| 18 dicembre 2018, 19:30

BERSAGLIO MOBILE Puntata 2 - "Per l'Italia un weekend da incorniciare"

Puntata molto corposa di "Bersaglio mobile". Si è parlato di Fourcade, Wierer, Norvegia, Russia, dell’ordine delle frazioniste italiane e dell’Ibu Cup.

BERSAGLIO MOBILE Puntata 2 - "Per l'Italia un weekend da incorniciare"

La tappa di Coppa del Mondo di Hochfilzen ha lanciato tantissimi temi di discussione. Dal “ritorno” di Martin Fourcade in campo maschile al dualismo Wierer-Mäkäräinen fra le donne, con un’altra italiana in agguato nella corsa alla classifica generale.

Con René Laurent Vuillermoz si è parlato anche di Norvegia, di Russia, dell’ordine delle frazioniste italiane e dell’Ibu Cup.

Dunque puntata molto corposa di “Bersaglio Mobile”, tutta da godere.

 

In campo maschile il tema forte della tappa di Hochfilzen è stato il ritorno di Martin Fourcade, ammesso che se ne fosse mai andato. Di sicuro le difficoltà di Pokljuka sembrano alle spalle e, nonostante non sia ancora al top, in Austria ha comunque raccolto più punti di Johannes Bø. Quali sono le tue impressioni su questo duello?
“C’è molto da dire al riguardo. Innanzitutto Martin secondo me ha dimostrato di non essere abituato ad avere momenti di difficoltà, nel senso che quando gli capitano è come se li ingigantisse, facendo fatica ad affrontarli in maniera serena e oggettiva. Dovrebbe avere la consapevolezza che uno con le sue qualità ne uscirà semplicemente stando tranquillo e proseguendo per la sua strada, invece sembra che sotto questo punto di vista basti poco a incrinare le sue certezze. Curioso, anzi paradossale considerando come in gara lui abbia capacità mentali fuori dal comune. Detto questo ha dimostrato per l’ennesima volta di essere un vero fuoriclasse e di aver vinto tutto quello che ha vinto perché è davvero eccezionale. Martin è IL biathleta, perché quando capisce di non essere al 100% sugli sci è capace di fare quattro zeri al poligono e vincere comunque. Questa è una qualità che per ora manca al buon Johannes Bø. Il norvegese mette giù la testa e va a tutta, sempre e comunque. Il più delle volte va bene, altre invece no, come capitato nell’inseguimento”.

Riguardo il settore femminile invece c’è da dire che il dualismo di questo inizio stagione riguarda Dorothea Wierer, sempre con il pettorale giallo, e Kaisa Mäkäräinen. Un confronto di stili, se vogliamo definirlo così, perché una è molto più forte nel fondo e l’altra risponde con le qualità al poligono. Ti intriga questa sfida?
“Guarda, Dorothea è spettacolare. Questo è l’unico termine che posso utilizzare, perché sugli sci non è mai stata così forte, mentre al tiro continua a sparare con una rapidità pazzesca e con precisione. Quanto ha fatto nella sprint è veramente un numero d’alta classe, davvero sensazionale. Secondo me sarà dura strapparle il pettorale giallo, o comunque lotterà per tenerlo fino alla fine”.  

Oltre a Mäkäräinen ci sono altre alternative a Dorothea?
“In questo momento ci sono quattro atlete di un livello superiore. A parte Dorothea e Kaisa c’è questa Paulina Fialkova che non avrà mai retto un intero inverno con queste percentuali, però attenzione a lei perché va veramente forte e sta sparando decisamente bene da due tappe. Non escludo possa tirare fuori una stagione con i fiocchi e reggere fino alla fine. Inoltre, e soprattutto, c’è Lisa Vittozzi. Sorniona, presente, tranquilla, silenziosa. Per adesso non fa troppo rumore, eppure non esce mai dalle prime sei. Sono convintissimo che da gennaio possa cambiare marcia, perché non è ancora al top sugli sci e secondo me le manca poco per trovarlo. Occhio, perché Dorothea sarà anche in giallo, ma Lisa non è lontana”.

