Sci di fondo | 09 giugno 2018, 15:26

Mirco Bertolina: "La chiamata della Squadra A è arrivata al momento giusto"

Il fondista è stato convocato per la prima volta nella nazionale maggiore: "È un 2018 fin qui bellissimo per me; ho raggiunto la giusta maturità fisica e mentale, è il momento di alzare l'asticella"

Mirco Bertolina dopo la 50km di Holmenkollen

Mirco Bertolina dopo la 50km di Holmenkollen

È un periodo davvero ricco di sorprese ed emozioni per Mirco Bertolina. Un 2018 indimenticabile nella vita professionale e in quella privata: nel fondo ha conquistato i suoi primi punti in Coppa del Mondo, è stato splendido protagonista nella 50km di Holmenkollen ed è stato convocato per le Olimpiadi di PyeongChang; nella vita privata, invece, ha sposato la sua Valentina e presto diventerà papà di due gemelli. Nel mezzo ha ricevuto per la prima volta nella sua carriera la convocazione nella Squadra A della nazionale di fondo e in questi giorni sta affrontando il primo ritiro sullo Stelvio. È un Mirco Bertolina ovviamente entusiasta, quindi, quello che abbiamo contattato telefonicamente.

Ciao Mirco. Partiamo dal momento in cui hai ricevuto la chiamata in nazionale?
«Mi ha chiamato direttamente Saracco il lunedì e cinque giorni dopo è iniziato il raduno. Una cosa velocissima che mi ha anche sorpreso perché ero preso da altre cose. Infatti proprio il fine settimana precedente mi sono sposato e con mia moglie avevamo anche organizzato qualche giorno fuori, non un viaggio di nozze visto che è incinta di due gemelli. Invece ho rinunciato molto volentieri alle ferie per partecipare al raduno sullo Stelvio. Per me è una bella gioia, soprattutto perché questa chiamata arriva nel momento giusto, visto che mi sento maturato mentalmente e fisicamente, è ora di alzare il livello e non c’è modo migliore di farlo».

Insomma non hai fatto in tempo a sposarti che è arrivata la chiamata della nazionale.
«È stato un bel regalo per il matrimonio (ride, ndr). Il viaggio di nozze tanto sarebbe stato ugualmente impossibile, lo faremo tra vent’anni. Questo 2018 è molto particolare, ogni venti giorni fortunatamente sta accadendo qualcosa di bello e mi sto godendo ogni attimo: tutto è iniziato con il Tour de Ski, poi le Olimpiadi, la 50km di Holmenkollen, i gemelli in arrivo, il matrimonio e la convocazione in squadra. Ora devo tenermi qualcosa anche per il 2019».

Ora ti allenerai con atleti di alto livello come Pellegrino, De Fabiani, Nöckler, Salvadori e Rastelli.
«Sarà una cosa fondamentale, avrò come punto di riferimento atleti che hanno vinto o sono saliti sul podio in Coppa del Mondo. Una sfida stimolante e da una parte anche molto formativa, perché mi farà crescere. Inoltre ho la fortuna di abitare vicino casa di Rastelli, quindi potremo allenarci insieme per tutto l’anno. Mi dispiace soltanto di essere arrivato a questo ritiro in leggero ritardo dal punto di vista fisico. Purtroppo dopo la 50km di Oslo ho accusato un’ernia, ho tenuto duro fino agli Italiani, quindi mi sono riposato per tre settimane facendo solo esercizi di riabilitazione. Ora fisicamente sto bene e ho ripreso a pieno regime. Ovviamente questo periodo sarà tosto per i carichi di lavoro ma ho tanta voglia di mettermi in gioco e lavorare».

Ti sei già posto degli obiettivi per la prossima stagione?
«In quella passata ho fatto molto bene in due gare che sono uniche nel calendario: la salita del Cermis e la 50km di Holmenkollen. La prossima 50 in skating l’avremo soltanto tra due anni, quindi voglio lavorare molto per ottenere dei buoni risultati nelle 15km e le sprint sia skating sia in classico. Il mio obiettivo è riuscire ad andare a punti perché fin qui sono sempre andato fuori dai trenta in questi format. Quest’anno, però, partendo già all’interno della squadra nazionale sono più agevolato e questo quindi deve essere il mio obiettivo: cercare di cogliere il massimo, magari anche una top quindici».  

La fiducia ricevuta dai tecnici italiani ti mette maggiori responsabilità?
«Sicuramente si ma già ho capito di saper gestire la pressione, visto che le mie migliori gare le ho fatte al Cermis e ad Oslo quando ero l’unico italiano al via. In quelle occasioni sono riuscito a gestirmi nel modo migliore». 

Giorgio Capodaglio

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