| 09 gennaio 2018, 17:00

L'ULULATO DEL BUBO - Puntata 3. "Il Tour de Ski ha bisogno di qualche ritocco, così come è ora l'interesse si spegne""

Fulvio "Bubo" Valbusa analizza quanto emerso dal Tour de Ski, che a suo modo di vedere va modificato per tenere vivo l'interesse.

Foto di Francesco Paone

Foto di Francesco Paone

La dodicesima edizione del Tour de Ski è passata agli annali con i successi di Dario Cologna e Heidi Weng. Come sempre, la prova a tappe per antonomasia dello sci di fondo ha fornito verdetti e lanciato molti spunti di riflessione.

Andiamo dunque ad analizzarli assieme a Fulvio “Bubo” Valbusa, nella terza puntata de “L’ululato del Bubo”.

Cominciamo dal settore maschile, dove Dario Cologna ha dato spettacolo ed è letteralmente rinato. Ci avresti scommesso?
“Sinceramente no. Avevamo detto che partiva per salire sul podio, ma vederlo vincente era già più difficile da pronosticare. Cologna è stato semplicemente grandioso e non ha sbagliato nulla. È un calcolatore, conosce il Tour de Ski come le sue tasche e sa cosa fare per conquistarlo. Peccato per la tappa di Oberstdorf completamente stravolta, perché purtroppo alla fine è mancato il duello con Ustiugov. Se si fosse disputata la sprint in alternato e se la successiva mass start fosse andata in scena sul tracciato previsto, anziché su quell’anello da 2.100 metri che ha creato tanto caos e tanto scompiglio in pista, sarebbe stato interessante capire come si sarebbe messa la classifica. Sicuramente ci saremmo divertiti maggiormente, però penso che alla fine avrebbe comunque vinto Cologna. Aveva una marcia in più rispetto a tutti gli altri. Ha tirato il collo persino a Sundby, che non sarà stato al 100%, ma comunque era competitivo perché sul Cermis ha fatto segnare il miglior tempo. È davvero tornato il Dario dei tempi belli e ritrovarsi a 31 anni non è per nulla facile. Questo Cologna fa paura, perché se dovesse arrivare così alle Olimpiadi potrebbe davvero puntare alle medaglie d’oro, con quella della 15 km a skating su tutte”.

Nello stesso weekend invece il suo coetaneo Petter Northug ha vissuto una delle giornate più difficili della sua carriera, faticando oltremodo in Scandinavian Cup. Strana la vita, vero?
“Assolutamente. A questo punto credo che per lui sarà davvero difficile strappare la qualificazione per le PyeongChang. Pensa un po’ come sono messi bene in Norvegia, possono perdere per strada Petter Northug e comunque pensare di fare man bassa di medaglie alle Olimpiadi”.  

Passiamo all’Italia, cosa ci dici degli azzurri in questo Tour de Ski? Due di loro sono stati protagonisti.
“Pellegrino è una sicurezza, ha fatto quello che doveva salendo sul podio nella gara a lui più favorevole. Peccato per la cancellazione della sprint in alternato perché sarebbe stato bello vederlo anche nella tecnica a lui meno amica. Inoltre tanto di cappello a De Fabiani, perché la gara dove ha conquistato il podio è stata difficilissima. Come ho detto si è rivelata una competizione caotica ed è stato davvero bravo a emergere per andarsi a prendere quel terzo posto. Inoltre ha raccolto anche altri buoni piazzamenti. Cercava delle risposte e le ha avute, mi sembra abbia finalmente ritrovato i ritmi giusti. Lui ha fatto bene a non partire per il Cermis, perché l’anno scorso i suoi tibiali hanno patito tantissimo la scalata e questo fatto ha compromesso il resto della sua stagione. È brutto non arrivare sul Cermis, però nella sua situazione avrei fatto la stessa scelta. Diverso il discorso per gli altri azzurri”.

Cosa vuoi dire?
“Personalmente avrei fatto finire il Tour de Ski ai vari Nöckler, Salvadori e Rastelli. La scelta di evitare il Cermis non mi è piaciuta, perché non mi pare si debba preservare la condizione. Non sono stati ottenuti risultati così eclatanti che giustifichino il ritiro strategico. Per carità, ogni tanto li si è visti, però complessivamente dietro a Pellegrino e De Fabiani si fa fatica. Qualcuno dirà che non è una novità, ma io inizio a essere preoccupato anche in ottica team sprint olimpica”.

In che senso?
“Chi sarà il partner di Chicco? Nöckler? Allora sono preoccupato. D’accordo, nelle prove a coppie con le medaglie in palio è sempre stato incisivo, però fino adesso nell’inverno in corso ha dimostrato poco e gli è sempre mancata la continuità. Mi chiedo se si possa pensare di schierare con serenità e a scatola chiusa un ragazzo che sinora in stagione non ha ancora ottenuto un piazzamento di rilievo. Spero possano arrivare riscontri positivi dalle sprint che si disputeranno in gennaio, ma la team sprint di Dresda non so quanto potrà essere indicativa in vista di quella olimpica. Il tracciato è piatto, mentre in Corea la pista sarà durissima”.  

