| 22 gennaio 2018, 17:36

BERSAGLIO MOBILE - Puntata 6. "Dorothea ha corso con carattere, può fare uno scherzetto a tutte le big"

La tappa di Anterselva è stata l'ultima della Coppa del Mondo di biathlon prima dei Giochi olimpici di PyeongChang. Andiamo a vedere quali indicazioni sono emerse dalle competizioni altoatesine.

Pentaphoto

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Con la tappa di Anterselva si sono disputate le ultime gare di Coppa del Mondo prima dei Giochi olimpici di PyeongChang. Andiamo allora a fare il punto della situazione assieme a Renè Laurent Vuillermoz.

Cominciamo dal settore femminile, dove abbiamo visto una Dorothea Wierer in grande spolvero. Al di là dei risultati raccolti, ha destato davvero una gran bella impressione, dimostrando di potersela giocare ad armi pari con chiunque.
“Sì, al vertice del circuito c’è un grande equilibrio tra cinque big tra cui troviamo anche Dorothea. Lei ad Anterselva ha proprio picchiato i pugni sul tavolo facendo tre belle gare. Vero che correva in casa, quindi conosceva a menadito la pista, ma sugli sci è andata veramente forte. Peccato per l’ultima serie della mass, ma prima aveva preso in mano le redini della gara dimostrando di avere un grande carattere. Quindi attenzione a lei, perché potrebbe fare un bello scherzetto alle altre”.

So che ti sei già espresso in merito, ma questa Wierer non può fare un pensierino anche alla Sfera di cristallo?
“Kuzmina e Mäkäräinen hanno fatto su e giù, ma sono sempre lì. Dahlmeier è la più forte, ma manca ancora di condizione e ha due settimane per trovarla. Vedremo come usciranno le big da PyeongChang, se con le ossa rotte o con il collo appesantito dalle medaglie. Secondo me gli strascichi olimpici potrebbero galvanizzare o affossare le atlete. La metto leggermente indietro rispetto alle altre tre, ma a questo punto Dorothea potrebbe essere della contesa e dire la sua anche per la classifica generale. Nelle ultime due settimane è proprio mancata Justine Braisaz, che probabilmente ha perso il treno per la Coppa. Però i virus intestinali sono davvero troppo debilitanti. In questo senso bisognerebbe imparare dai norvegesi, che non si fanno remore a fermarsi anche un paio di settimane per recuperare le energie il più in fretta possibile”.

A proposito di Norvegia Tiril Eckhoff è rinata improvvisamente, il che ci ricorda come alle Olimpiadi potrà sicuramente uscire qualche coniglio dal cilindro.  
“I cavalli pazzi nel biathlon ci sono sempre stati, io ne ero la dimostrazione. Tiril Eckhoff comunque non è l’ultima arrivata e ha raccolto una vittoria di cui la squadra norvegese aveva bisogno come il pane. In tema di cavalli pazzi io terrei d’occhio Marie Dorin Habert. Non è ancora la sua versione migliore, però quanto fatto ad Anterselva può essere di buon auspicio per i Giochi”.

 Wierer a parte, cosa possiamo dire del resto della squadra azzurra?
“Lisa credo abbia pagato l’aspettativa di gareggiare in casa. Nella sprint ha un po’ sorvolato il poligono, ma il giorno dopo si è riscattata disputando un grandissimo inseguimento. Per questo io rimango convinto che tornerà da PyeongChang con una medaglia individuale. Federica è un po’ nel limbo, sta disputando una stagione un po’ strana. Però quando c’è stato bisogno di fare il numero ha risposto presente, come dimostrato dalla staffetta di Ruhpolding. Lei ci ha abituati a qualche botto e quest’inverno non lo ha ancora trovato. Chissà, magari arriverà proprio quando conta di più. Sono contentissimo per Nicole, perché ha fatto un gran weekend, testimoniando di essere capace di stare lì con tutte e di poter sparare bene. Deve solo credere in sé stessa e porsi un vero obiettivo. Sono felice anche per Alexia, che ha confermato le eccezionali qualità di tiro e con questi risultati ha legittimato la convocazione per le Olimpiadi”.

Passiamo al settore maschile, dove è impressionante constatare quanto siano superiori Martin Fourcade e Johannes Bø. Nel weekend il conto delle vittorie dice 2-1 per il norvegese, ma quello dei punti 168 a 158 in favore del francese. È un po’ il leitmotif di tutta la stagione, non trovi?
“Quei due si stanno spartendo tutte le gare, si tratta di qualcosa fuori dal comune. Sicuramente Johannes è stato impressionante, perché riuscire a infliggere così tanto distacco agli altri su una pista come Anterselva è semplicemente pazzesco. Il tracciato sarà anche duro, ma ad Antholz è difficile fare la differenza. Infatti, Bø a parte, nella sprint i tempi nel fondo sono risultati tutti abbastanza vicini. Vuol dire che è andato veramente fortissimo. Però, alla fine, Martin fa più punti perché è più regolare e non ha i passaggi a vuoto del norvegese. Tra l’altro definire un sesto posto un passaggio a vuoto la dice lunga su quanto sia spaventoso il rendimento di entrambi”.

