziché andare troppo in alto o troppo in basso, entrerà come tutti gli altri. Quindi penso sia solo una questione di tempo prima di rivederlo sul podio”.

Sicuramente ha brillato di luce propria anche Thierry Chenal. Qual è la tua opinione sul suo esordio?
“È stato bravissimo. Parliamo di un ragazzo che due anni fa era fuori squadra perché ha avuto tantissimi problemi. Per fortuna il Centro Sportivo Esercito lo ha tenuto vivo e gli ha dato una mano, seguendolo anche nei momenti difficili. Sono contentissimo per lui,  perché ha fatto una sprint di alto livello a cui ha fatto seguire un autentico numero in staffetta, soprattutto considerando che era la sua prima presenza in Coppa del Mondo. In pochi in Italia sono riusciti ad avere un impatto come il suo con il massimo circuito. È stato bravissimo, però adesso non carichiamolo di responsabilità e lasciamolo crescere tranquillo. La sua deve essere una stagione per fare esperienza e per capire cosa significa gareggiare in Coppa del Mondo, carpendo tutte le informazioni possibili da chi è più navigato”.

Lisa Vittozzi non ha invece rubato l’occhio come a Östersund. È un passo indietro, oppure una situazione fisiologica?
“Lisa per il momento fa fatica e si vede. Non dimentichiamoci che deve adattarsi ai nuovi materiali, perché passare da Fischer a Rossignol comporta un bel cambiamento a livello di tecnica. Secondo me già da gennaio farà un passo avanti sugli sci rispetto a ora. Non mi farei problemi, perché sono convinto che quando dovrà essere presente secondo me ci sarà.”

Al contrario Thomas Bormolini ha dato interessanti segnali di crescita sugli sci. Pensi sia stato un weekend di grazia, oppure che sia la sua nuova dimensione?
“Thomas mi sembra aver fatto un importante passo in avanti sia nel fondo che sul piano mentale. Sono felice per lui, perché ne aveva bisogno. Sono convinto che abbia realizzato quel salto di qualità che gli era mancato sinora, quindi d’ora in poi potrà lottare per piazzamenti sinora sconosciuti”.

Chi è rimasto lontano dai suoi standard di rendimento sono Dominik Windisch e Federica Sanfilippo, oltre ad Alexia Runggaldier che però si è ammalata. Quali sono i tuoi pensieri in merito?
“Alt! È vero che sono tutti e tre lontani dal top, ma sono tre situazioni diverse. Andiamo con calma”.  

Ok, partiamo da Windisch. Ha ragione chi si sta preoccupando, oppure è prematuro?
“Lui è partito benissimo con la staffetta mista di Östersund, forse proprio per questo si è caricato di pressione da solo e sta pagando questo fatto. Hochfilzen poi è un poligono che non perdona, non propriamente quello ideale per ritrovare serenità al tiro. Credo possa recuperarla durante le vacanze di Natale, quando potrà staccare con la testa e lavorare come si deve. Purtroppo il biathlon è così, perché è un attimo perdere la bussola. Però al momento non mi farei grossi problemi. Chi  invece mi preoccupa un pochino è Alexia Runggaldier”.

Perché dici così su Runggaldier?
“Perché nel suo caso i malanni stanno diventando troppo frequenti nelle ultime settimane e questo è sintomo di fragilità. Ha dovuto fermarsi già prima dell’inizio della Coppa del Mondo. Io, se fossi in lei, non andrei a gareggiare in Francia. Mi fermerei e mi sottoporrei a delle analisi per capire se sta succedendo qualcosa di strano, oppure se si tratta solo di stanchezza. Sulla base di quanto emerso dalle analisi deciderei come regolarmi per ritornare forte a gennaio. Anche perché questa è una stagione olimpica e vorrei stare sicuro su tutto. Però ripeto, questa è solo la mia opinione ed è ciò che farei io, perché durante la mia carriera ho vissuto una situazione analoga sulla mia pelle”.

Infine, situazione Sanfilippo?
“Sicuramente un po’ meglio rispetto a Östersund, però non ci siamo ancora. Aspettiamo di vederla in Francia. Spero che tenga duro mentalmente, perché fare tanta fatica e finire indietro è sempre difficile. Io credo che abbia solo bisogno di digerire i grandi volumi di lavoro svolti in autunno e sia in difficoltà per questo. Quindi va aspettata”.