Bertolina però il Tour de Ski lo ha concluso. Non vuoi spendere due parole su di lui?
“Assolutamente sì! Mi è piaciuto un sacco perché è stato combattivo e ha voluto arrivare fino in fondo. Chi finisce il Tour de Ski si merita sempre grande rispetto. La sua decisione è stata premiata, perché proprio sul Cermis ha realizzato il 18° tempo ottenendo i primi punti di Coppa del Mondo della carriera. Ha messo in mostra lo spirito giusto per essere un vero fondista”.

Passiamo al settore femminile. Verrebbe da dire ‘Tutto secondo pronostico’, almeno per quanto riguarda la vittoria.
“Effettivamente le cose non sono andate in maniera tanto diversa da come le si pronosticava. Heidi Weng partiva come grande favorita e ha vinto il Tour de Ski persino più semplicemente del previsto. Østberg è stata davanti finché a potuto, ma poi ha ceduto. Se si fosse disputata la sprint di Oberstdorf avrebbe avuto l’opportunità di guadagnare qualche secondo, ma anche se ne avesse avuti 30 in più di margine sarebbe comunque stato impossibile per lei impensierire Weng sul Cermis. Quindi poco è cambiato”.

Alle spalle delle due norvegesi il podio è stato completato dalla statunitense Jessica Diggings. L’avevi indicata come un outsider per il terzo posto e non ti ha deluso. Come mai credevi così tanto in lei?
“Perché Jessica Diggins non avrà una tecnica sopraffina, ma ha un gran motore! Con queste caratteristiche il Cermis è terreno fertile. Infatti si è dimostrata molto competitiva. Non sono sorpreso dal suo rendimento di quest’anno, ma al contrario nelle stagioni passate mi stupivo del fatto che faticasse. Credo abbia finalmente capito che il Tour de Ski può essere fatto per lei e chissà, magari in futuro potrebbe anche provare a vincerlo”.

Dai, non può essere andato tutto secondo pronostico, altrimenti ti ci saresti giocato la casa. Deve esserci qualcuna che ti ha stupito o deluso.
“Sì, qualcuna c’è. Parlo di Teresa Stadlober, che ha smesso di fare la comparsa ed è diventata protagonista. D’altronde se non è una delle prime 10 del mondo poco ci manca. Ti dirò di più. Dato che alle Olimpiadi si possono schierare solo quattro elementi per ogni gara e che le norvegesi di punta potrebbero non fare tutte le competizioni, io credo che Stadlober possa anche aspirare a qualche medaglia. Non dico quale, però se tutto gira per il meglio, potrebbe provare a fare il colpaccio”.

Austria che si fa protagonista, ma in tema di nazioni alpine non può non essere citata Laurien Van der Graaff, che ha riportato la Svizzera al successo in campo femminile dopo ben 31 anni. Cosa ci dici su di lei?
“Ha fatto una grande gara nella giornata giusta, in cui aveva sci perfetti e tanti spettatori a spingerla. Ha pescato il jolly, perché avrà anche una tecnica acerba, ma di testa è assolutamente matura. Ha capito di poter fare una cosa esagerata, non ha avuto paura e si è presa la vittoria. Insomma, è quella mentalità che manca un po’ alle italiane. Quello della Van der Graaff è il modo giusto di affrontare lo sci di fondo, quindi complimenti”.

Hai citato le italiane, mi pare di capire che non sei molto soddisfatto di quanto visto in campo azzurro.
“Allora, io ho già fatto i complimenti a Elisa Brocard e glieli rifaccio, perché se li merita. Ha combattuto, ha tirato fuori tutto quello che aveva e ha svuotato il serbatoio portando a casa un bel gruzzoletto di punti. Tanto, tantissimo rispetto per Elisa, che tra l’altro è stata l’unica delle nostre a finire la manifestazione. Anche qui non condivido la scelta di ritirare certe atlete dal Tour de Ski. Come ho già detto per i maschi, non c’è una condizione atletica da preservare in vista della Corea. Intanto alle Olimpiadi non abbiamo proprio velleità di medaglia, è impossibile per le azzurre salire sul podio, ma soprattutto quella condizione deve ancora arrivare! Queste ragazze non hanno ancora trovato un ritmo di gara costante e di conseguenza sono prive di un rendimento sicuro, soprattutto in ottica staffetta. A PyeongChang dovremo pur portarne qualcuna, non possiamo andare solo con due atlete. Anzi, speriamo che si riprenda Ilaria Debertolis. Fare il Cermis poteva essere un modo per sbloccarsi, lavorare, fare gamba e iniziare a trovare la condizione in vista delle Olimpiadi. In Corea l’obiettivo sarà quello di fare piazzamenti degni o almeno vedere le ragazze che si impegnano in maniera costante con cattiveria e tanta voglia di arrivare. Queste qualità durante il Tour de Ski le ho viste solo in Elisa Brocard, nelle altre invece poco o niente”.