In casa Italia le due stelle femminili brillano come non mai, però anche i due uomini di punta escono bene dalla tappa austriaca, non trovi?
“Sicuramente. Lukas secondo me sta facendo un inizio di stagione mostruoso, perché sta andando fortissimo sugli sci ed è anche preciso al tiro. Quindi tanto di cappello. Certo non è ancora salito sul podio, ma non è un risultato così semplice da raggiungere! La concorrenza è fortissima. Sinora gli è sempre mancato qualcosina nelle sprint che speriamo gli arrivi quando conta veramente. Continuando così il podio è solo questione di tempo. Riguardo Dominik sono tranquillissimo, è sulla falsariga dello scorso anno e alla fine abbiamo visto come è andato il suo inverno. Di solito fatica sempre la prima settimana, alla seconda inizia a ingranare e nella terza va bene. Da lui non ci si può aspettare lo stesso rendimento di Hofer, perché non ha la stessa consistenza ed è più un corridore da gara secca. Però lavorando bene, come sta facendo, arriveranno i giorni in cui troverà le sue proverbiali sparate grazie alle quali potrà giocarsela alla pari con chiunque”.

Per quanto riguarda il resto del movimento azzurro, è arrivata la vittoria nella staffetta femminile, ma non solo. In particolare è piaciuta Federica Sanfilippo. Cosa ci dici del suo fine settimana?
“Gran weekend di Federica, autrice di belle gare che possono sbloccarle la stagione. Lei ha bisogno di essere in fiducia e i risultati arrivano di conseguenza. Nella sprint ha sprecato un po’ nella serie in piedi, dove è stata passiva e l’ha subita. Però ha imparato la lezione, rifacendosi alla grande tra inseguimento e staffetta, dove invece ha affrontato il poligono in maniera aggressiva. Sono contento per lei, perché comunque se lo merita”.

Le altre due azzurre hanno invece fatto un po’ più fatica, ma non è prematuro buttare la croce addosso a entrambe?
“Non c'è ragione di farlo! Certo, Alexia sta facendo fatica sugli sci ed è sotto gli occhi di tutti, ma non dimentichiamoci dei problemi avuti in preparazione. Bisogna darle il tempo di digerire quanto successo e nel suo caso penso vada valutata da gennaio, nel momento in cui starà meglio sarà subito più competitiva. Riguardo Nicole, lei è così. A Hochfilzen poi ha sempre fatto tantissima fatica. A Pokljuka è andata discretamente bene e il bello del biathlon è che se una tappa ti va male, in quella dopo si riparte tutti da zero, quindi hai immediatamente l’opportunità di rifarti”.

In tema di Italia, l’ordine delle frazioniste ha fatto discutere molto sui social network. Io personalmente penso che la formazione di Hochfilzen ci possa stare, anche se Vittozzi al lancio potrebbe essere uno “spreco”. Tu che opinione hai in merito?
“Secondo me, quando starà bene, si potrà rischiare Alexia al lancio perché lì è importante sparare bene e lei è una tiratrice. Poi comunque domenica l’Italia ha vinto anche con Lisa in prima, quindi è andata bene comunque. In generale al giorno d’oggi non è più come qualche anno fa. Non c’è più nessuna nazione che possa contare su quattro atlete di alto/altissimo livello, dunque i valori si sono parificati. Prima o poi tutti hanno almeno una frazione a rischio. Di sicuro bisogna giocarsela nella prima metà di gara”.

Chiudiamo il discorso Italia, almeno per quanto riguarda la Coppa del Mondo, con il terzetto di uomini alle spalle delle punte. La tua opinione?
“Per Thomas e Thierry buio completo nella sprint, ma può capitare, e soprattutto si sono riscattati in staffetta. Bormolini in particolare ha disputato una gara completa in tutto e per tutto, faticando solo negli ultimo 600 metri. Chenal  si è trovato in mezzo a tutti i più forti e si è difeso, riuscendo a rimanere nei sei. Va bene così. Riguardo Montello, sicuramente un passo avanti rispetto a Pokljuka. Io comunque spero sempre riesca a cambiare marcia e anziché galleggiare sempre attorno al cinquantesimo posto riesca a portarsi con una certa costanza in zona punti, in maniera tale da legittimare senza discussioni il suo posto in Coppa del Mondo anche per gli anni a venire”.

