| 08 gennaio 2018, 10:37

BERSAGLIO MOBILE - Puntata 4. Si ricomincia da dove si era rimasti

Le riflessioni sulla prima tappa dell'anno solare 2018 della Coppa del Mondo di biathlon in compagnia di René Laurent Vuillermoz ci parlano di una situazione cristallizzata.

BERSAGLIO MOBILE - Puntata 4. Si ricomincia da dove si era rimasti

La Coppa del Mondo di biathlon ha affrontato la prima tappa dell’anno solare 2018. Come di consueto andiamo a fare il punto su quanto avvenuto con l’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz.

Tra gli uomini abbiamo ricominciato da dove si era finito, ovvero con Martin Fourcade e Johannes Bø una spanna sopra tutti gli altri. A Oberhof il francese ha battuto il norvegese in entrambe le gare, ma grazie alla precisione al poligono. Infatti i rapporti di forza sugli sci stretti non sono cambiati. Tu cosa ne pensi? Ormai c’è stato il sorpasso come prestazioni nel fondo, oppure è ancora prematuro fare questa affermazione?
“Secondo me è prematuro. Io resto convinto che Martin sia lontano dal top, perché non ho visto una grandissima differenza nel Fourcade di Oberhof rispetto a quello di dicembre. Lo si capisce dal suo sguardo. Non dico che non sia sereno, però di sicuro non è a posto. Nonostante questo, penso che farà tutte le tappe di gennaio perché quando c’è uno come Johannes che ti stuzzica, allora puntare alla settima Coppa del Mondo consecutiva diventa ancora più stimolante, considerato anche come in questo momento il piccolo Bø abbia una penalità di margine su tutti gli altri”.

La tappa di Oberhof sembra averci riconsegnato Tarjei Bø ed Emil Hegle Svendsen competitivi per salire sul podio. Credi possano provare a impensierire i due dominatori?
“Sicuramente il loro ritorno al vertice è un’ottima notizia, perché sono due belle bestie che possono provare a rompere le uova nel paniere ai due big e quindi creare più spettacolo. Ok, Martin non è al top supremo, comunque Svendsen nella sprint gli è arrivato a 10” e Tarjei credo abbia anche qualcosina in più. Penso che Ruhpolding possa dare risposte su questi due, perché la pista e il poligono sono molto diversi da Oberhof. In Baviera va tutto più veloce rispetto alla Turingia. Comunque, ora come ora, si giocano il terzo/quarto posto e per due come loro non deve essere facile da digerire un fatto del genere”.

A proposito di Norvegia, si sta facendo un gran parlare delle prestazioni di Ole Einar Bjørndalen. Visto il suo rendimento potrebbe addirittura rischiare l’esclusione dai convocati per i Giochi olimpici di PyeongChang.
“Sarà una bella gatta da pelare per la federazione norvegese! Magari a tanta gente non piacerà quello che sto per dire, però non si vive con il passato. Lui è un campionissimo, ma lo sport è ingrato e per guadagnarti le Olimpiadi devi andare forte anche se ti chiami Ole Einar Bjørndalen. Adesso fa veramente tanta fatica, però va detto che le condizioni di Oberhof vanno prese con le molle. La neve era difficile, alla fine aveva perso tanto in scorrevolezza. Vediamo cosa succederà a Ruhpolding, dove Ole si deve augurare che la neve sia diversa, perché arrivare a giocarsi tutto ad Anterselva non sarebbe facile”.

Passiamo alle vicende italiane. Qual è la tua analisi su quanto accaduto a Oberhof? Partiamo da Hofer.
“Luki sta andando veramente forte sugli sci e c’è sempre quella penalità di troppo che gli pregiudica un eventuale podio. Mi sembra sulla falsariga della stagione 2010-’11, perchè è molto regolare. Gli manca ancora qualcosa, ma potrebbe arrivare proprio nel momento più importante. Lasciamolo così, quanto sta facendo va benissimo, vedrete che prima o poi piazzerà la zampata”.

Capitolo Windisch. Si sta scoprendo uomo staffetta, perché come a Östersund tira fuori il meglio proprio nelle gare a squadre. Come interpeti questa situazione?
“La staffetta è sempre un po’ più semplice da affrontare psicologicamente. È diversa dalle gare individuali e probabilmente in questo momento per Dominik è più facile approcciare le prove a squadre. Su di lui sono molto tranquillo, è un ragazzo che si sa gestire e sa fare le cose quando servono. Va aspettato, senza mettergli fretta, soprattutto considerando che c’è Hofer in grado di garantire risultati”.

