| 28 dicembre 2017, 22:36

L'ULULATO DEL BUBO - Puntata 2. "Per il Tour de Ski occhio a De Fabiani. L'assenza più pesante tra le donne? Haga!"

Fulvio "Bubo" Valbusa fa le carte al Tour de Ski, che prenderà il via il 30 dicembre da Lenzerheide.

Francesco Paone

Francesco Paone

Siamo ormai alla vigilia della XII edizione del Tour de Ski, la prova multi stage per antonomasia dello sci di fondo che da domani si dipanerà lungo 7 tappe in 9 giorni tra Lenzerheide, Oberstdorf e la Val di Fiemme, concludendosi come di consueto con la scalata del Cermis.

Abbiamo allora interpellato in merito Fulvio Valbusa, che nella seconda puntata della sua rubrica “L’ululato del Bubo” ha fatto le carte all’ormai imminente manifestazione.

Partiamo dal settore maschile. Chi pensi sia il favorito, o i favoriti, per la vittoria finale?
“Il mio favorito è chiaramente Ustiugov, che ha vinto l’anno scorso e in questo inizio stagione non è certo andato piano. D’altronde Klæbo non c’è e Sundby non dovrebbe essere al meglio alla luce del problema respiratorio avuto nei giorni scorsi che ne ha anche messo a repentaglio la partecipazione. Sinceramente mi è venuto il dubbio possa essere pretattica, ma non credo, mi sembra molto improbabile. Attenzione poi a non sottovalutare Cologna. Non è ancora al top, magari non vincerà neanche una tappa, ma secondo me potrebbe tenere un rendimento da formichina e zitto zitto arrivare sul podio in chiusura del Tour de Ski, anche perché prima di Natale era apparso in crescendo. Inoltre bisognerà tenere d’occhio Bolshunov. È in condizione, sta andando forte, ed essendo giovane ha una grandissima capacità di recupero. Quindi in una manifestazione come il Tour de Ski questa qualità può aiutare tantissimo. Dovrà però stare attento a non strafare e magari imparare dal più esperto Ustiugov come si gestiscono gli sforzi. Quindi, ricapitolando, se devo indicare tre candidati al podio finale dico Ustiugov, Cologna e Bolshunov. Aggiungo Sundby come punto di domanda in base alla sua condizione e, sempre come interrogativo, ti faccio un nome a sorpresa, ovvero quello di De Fabiani”.

Però! Come mai questo azzardo?
“È una vera e propria scommessa, considerando che sinora lo abbiamo visto tenere un rendimento altalenante e soprattutto inverso alle sue caratteristiche, essendo andato meglio nello skating rispetto al classico. Però, proprio per questo, va tenuto d’occhio. Potrebbe aver riscaldato la cavalleria. È una sensazione che ho. Penso possa fare davvero bene, anche considerando che al Tour de Ski non c’è un lotto di partenti così estremo. Oddio, Ustiugov e Sundby non sono certo scartini, però il norvegese potrebbe non essere in condizione e il russo – se dovesse essere superiore a tutti gli altri – potrebbe anche concedere qualcosa. Io penso che per De Fabiani questa possa essere una grande occasione per provare a salire sul podio. Se starà bene credo che ci possa provare. Insomma, mi aspetto qualcosa da Francesco in questo Tour de Ski, sono ottimista nei suoi confronti”.  

Allora rimaniamo in casa Italia. De Fabiani a parte, cosa ti aspetti dagli altri azzurri?
“Sicuramente Pellegrino può fare il botto nelle sprint, soprattutto in quella a skating di Lenzerheide, dove partirà per vincere, però non lo sottovaluterei neanche in quella in alternato di Oberstdorf. Riguardo Nöckler, sappiamo bene che a inizio stagione fa sempre fatica perché è un diesel e mi rendo conto che per lui l’appuntamento dell’anno è la team sprint olimpica. Però siamo arrivati al Tour de Ski e questa è l’occasione giusta per ingranare. Lo spero per lui, cosicché esca un po’ dall’ombra di Pellegrino e del tandem della prova a coppie, mostrando così il suo reale valore – che è di livello medio-alto – anche nelle gare a inseguimento e a cronometro. Poi sappiamo bene come Salvadori sia un combattente, non molla mai, quindi alla fine potremmo vederlo messo abbastanza bene in classifica generale. Spero che Rastelli possa trovare una consacrazione nella media classifica dando così indicazioni in ottica olimpica, dove non si può andare con i quattro staffettisti e nessun altro. Infine per Bertolina l’importante è fare esperienza”. 

L’assenza di Klæbo è un gran peccato. Come valuti la sua decisione di rinunciare al Tour de Ski?
“Secondo me non è un decisione sua, ma dei tecnici. Se non fosse stato anno olimpico avrebbe partecipato senza problemi, ma con lui si sta pensando in grande. Credo si stia valutando di fargli fare una gara in più del previsto alle Olimpiadi, dove chiaramente partirà con l’ambizione di vincere tutto ciò a cui parteciperà. Quindi si sta intelligentemente guardando a PyeongChang per portarlo in straforma proprio in quel momento. L’anno scorso ai Mondiali era in condizione, ma l’oro non è arrivato. Lui in Corea vuole gli ori, perché arrivare secondo sarebbe una sconfitta. Di conseguenza vorrà essere straripante durante le competizioni a Cinque cerchi”.  