Due parole anche sull’ordine dei frazionisti maschile?
“Io personalmente non me la giocherei così, nel senso che non metterei Chenal in ultima frazione perché per lui è troppo dura. A chiudere c’è bisogno di qualcuno che possa eventualmente tirare i pugni in faccia anche agli altri. Però non è facile trovare la quadra del cerchio e alla fine con questa formazione è arrivato un sesto posto che a mio avviso è un buon risultato”.

Allarghiamo lo sguardo al resto del mondo, chi ti ha colpito di più?
“Vorrei fare una riflessione sulla Norvegia. In primavera hanno perso Bjørndalen e Svendsen, inoltre non si vedevano grandi giovani all’orizzonte, visto che dietro a Johannes il resto della squadra era composto da trentenni o quasi. Invece guarda cosa sta accadendo in questo inizio di stagione. Christiansen, che nel weekend ha ottenuto il primo podio, appare forse finalmente sbocciato. Pettersen trova un exploit a Pokljuka e Dale vince due gare di Ibu Cup guadagnandosi il posto in Coppa del Mondo. Insomma, sembrava potessero fare fatica e invece stanno reagendo, tanto più che a Hochfilzen hanno fatto podio in staffetta senza la propria punta di diamante. Non saranno lo squadrone di dieci anni fa, ma dimostrano di mantenersi bene. Questo significa avere un vero movimento. Però stranamente è un discorso che vale solo in campo maschile, tra le donne invece stanno soffrendo parecchio. D’accordo, Eckhoff e Olsbu se sono in giornata possono vincere, ma generalmente sparano male e comunque hanno entrambe 28 anni. Dietro chi c’è? La Tandrevold è interessante, ma sembra avere stessi pregi e difetti delle due big. Poi? Per trovare la quarta per la staffetta hanno addirittura dovuto chiamare in fretta e furia una ragazza dall’Ibu Cup. Anche in passato il settore femminile norvegese era più debole di quello maschile, ma se tra gli uomini comunque si reggono in piedi, fra le donne invece sembrano in grossa difficoltà”.

Al riguardo, invece, in campo femminile la Russia sembrerebbe in ripresa dopo tanti anni di buio. Ci sono un paio di veterane che stanno facendo da rompighiaccio per una nuova generazione di atlete.
“Eh sì, la Yurlova è sempre lì, silenziosa e tranquilla, ma senza farsi notare è capace di trovare la zampata da podio come successo nella sprint. Dal canto suo la Starykh sta disputando una delle sue stagioni migliori. Chiaro che quando rientri da una squalifica per doping come la sua è sempre preoccupante, perché non sai mai quali possono essere le conseguenze o i rimasugli del carico precedente. Però è sbagliato fare la caccia alle streghe, solo non è una cosa bellissima da vedere. Non parlo di biathlon e di Russia, è un discorso valido in tutti gli sport e per tutte le nazioni. Comunque la sua pena l’ha scontata, quindi il debito lo ha pagato, ora può correre ed è giusto che lo faccia.  

Per il resto ti ha colpito qualcun altro?
“Tra gli uomini vedo una Francia sempre presente. Sono davvero molto forti. Gli svedesi faticano un po’ a livello individuale, ma quando si tratta di gareggiare in staffetta tirano sempre fuori i numeri. Occhio a loro, perché ai Mondiali di casa secondo me andranno come aeroplani. Fra le donne Germania un po’ in difficoltà, ma senza Dahlmeier le magagne che ci possono essere si amplificano”.

Penso sia doveroso spendere due parole anche sull’Ibu Cup, dove le seconde linee italiane hanno fatto il loro esordio stagionale. Cosa pensi di quanto accaduto in Val Ridanna?
“Sinceramente? Spero che il nostro livello reale non sia quello visto in Ridanna, perché altrimenti abbiamo un problema. Tutto il gruppo è da rivalutare a Obertilliach dove però si è scelto di andare con tre uomini e due donne, decisione che non mi trova per niente d’accordo soprattutto per quanto riguarda il settore maschile. Nelle tappe vicine a casa sarebbe giusto gareggiare con il contingente pieno. Al riguardo sono dell’idea che sia ora di prendersi qualche rischio, schierando con costanza i nati nel 1997 e 1998 nell’Ibu Cup senior, lanciando invece i classe 2000 nell’Ibu Cup junior in maniera tale da favorire la loro maturazione. Nazioni leader come Francia e Germania seguono questa politica e, personalmente, mi trovo in sintonia con loro”.  

Francesco Paone

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