A proposito di Martin. Arriva alle Olimpiadi con 15 podi in 15 gare. Siamo a 18 consecutivi tenendo in considerazione le ultime tre competizioni dell’anno scorso. Questo fatto non rischia di aggiungere ulteriore pressione? Adesso tutti si aspetteranno quattro medaglie.
“Non credo sia un grande problema, lui la pressione la sa gestire. Ha già detto ai media francesi che sarà più difficile intervistarlo, ridurrà le sue presenze e cercherà più tranquillità. Secondo me non cambierà un granché per lui”.

L’ovvia conseguenza di questo duopolio è che il resto del mondo non riesce a vincere in nessun modo.
“Questo è un fatto interessante che mi stupisce un po’. I tedeschi per esempio sono cresciuti, ma non tutti. Sicuramente Peiffer, Doll e Kühn sono saliti di colpi, invece Schempp e Lesser fanno più fatica. È una situazione abbastanza particolare che però non vale solo per loro. Ci sarà da divertirsi, perché tanta gente arriverà a PyeongChang un po’ spaesata proprio a causa dell’assenza di risultati pesanti”.

Assenza di risultati che a Bjørndalen è costata la convocazione per i Giochi olimpici. Anterselva è stata una bella rivincita per Birkeland e soprattutto Bjøntegaard, i quali hanno dimostrato sul campo di aver meritato il posto a discapito del ‘Grande vecchio’.  
“Bjøntegaard già a inizio stagione aveva fatto vedere di essere in grande forma. Ci siamo già dimenticati le gare di Sjusjøen, dove aveva bastonato tutti? Si è qualificato per la mass start e ha fatto podio. Bravo. Lo sport è questo!”

Capitolo Italia. Cosa possiamo dire degli uomini azzurri?
“Allora, parlo da osservatore esterno, ma nella serie a terra della sprint io ho visto il panico. Secondo me hanno pagato la pressione. Il biathlon è crescita come popolarità, i media sono più presenti rispetto al passato e credo che gli azzurri abbiano patito questo fatto. Indubbiamente il vento non ha aiutato, però quello è il poligono dove lavorano tutti i giorni. Lo conoscono e dovrebbero saperlo gestire. Invece non hanno retto la tensione. Porto come esempio la sessione di Windisch, che ha iniziato a dare tacche da tutte le parti senza venirne a capo. Però nonostante il 4 a terra ha reagito benissimo ed è andato come un aeroplano sugli sci, entrando nei venti e facendo poi un bel risultato anche nella mass start. Credo che per lui la sprint possa essere un’esperienza da cui imparare. Se lavorasse più tranquillo sarebbe in grado di fare risultato in ogni gara e l’ha dimostrato facendo lo zero in piedi in condizioni difficili. Arriverà pronto in Corea, ne sono certo. Ha chiuso bene l’ultimo appuntamento pre-olimpico. Non si può dire lo stesso di Hofer, che però nonostante le difficoltà del weekend conferma di essere sempre molto presente. Nel suo caso penso che per giocarsi le medaglie dovrà far partire molto più rapidamente il primo colpo a terra. Non può impiegare così tanto ad aprire, lascia sul piatto troppi secondi. Bormolini ha proprio steccato. Ci può stare, è la prima gara veramente bucata della sua stagione. Peccato sia successo in casa e peccato sia capitato nella sprint. Succede. Arriverà comunque ai Giochi pronto e in fiducia. Vorrei spendere una bella parola sia per Chenal che per Montello. Di Thierry mi è piaciuto molto il poligono in piedi della sprint, dove è rimasto un minuto e cinque secondi per cercare lo zero. Non è qualcosa che si vede fare spesso da un italiano. È vero, per trovare lo zero ha perso l’inseguimento, però meglio così che sparare a casaccio e sperare in bene. In piazzola si è sbattuto, ha avuto l’approccio giusto. Per Beppe sono davvero contento, perché ha ritrovato in extremis il bandolo della matassa e non era per nulla semplice, soprattutto in una stagione olimpica”.

Chiudiamo parlando delle staffette olimpiche. Credi ci possano essere due ballottaggi per il quarto pettorale? Gontier/Runggaldier tra le donne e Chenal/Montello tra gli uomini?
“Ora come ora punterei su Runggaldier e Chenal. Tra le donne non so se rischierei Nicole, perché il poligono è difficile e Alexia ha dimostrato di avere il tiro. Inoltre non dimentichiamoci che in staffetta l’anello è di 2 km, quindi ci si può difendere meglio sugli sci. Tra i maschi i due citati nel fondo hanno dimostrato di essere più o meno allo stesso livello, ma Thierry ha già fatto vedere di saper reggere la pressione quando il poligono scotta. Però alle staffette olimpiche manca ancora un mese e prima si disputeranno tutte le gare individuali, che potranno dare i riscontri affinché i tecnici scelgano al meglio”.

Francesco Paone

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