Allarghiamo lo sguardo ai livelli inferiori. Nicole Gontier non è dispiaciuta in Ibu Cup, mentre c’è stato il rientro di Karin Oberhofer in Coppa Italia. Cosa ci dici in merito?
“Io mi auguro che Nicole venga portata in Coppa del Mondo in Francia. Sta andando forte e bisogna approfittarne. Primo perché se lo merita, secondo perché ha messo in mostra progressi al tiro. Io la promuoverei e la farei gareggiare a Le Grand Bornand, per me il suo livello è da circuito maggiore. Riguardo Karin l’ho vista molto bene in Coppa Italia. Sta correndo con una freschezza mentale e fisica, nonostante la gravidanza, che le permette di essere serena e tranquilla. Ha trovato un bellissimo equilibrio tra sport e famiglia e a Forni Avoltri ha dato l’impressione di divertirsi. Credo che a gennaio sarà pronta per la Coppa del Mondo”.

Invece quali opinioni hai sul settore maschile?
“Voglio essere sincero. A parte Saverio Zini il livello medio degli altri italiani schierati a Lenzerheide non mi sembra ancora all’altezza dell’Ibu Cup. A mio modo di vedere bisognerebbe ruotare maggiormente le pedine. Mi riferisco soprattutto al fatto che Rudy Zini, migliore italiano in Ibu Cup lo scorso anno, e Pietro Dutto non siano neppure stati presi in considerazione per queste gare cadette. Mi auguro che almeno uno dei due possa essere della partita a Obertilliach nel weekend che arriva. È vero, non sono più di primo pelo, ma se loro possono dire la loro in Ibu Cup e gli altri no è giusto che gareggino loro, anche perché per i giovani non è facile e non è produttivo andare in Ibu Cup e non qualificarsi per gli inseguimenti. A volte sarebbe meglio fare un passo indietro in Coppa Italia, per ritrovare brillantezza e fare qualche confronto. C’è la possibilità di farlo, bisogna solo avere il coraggio di mettere in pratica questa politica”.

Ampliamo ora l’orizzonte a tutto il mondo. Il piatto forte del weekend è stato il duello tra Johannes Bø e Martin Fourcade dove, per una volta, è stato il norvegese a impartire una lezione al poligono al francese. Tu pensi che siamo prossimi al cambio della guardia in vetta al circuito, oppure che Johannes sia semplicemente partito più forte di Martin?
“Allora, io ho avuto l’impressione che sabato i francesi non avessero grandi materiali. Quindi penso che la seconda vittoria di Johannes sia stata propiziata anche da questo. Ci aggiungo che all’ultimo poligono non è stato Bø a vincere, ma Martin a perdere. Mi spiego. Il norvegese è stato perfetto, ma non ha fatto nulla di eccezionale per i suoi standard. Al contrario il francese è proprio venuto meno, è come se avesse sbagliato a gestire il tiro in piedi, come se gli sia mancato qualcosa per chiudere il cerchio. Ci può stare, soprattutto considerando che tra i due sembra avere più margine di crescita nelle prossime settimane. Hai parlato di possibile cambio della guardia, ma quello lo pesiamo alle Olimpiadi. Fourcade sa cosa vuol dire vincere in quel contesto, Bø non ancora. In Norvegia ci sarà grande pressione su di lui. Johannes è fortissimo anche sul piano mentale, perché arrivare assieme a Martin all’ultimo poligono di un inseguimento e non farsi condizionare significa non avere paura di niente. Però a PyeongChang potrebbero entrare in gioco altri fattori che normalmente non ci sono in Coppa del Mondo. Poi, non ci sono solo loro due. Schempp credo andrà in crescita e Fak si è proprio ritrovato. I russi invece sono messi veramente male. Arriveranno prima o poi anche loro, ma vedremo quando cambieranno marcia. Comunque ci aspetta un weekend difficile. Le previsioni per le Grand Bornand danno tanta pioggia e tanta neve. Situazioni molto complicate per i materiali e molto difficili da gestire fisicamente, anche perché sarà la terza settimana di gare”.

Abbiamo esaurito il settore maschile. Parliamo delle donne, dove invece la situazione sembra essere opposta. Ovvero le gerarchie non appaiono per nulla definite, anche se nel weekend hanno vinto atlete esperte e di sicuro talento.
“Sicuramente Domracheva e Kuzmina non hanno vinto 5 ori olimpici per caso. Vediamo cosa succederà, ma tra le donne oggi è così. C’è un livellamento estremo dove possono vincere in tante. Le protagoniste saranno sempre le stesse: Dahlmeier, Mäkäräinen, Domracheva, Kuzmina, Herrmann (che è una bella mina vagante), Braisaz e anche la stessa Wierer. Insomma, ti ho già fatto sette nomi papabili per vittoria e podi, che a seconda dei contesti possono anche diventare dieci/dodici. La forchetta è molto più aperta, non come i maschi dove nonostante il livello sia altissimo, ce ne sono due leggermente superiori a tutti. Io credo che i valori inizieranno a delinearsi davvero da Ruhpolding, però le competizioni saranno sempre equilibrate e non escludo sorprese. Magari anche a PyeongChang”.  

Francesco Paone

Ti potrebbero interessare anche: