Sport&Life | 13 dicembre 2017, 11:14

Non è questione di sfortuna

Relazione tra Sport Agonistico e Difese Immunitarie

Non è questione di sfortuna

“La preparazione stava andando bene anzi, benissimo. Mi sentivo invincibile. Ma proprio adesso che mancano solo due settimane alla gara, dove finalmente avrei potuto dare prova di tutti gli sforzi fatti, mi dovevo prendere questo brutto raffreddore?”

Quante volte ti è capitato di imbatterti in un “malanno stagionale”, una forte laringite, una faringite, una bronchite proprio a poche settimane o giorni da una gara importante? Questo evento, che dopo vedremo non essere proprio “fortuito”, molto spesso interrompe il tuo programma di allenamento e, se non gestito correttamente, in alcuni casi può compromettere a tal punto la preparazione da farti sbagliare anche la gara. Non è questione di sfortuna, come qualcuno potrebbe pensare, la fisiologia ci spiega chiaramente il perché atleti che si allenano intensamente possono andare incontro a deficit del sistema immunitario molto più frequentemente di quello che si possa pensare.

Sebbene lo sport non agonistico e moderato possano vantare diverse indicazioni positive per la salute, non da ultima quella di riuscire a rinforzare il sistema immunitario, non è così per chi si allena in modo intensivo e pratica sport a livello agonistico.

Per spiegare in modo completo i meccanismi che portano a questa immunosoppressione momentanea, che può esporre ad un aumentato rischio di infezioni nell’atleta agonista vorrei ricordare che il sistema immunitario, come tutti i sistemi biologici, funziona bene quando è in equilibrio con tutte le sue componenti. Se facciamo un’intensa attività fisica prolungata nel tempo produciamo una grande quantità gli “ormoni dello stress”: adrenalina, noradrenalina e cortisolo che possono alterare il nostro equilibrio. Se andiamo a leggere il foglietto illustrativo di qualsiasi medicinale a base di cortisone (l’equivalente del nostro cortisolo) ci accorgiamo che, come effetto collaterale, viene sempre riportata una maggiore suscettibilità ad andare incontro ad infezioni. Questo è proprio quello che avviene anche negli atleti che con allenamenti prolungati nel tempo si trovano nelle condizioni di produrre cortisolo, che avrà un effetto immunosoppressivo che li renderà più vulnerabili alle infezioni. In particolare si è visto che mentre nelle attività brevi o a bassa intensità si rileva un aumento dei linfociti (cellule del sistema immunitario) sia durante sia dopo lo sforzo fisico, nel caso di attività intense (>70% VO2max) o prolungate (> 1 ora) si ha un iniziale aumento delle cellule immunitarie che viene seguito da un crollo vertiginoso nel periodo che va dalle 3 alle 72 ore successive.

Sarà importante che i professionisti della medicina sportiva prendano in seria considerazione questo aspetto per mettere in atto tutte le strategie necessarie per ridurre al minimo il rischio, come d’altra parte si è sempre fatto per la prevenzione degli  infortuni di tipo osteo-articolare.

Come Sanitari che lavorano da anni per la prevenzione delle patologie invernali vi vogliamo dare alcuni consigli.

Ancora una volta l’alimentazione deve rappresentare sempre il primum movens per un atleta perché come abbiamo detto, la performance del sistema immunitario dipende dai livelli di stress. Ricordiamoci che uno tra i principali stressor modificabili è proprio l’alimentazione. Oltre a rappresentare una fonte di stress per l’organismo, l’alimentazione sbagliata o un eccessivo carico calorico possono alterare la capacità digestiva causando un accumulo a livello intestinale di una certa quantità di macromolecole non digerite. Queste scorie in parte diverranno nutrimento per la nostra flora batterica intestinale che, modificandosi, produrrà una disbiosi (alterazione della flora) putrefattiva (in caso di eccesso di proteine) o fermentativa (se in eccesso di carboidrati). La disbiosi porterà a sua volta una maggior vulnerabilità immunitaria poiché il 70% del nostro sistema immunitario è localizzato proprio a livello intestinale e da qui comunica con tutte le altre mucose, tra cui quella associata a bronchi, laringe e faringe.

Una volta sistemata la digestione e l’alimentazione possiamo affidarci alla natura che ci mette a disposizione diversi rimedi in grado di migliorare la nostra risposta immunitaria proprio a partire dalla modulazione della reattività e dello stress. Tra questi ricordiamo: oligoelementi come lo Zinco, Vitamine come la D3 e la C, estratti naturali come l’Eleuterococco e gemmoderivati come Ribes nigrum e Betula pubescens. Parlando di sistema immunitario non possiamo dimenticarci dei micoterapici tra cui annoveriamo: Reishi, Maitake e Shiitake. In relazione alla terapia con i funghi, ci riserviamo di approfondire l’argomento in un prossimo articolo. Per tutti gli atleti che invece si curano con l’omeopatia sarà possibile individuare diversi rimedi utili a promuovere una migliore risposta immunitaria anche se, personalmente, trovo l’omeopatia più efficace sul sintomo in fase acuta piuttosto che come prevenzione.

Lo stesso principio omeopatico del “Similia similibus curantur” (il simile cura il simile) presuppone infatti che ci sia un sintomo da curare. Che si tratti di Omeopatia, Fitoterapia, Gemmoterapia, Oligoterapia o Micoterapia ciascun rimedio andrà valutato caso per caso in base alle necessità specifiche e al tipo di attività svolta da ciascun atleta.

Buon inverno a tutti.

Dr. Roberto Camnasio/Dr. Roberto Parravicini

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