Combinata - 10 agosto 2018, 07:56

Combinata nordica femminile: conosciamo il giovane talento Daniela Dejori

La gardenese, classe 2002, ha vinto pochi giorni fa in OPA Cup a Klingenthal la sua prima gara internazionale; le sue parole a Fondoitalia: "Questo successo mi ha dato ancora più stimoli in vista dell'inverno"

Foto di Romina Eggert

Foto di Romina Eggert

Lunedì, cinque giorni dopo aver compiuto sedici anni, ha vinto a Klingenthal la gara di OPA Cup femminile di combinata nordica, dimostrandosi competitiva sul trampolino HS85 quanto nei 3km di corsa. Daniela Dejori, classe 2002 dalla Val Gardena, figlia del vice presidente dello Sci Club Gardena, ha vinto la sua prima gara internazionale, giungendo davanti alla tedesca Sophia Maurus e l’altra gardenese (classe 2003) Lena Prinoth.

L’abbiamo contattata per farci descrivere le sue emozioni dopo questo successo ma anche per conoscere gli obiettivi e i sogni di una giovane atleta che da poco ha iniziato a gareggiare in una disciplina emergente come la combinata nordica femminile.

Ciao Daniela, complimenti per la vittoria di lunedì. Come è arrivata questa vittoria?
«Nella gara di salto ero andata bene, quindi mi sono presentata alla prova di combinata nordica consapevole di avere nelle corde un salto ancora migliore. Così è stato e mi sono ritrovata quindi a partire come quarta al via della corsa di 3 km. Anche se non pensavo di essere così in forma, sono riuscita a partire subito con un buon ritmo, ho recuperato tutte e sconfitto la Maurus allo sprint».

Cos’hai provato quando hai tagliato il traguardo per prima.
«Sono stata molto contenta, sentendo un’emozione particolare perché è stata la mia prima vittoria internazionale. Un risultato del genere è proprio quello che ci voleva in questo momento, perché mi dà ancora più stimoli e fiducia per proseguire al meglio la preparazione in vista dell’inverno. Quando vinci riesci a trovare sempre delle nuove energie».

Qual è il tuo obiettivo in vista del prossimo inverno?
«Voglio ottenere un buon piazzamento ai Giochi OPA e, se sarò convocata, fare del mio meglio anche ai Mondiali Junior».

Puoi descriverti come atleta?
«Mi piace tantissimo il salto ma la cosa che mi riesce meglio è la parte di resistenza, che sia sci di fondo, skiroll o corsa. Insomma diciamo che tra i due segmenti di gara, al momento vado meglio nel secondo».

Eppure fino a poco tempo fa gareggiavi esclusivamente nel salto.
«Già, ho iniziato a praticare la combinata nordica soltanto lo scorso anno. È stato un amore improvviso, esploso un giorno in cui sono andata a sciare con mio papà. Ho provato molto piacere nel fare fatica sugli sci, così dal giorno successivo ho ripreso ad allenarmi seriamente anche nel fondo e mi è piaciuto tantissimo. Sia chiaro, già da bambina facevo fondo oltre che salto, poi avevo lasciato perché mi piaceva più saltare».

Com’è nata la tua passione per il salto?
«A scuola, quando un giorno venne Elena Runggaldier a pubblicizzare il salto femminile facendo una sorta di reclutamento e mostrandoci tutto di questo sport. Ci ha lasciato il contatto di Romed Moroder e io non ho avuto dubbi nemmeno per un secondo: sono tornata a casa, ho detto di voler praticare questo sport e che lui sarebbe stato il mio allenatore».

Sappiamo che frequenti il Liceo Sportivo di Ortisei e hai anche una fantastica media voto attorno al nove; come fai?
«Certo di organizzarmi al meglio per combinare nel modo migliore sport e scuola. Già con il Liceo riusciamo a praticare un paio di ore di allenamento, poi io faccio subito i miei compiti e riesco anche a trovare il tempo per altre attività. Il segreto sta tutto nel seguire le lezioni con particolare attenzione (ride, ndr)».

Sei del 2002 e solo pochi giorni fa hai compiuto 16 anni; qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Il primo è che la nostra disciplina entri un giorno a far parte dei Giochi Olimpici. Di conseguenza io vorrei raggiungere dei buoni risultati per poter far parte della nazionale in occasione delle Olimpiadi».

Hai un punto di riferimento nello sport, un atleta che ti piace in modo particolare?
«Senza dubbio nel salto il mio idolo assoluto è Sara Takanashi; mentre nel fondo è italiano: Alessandro Pittin».

Giorgio Capodaglio

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