Sci di fondo | 20 aprile 2018, 14:35

Elezioni FISI 2018, i candidati - Claudio Ravetto: "La meritocrazia deve tornare a essere il fondamento essenziale"

Il candidato alla Presidenza della federazione a Fondoitalia: "La FISI è una grande società con tre anime diverse e deve essere gestita da un team; dobbiamo combattere la disaffezione ed evitare che i giovani smettano presto"

Claudio Ravetto quando allenava la nazionale (Pentaphoto)

Claudio Ravetto quando allenava la nazionale (Pentaphoto)

Domenica 22 aprile a Milano è in programma l’Assemblea Federale Ordinaria Elettiva per la presidenza della FISI e il nuovo consiglio federale. Quattro i candidati per la presidenza: il presidente uscente Flavio Roda, che per ottenere il terzo mandato dovrà superare il 55% dei voti, Maurizio Paniz, Claudio Ravetto e Franco Vismara. Fondoitalia ha deciso di intervistare i quattro possibili presidenti della FISI, ponendo loro otto domande standard.

Oggi è il turno di Claudio Ravetto, biellese classe 1960. Una vita nel mondo dello sci, inizialmente come atleta, poi nel ruolo di preparatore atletico nel Comitato Alpi Occidentali, quindi allenatore anche in FISI nelle discipline tecniche negli anni di Rocca, prima di ricevere il ruolo di direttore tecnico del settore di sci alpino. Ecco come ha risposto alle domande di Fondoitalia.

Buon pomeriggio Ravetto: cosa l’ha spinta a candidarsi alla presidenza della FISI?
«Sono cinquant’anni che ho la tessera FISI. Ho sempre lavorato per la federazione, prima come atleta, poi da preparatore, quindi come tecnico, direttore tecnico e agonistico. In questi anni ho sempre segnalato le cose da migliorare senza essere ascoltato. A questo punto della vita ho deciso quindi di prendermi le mie responsabilità e metterci la faccia. Anziché segnalare invano le cose che non vanno, ho deciso di agire e cambiarle in prima persona».

Su cosa si incentra il suo programma e quali sono i suoi punti di forza?
«Il programma è stato pubblicato. Il punto principale è lo sport al centro di qualsiasi del progetto federale. Il fondamento essenziale di tutte le attività sportive deve essere la meritocrazia. Questa deve continuare a essere la regola principale degli sport in generale e nel nostro caso della neve».

Cosa pensa della FISI attuale?
«Sta diventando una grande società e per questo motivo va gestita da più persone, in team, gruppo che lavora per organizzare al meglio tutta la federazione. La FISI ha tre anime: l’alto livello, lo sport come ricerca del talento e la divulgazione dello sport di montagna. Tre anime con regole diverse, che vanno gestite in modo particolare da più persone. Una federazione grandissima come la FISI va gestita in team formati da professionisti, dilettanti e volontari».

Secondo lei i risultati sportivi dell’ultimo quadriennio bastano a rendere il bilancio più che positivo?
«Ci sono settori che sono andati bene come le donne, altri carenti. Il trend è un po’ preoccupante, non per quanto riguarda i risultavi sportivi, ma per il costante calo di persone che praticano questo sport. Il numero di tesserati e di atleti è sempre più basso. Le ragioni sono molteplice e vanno analizzate, però questo trend di disaffezione è molto preoccupante».  

Come intendete promuovere i settori giovanili?
«Bisogna cambiare soprattutto negli sport principali, perché nell’alpino oggi c’è una sola strada, quella che porta all’altissimo livello fino alle Olimpiadi. In questa maniera, però, tanti giovani smettono troppo presto, perché la strada è unica, senza alternative, tappe intermedie o standard più bassi. Si pensa solo all’alto livello al quale arrivano in pochi mentre gli altri sono così costretti a fermarsi. Per questo motivo vanno rivisti i nostri circuiti nazionali che oggi sono obsoleti. Quello dello sci alpino deve essere più visibile, dobbiamo creare qualcosa di gratificate affinché tutti possano praticare ancora questo sport anche dopo i quattordici o quindici anni. Invece chi si perde per strada oggi decide di smettere e questo non possiamo più permettercelo. Un atleta può maturare dopo e comunque anche quelli che non sono ad alto livello possono decidere di continuare. Aggiungo: la gara stessa, a livello giovanile, deve essere più intesa come divertimento. Bisognerà premiare soprattutto la prestazione e non il risultato».

Se dovesse vincere le elezioni, quale sarebbe il suo primo intervento da presidente?
«Innanzitutto dovrei far ripartire tutta l’attività, perché le elezioni hanno fermato tutto e le squadre devono partire e iniziare ad allenarsi. Un’operazione da fare il più velocemente possibile perché ogni minuto che si perde è un danno. A quel punto convocherei gli Stati Generali della federazione in estate per capire insieme quali strade seguire e raccogliere idee su come evitare la disaffezione di cui ho parlato in precedenza, coinvolgendo ovviamente sci club e comitati regionali. Poi punterei sull’aggiornamento dei nostri circuiti ormai obsoleti e modificherei i metodi di selezione e l’organizzazione delle squadre regionali e giovanili».  

Come far crescere ancora la FISI dal punto di vista economico?
«Attraverso delle sinergie perché gli appassionati di sport invernali sono tanti. La FISI è l’unica federazione che ha un indotto importante. Vorrei far sedere al nostro tavolo come ospiti anche gli impiantisti e i maestri di sci per coinvolgere tutti e crescere ancora di più. Bisogna, infatti, includere tutti, compresa la scuola, partner imprescindibile per il nostro futuro. Dobbiamo fare in modo che mandino i bambini sulla neve e bisogna proporre le vacanze invernali magari in periodi diversi nelle varie regioni».

Qual è secondo lei lo stato di salute delle discipline nordiche e quali sono le sue proposte per far crescere questo settore?
«Abbiamo delle punte di diamante come Pellegrino ma non delle grandi squadre. Dovremo lavorare sodo affinché possiamo avere in futuro un numero maggiore di campioni, anche se sinceramente non credo si possa tornare ai livelli di una volta quando avevamo oltre dieci atleti di altissimo livello. Dovremo però lavorare e investire sui talenti migliori mettendo la massima qualità a disposizione degli atleti, perché solo in questa maniera si eccelle nello sport»

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G.C.

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