Hai tirato fuori l’argomento staffetta, che sappiamo ti è molto cara. Si possono trarre delle indicazioni in ottica olimpica per quanto riguarda le prove a squadre?
“Sì, di giorno in giorno mi sono studiato un po’ la situazione. Tra le donne chiaramente la Norvegia sembra imbattibile. Però attenzione, perché a differenza del recente passato non darei per scontato il podio tutto nordico. Sicuramente la Svezia sarà una favorita per le medaglie e questa Charlotte Kalla potrà fare ancor di più la differenza, inoltre la Finlandia è una squadra molto solida ed esperta. Tuttavia queste americane non stanno sbagliando un colpo e sono sempre lì. Zitte zitte ne piazzano un paio nelle dieci e tre/quattro nelle venti in ogni gara. Credo che le statunitensi vadano tenute seriamente in considerazione per le medaglie sia nelle team sprint che nella staffetta a quattro. Infine non taglierei fuori la Russia, soprattutto nella gara a coppie. Hanno una squadra giovane e sono sempre presenti. Quindi le norvegesi sono favoritissime, però resta da capire cosa succederà dietro, perché secondo me le posizioni non sono scontate”

Invece sul settore maschile cosa dici?
“Anche qui Norvegia una spanna sopra tutte le altre. D’altronde hanno una scelta impressionante. Klæbo, Sundby, Holund, Krogh solo per citarne quattro. Hanno la possibilità di variare la loro staffetta come vogliono. Sono favoriti, però attenzione perché la Russia fa paura. Ustiugov lo conosciamo, Bolshunov è ormai una realtà e hanno tanti giovani che non hanno paura di niente e proveranno a far saltare il banco. Penso siano loro la principale alternativa alla Norvegia, anche perché la Svezia non esce bene da questo Tour de Ski. A parte Halfvarsson li ho visti tutti in discesa. Rickardsson ha dato qualche segnale, ma nulla più. Hellner addirittura si è ritirato. Sappiamo benissimo che gli svedesi sanno preparare i grandi appuntamenti e difficilmente li sbagliano, ma per ora l’avvicinamento alle Olimpiadi non è molto convincente. Difficile vedere altre squadre sul podio nella staffetta a quattro. La Finlandia la vedo un po’ zoppicante, vanno un po’ a singhiozzo e soprattutto gli manca il quarto. L’Italia è messa bene su due frazioni, ma sulle altre due farà troppa fatica. Speriamo nella team sprint dove chiaramente abbiamo più chance di medaglia”.

Infine una riflessione sul Tour de Ski. Ti è piaciuta questa edizione?
“Non del tutto. Bello il Tour de Ski, però è triste vedere arrivare sempre 30 ragazze e 40 ragazzi. L’evento era stato creato per generare interesse, ma mi pare che questo scemi con il passare delle tappe. Lo dimostra il Cermis di quest’anno, dove non c’è stata una grande risposta di pubblico. In passato eravamo abituati a vedere il pienone, invece nel 2018 non abbiamo avuto un numero di spettatori all’altezza del blasone che vorrebbe avere la manifestazione”.

Sono parole amare. Pensi che si possa e si debba cambiare qualcosa?
“Certo! Bisognerebbe fare delle riunioni per cercare di capire come rendere il Tour de Ski più interessante. Si dovrebbe analizzare la situazione e discutere per bene il da farsi. Non si può arrivare con così poca gente in Val di FIemme. Evidentemente il punteggio quadruplo non è più accattivante e devo dire che forse è meglio così, perché la distribuzione dei punti non mi convince. È sempre stato esagerato dare 400 punti di Coppa del Mondo a chi vince la manifestazione, anche considerati tutti quelli assegnati dalle tappe precedenti. Questo punteggio era stato pensato come incentivo per invogliare gli atleti a concludere il Tour de Ski, ma è chiaro che non ha più effetto. Quindi tanto vale toglierli, perché stravolgono la corsa alla Sfera di cristallo. Insomma, credo che si debba fare una bella riflessione per capire quali ritocchi apportare alla manifestazione per ridarle l’appeal di qualche anno fa, perché così non va bene. Un’ipotesi potrebbe essere quella di aumentare i premi in denaro, oppure stabilire che chi non termina il Tour de Ski non porta a casa neppure i punti delle tappe corse prima del ritiro. Spero che vedendo il Cermis di quest’anno, la Fis si faccia un bell’esame di coscienza e ragioni sul futuro”.  

Francesco Paone

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