Archiviato il discorso maschile passiamo alle donne dove la vincitrice sembra scritta in partenza. Heidi Weng appare avere qualcosa in più di tutte le altre, anche considerando le assenze di Kalla e Bjørgen. Tu cosa ne pensi?
“Sì, Heidi Weng è la grande favorita. È una fondista completa e rispetto alle avversarie dirette ha chiaramente qualcosa in più sul Cermis. Se starà bene non vedo nessuna in grado di attaccarla. Østberg è più o meno al suo livello, ma in salita paga dazio e per provare a vincere deve arrivare all’ultima tappa con grande vantaggio. Parmakoski non la vedo performante in tutte le tappe; magari mi smentirà, ma secondo me cederà strada facendo. Può comunque ambire al podio, per il quale non sottovaluterei l’americana Jessica Diggins. Comunque, sai cosa ti dico? Secondo me l’assenza più pesante è quella di Ragnhild Haga”.

In che senso?
“Perché Haga è l’atleta che avrebbe potuto rendere il Tour de Ski femminile incerto. È migliorata tantissimo, sta disputando la miglior stagione della carriera e soprattutto in passato aveva già fatto vedere di poter andare davvero forte sul Cermis. Insomma, Haga avrebbe potuto essere la grande avversaria di Weng in questo Tour de Ski. Invece non sarà così, perché ha preferito fare altre scelte. Qui torniamo allo stesso discorso fatto per Klæbo: se non fosse stato anno olimpico Ragnhild avrebbe corso senza problemi. Invece non vuole rischiare nulla in ottica PyeongChang, dove i pettorali saranno solo 4. Trovandosi in una squadra di fuoriclasse ha preferito concentrare tutti i suoi sforzi per arrivare al top in Corea e non è certo da biasimare”.  

Capitolo Italia. Non ci sarà Ilaria Debertolis, indubbiamente numero uno azzurra nello scorso inverno, ma sinora assolutamente impalpabile. Quali sono i tuoi pensieri al riguardo?
“La decisione di Debertolis credo sia corretta. Sta facendo fatica, quindi ha poco senso impegnarsi in una manifestazione massacrante come il Tour de Ski. Meglio allenarsi per cercare di ritrovare lo smalto dei giorni migliori. Brocard la conosciamo, l’obiettivo è fare quanti più ingressi in zona punti possibile. Per il resto spero che qualche giovane possa dare segnali. Ci saranno tante assenze, quindi mi auguro che qualche nostra ragazza possa incollarsi alle code giuste e tirare fuori un piazzamento che possa essere un’iniezione di fiducia in ottica futura. Sai, anche solo riuscire a rimanere con un’avversaria quotata può farti scattare qualcosa nella testa, farti venire il pensiero ‘Però, ci sono anche io’ grazie al quale puoi credere maggiormente nei tuoi mezzi. Il salto di qualità si costruisce anche così, vedendo e gestendo i ritmi reali della Coppa del Mondo. Proprio per questo mi lascia un po’ perplesso la decisione di non schierare Comarella e Ganz. Non sono un tecnico, però io le avrei portate, giusto per permettere loro di fare esperienza. Opinione personale”.

Infine chiudiamo parlando del Cermis. Non pensi che avere una tappa finale di quel tipo uccida un po’ il pathos? Insomma, sappiamo già che se Weng non dovesse perdere troppo terreno allora sarà difficile da battere. Non ha forse troppa incidenza?
“Sai, il Giro d’Italia se non sei uno scalatore non lo vinci. Nel Tour de Ski è lo stesso, perché si va a coronare quel genere di atleta che si salva nelle sprint e va come un treno in salita. Però dire così è riduttivo. Io penso che se un atleta ci tiene a vincere il Tour de Ski, allora deve obbligatoriamente allenare anche le qualità di scalatore. Ti porto l’esempio della mia esperienza e di quando ho preparato le Olimpiadi di Torino, dove era prevista la famosa salita del lupo. Con il mio allenatore Vito Scandola abbiamo svolto una preparazione mirata. In un impianto dismesso della Lessinia facevo 7/8 ripetute in salita di 1.500/2.000 metri in una mattinata; e questo lavoro ha dato i suoi frutti a Torino, dove su quella salita ho fatto la differenza. Quello che voglio dire è che se vuoi vincere il Tour de Ski, devi lavorare sulla salita perché puoi migliorare le tue qualità. È tutta una questione di obiettivi. Se sai cosa vuoi, puoi andartelo a prendere”.  

Francesco Paone

Ti potrebbero interessare anche:

In Breve