Volgiamo ora lo sguardo ai ragazzi nati negli anni ’90. Di loro cosa dici?
“Bormolini nel suo piccolo mi pare sulla falsariga di Hofer. Sta andando forte, è cresciuto e sta trovando una certa regolarità. Forse cerca ancora troppo il risultato, lo desidera e lo vuole ardentemente. Invece è un qualcosa che deve arrivare da solo. Quando succederà sarà tutto più facile. Per quanto riguarda Chenal, lui deve imparare e fare esperienza. Quanto sta facendo va benissimo. Il suo compito è essere una pedina sicura in staffetta nel momento in cui verrà chiamato in azione, come avvenuto a Oberhof. Nelle gare individuali è un altro discorso. Il suo è ancora un apprendistato e come tale va preso. Sono stati bravissimi a non farsi condizionare dalle condizioni meteo e a fare il lavoro al meglio. Un podio non lo si fa mai per caso! Su Montello dico solo che credo sarebbe stato meglio mandarlo in Ibu Cup per un confronto con gli altri. Tra l’altro nel circuito cadetto l’obiettivo dovrebbe essere quello di marcare più punti possibile nella Nations Cup in maniera tale da avere 5/6 posti l’anno prossimo, in questo modo si creerebbero quei pettorali per permettere ai giovani di gareggiare con costanza a livello internazionale e fare esperienza con tranquillità”.

Altro da segnalare in campo maschile?
“Sì, vorrei spendere due parole per Benjaimin Weger. Se ne parla poco, ma è davvero bravo perché sta andando forte ed è regolare. È un atleta che nel momento in cui inanella tre/quattro gare di fila può diventare una mina vagante per tutti. Aggiungo che malanno di Lesser a parte, è strano che i tedeschi abbiano bucato la tappa di casa. Però non mi preoccuperei per loro, hanno un sistema abbastanza stabile e saranno pronti per febbraio”.

Passiamo alle donne, Anastasiya Kuzmina appare su una nuvola. Da junior aveva dimostrato grandissimo talento, ma forse solo oggi si sta realizzando appieno. Cosa pensi di lei? Appare quasi inattaccabile.
“La verità è che Kuzmina si prepara per questa stagione da due anni. Dopo la seconda gravidanza è rimasta ferma un altro inverno e nell'ultimo non ha gareggiato a tempo pieno. Ha fatto una lunga preparazione specifica e si vede. È dimagrita tantissimo rispetto al passato e questo fatto sicuramente la aiuta parecchio. Inoltre gode di una freschezza atletica non indifferente, perché le gare ti segano le gambe sia fisicamente che psicologicamente. Avendone fatte poche negli ultimi anni, lei vive di questa freschezza e ora come ora fa davvero la differenza”.

Secondo te può reggere fino a fine marzo e portarsi a casa la Coppa del Mondo?
“Secondo me sì. Molto dipenderà dal tiro, lì potrebbe fare più fatica se dovesse calare leggermente di forma. Però di alternative non ne vedo molte. Dahlmeier è fragile come il cristallo e Koukalova non c’è. Forse la più credibile è Braisaz, che ormai ha fatto il salto di qualità ed è costantemente ad alto livello. C’è anche Mäkäräinen, però è un po’ altalenante. Domracheva dipende da come si alza la mattina. Insomma, ora come ora non sgorgo grosse minacce alla supremazia della Shipulina”.

Wierer non la vedi come una potenziale candidata alla Sfera di cristallo?
“È dura, perché le manca qualcosa sugli sci, ovvero la regolarità ad alto livello. Potrebbe diventare una contender se trovasse quello step in più nel fondo, perché perde tanti punti nelle sprint. Vincere la Coppa del Mondo in sé è già difficilissimo, perché devi essere sempre presente e sempre al top. Dorothea può esserlo al tiro, ma non sugli sci. Se dovesse riuscire a completarsi ancora di più fisicamente, allora potrebbe essere un obiettivo, però oggi non la vedo davvero in corsa”.  

Abbiamo introdotto l’argomento Italia. Cosa ci dici sulle altre azzurre impegnate?
“Confermo che Lisa a mio modo di vedere sta facendo fatica, a Oberhof poi questo fatto si è acuito. Aspettiamo Ruhpolding che è pista più facile. L’ho già detto e lo ripeto: sarà pronta per febbraio. Federica viaggia tra alti e bassi, ma ha sempre vissuto così. Deve trovare un po’ più di tranquillità e scioltezza al tiro. Infatti in staffetta ha lavorato bene e qui mi ripeto: sono gare diverse, dove non corri per te, ma per gli altri. Le avvicini con spirito differente rispetto alle prove individuali, dove invece sei sempre all’attacco. Infine su Nicole direi che non la si può giudicare su una tappa sola, soprattutto se si parla di Oberhof, dove le condizioni sono sempre molto difficili. Chiaramente subisce ancora il poligono, perché non è in fiducia. Però ha dimostrato di esserci sugli sci. Deve solo riuscire a ingranare in piazzola, portando in Coppa del Mondo le buone sessioni fatte in Ibu Cup. Molto più facile a dirsi che a farsi, ma di sicuro ci può riuscire”.  

Francesco Paone

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