Sci di fondo - 06 novembre 2019, 18:28

Fondo - Krista Pärmäkoski controcorrente: "Il Cermis come mass start sarà più divertente, ma io non avrei cambiato"

Di ritorno dall’ultimo training camp stagionale sul ghiacciaio della Val Senales, la fondista finlandese si è concessa ad un intervista congiunta al nostro portale ed al webmagazine finnico Kestävyysurheilu.fi.

Fondo - Krista Pärmäkoski controcorrente: "Il Cermis come mass start sarà più divertente, ma io non avrei cambiato"

Sebbene da quest’anno si stia allenando senza l’ausilio del Team Nazionale finlandese di sci di fondo, le strade di Pärmäkoski e delle compagne Kyllönen, Niskanen, Korva e le altre, si sono incrociate per una decina di giorni sul ghiacciaio della Val Senales.

Nella località trentina la leader del movimento finlandese ha si condiviso con le compagne lo stesso albergo ma ha continuato col proprio programma di allenamento in solitario la preparazione personalizzata che ha iniziato al di fuori del team Nazionale dalla scorsa primavera.

Per Krista, questo era l’ultimo training camp prima dell’avvio di una stagione nella quale deve riscattarsi dopo l’opaca annata scorsa nella quale non ha conquistato nessuna medaglia ai Mondiali di Seefeld.

E prima di recarsi in quel di Muonio dove farà il proprio debutto stagionale nelle consuete gare FIS di preparazione, la fondista di Ikaalinen si è concessa ai nostri taccuini ed al portale web di sport di resistenza finlandese kestävyysurheilu.fi
Queste le sette domande rivolte a Krista Pärmäkoski e le esaustive sette risposte con le quali lei fa il punto della situazione sulla prossima stagione, sulla sua carriera e sullo sci di fondo a 360 gradi. 

Una nuova stagione di Coppa del Mondo è oramai alle porte. Considera più bella o più noiosa una stagione senza la presenza di Olimpiadi o Mondiali?
«Più bella. Sono tre anni di fila che abbiamo Olimpiadi o Mondiali. E’ un bene non avere estremi picchi di stress come negli ultimi tre anni. Puoi ricaricarti mentalmente e sfidare te stessa sperimentando cose nuove durante una stagione libera».

Quanto conosci di te stessa e della tua condizione fisica alla vigilia della prima gara di Coppa del Mondo? Al Nordic Opening di un anno fa a Ruka sei arrivata sesta. Quella posizione rispecchiava il lavoro svolto durante la preparazione estiva?
«So quando è una buona giornata fin dal mattino. E posso darti un esempio. Finite positivamente le Olimpiadi di Pyeongchang, a Lahti erano subito in programma una sprint e una 10km in alternato. Nella sprint mi sentivo bene ma sono caduta in qualificazione ed ho finito fuori dalle trenta. Tuttavia forse è stato meglio così. Il giorno dopo sapevo prima dell’inizio che la giornata sarebbe stata buona per me. Infatti ho vinto nella 10km in classico. Quel sesto posto di dodici mesi fa per me fu nella norma. Il ritmo era buono ma non ero ancora al massimo della condizione. Quindi fu più difficile pensare se sarei stata quinta o settima. Oramai conosco bene le mie sensazioni e so anche che se non sono nella mia migliore giornata il mio livello sarà attorno alla decima posizione».

Sono quasi dieci anni che è ad alto livello nella Coppa del Mondo. Ci sono stati alcuni punti culminanti nella sua carriera che le hanno fatto capire che nello sci di fondo tutto è possibile per lei?
«Nel 2011 ho ottenuto la mia prima medaglia a livello senior nei Mondiali di Holmenkollen. E’ stato anche il mio primo anno nel quale avevo terminato gli studi. Ho deciso che per un anno avrei provato a fare la vita dell’atleta e se non avessi ottenuto buoni risultati avrei poi eventualmente iniziato gli studi universitari. Ad Oslo vinsi due medaglie che significarono parecchio per me. Dopo quella stagione ho capito che lo sci di fondo sarebbe stata per me una professione. Anche la stagione 2015-16 è stata molto importante per me. Dopo alcuni anni piuttosto difficili, volevo essere una sciatrice ancora migliore ed insieme al mio allenatore Matti Haavisto abbiamo deciso di aumentare il volume degli allenamenti. Questo ha incominciato a produrre risultati nel corso della stagione, ma il momento culminante è stato l’inseguimento di Canmore dove nell’ultima gara di stagione ho battuto Therese Johaug. Quella è stata la mia prima vittoria in Coppa del Mondo e fu allora che mi resi davvero conto che avrei potuto essere brava in questo sport ed essere davvero un’atleta di alto livello». 


Che genere di istruzioni, imparate poi nel corso della tua carriera, ti sarebbe piaciuto ricevere e seguire dall’età di sedici anni, anziché farlo soltanto dopo?
«”Tieni la testa sulle spalle.” ”Non lasciare che fattori esterni interferiscano sulla tua passione.” ”Raccogli le cose buone attorno a te”. ”Concentrati sull’essenziale e non concentrarti troppo su ciò che tu non puoi influenzare"».

Parliamo ora della visibilità mediatica dello sci di fondo. A differenza delle nazioni nordiche, in Europa centrale il biathlon, lo sci alpino ed il salto con gli sci hanno maggiore seguito del fondo. Che consigli dareste alla FIS per aumentare l’attenzione del pubblico e dell’audience TV in Europa centrale? Portereste elementi dello skicross nello sci di fondo?
«Nello skicross potrebbe esserci un elemento di spettacolo che potrebbe attirare il pubblico. Tuttavia non confonderei lo skicross col nostro sport poichè il fondo deve rispettare le gare distance che fanno parte della nostra tradizione. Aggiungere altri format significherebbe aumentare il numero delle gare e queste gare ibride non sarebbero le migliori per le mie caratteristiche. E’ abbastanza chiaro che dovrebbe esserci un maggiore intresse per il fondo in Europa centrale. So che il biathlon, il salto e l’alpino hanno molto seguito lì. Nel biathlon il poligono rende il loro sport emozionante perchè nulla è mai sicuro. Nel salto con gli sci, quasi nulla è cambiato nel corso degli anni. A parte la compensazione del vento/gate tu devi in ogni caso lanciarti dal trampolino. Lo stesso vale con lo sci alpino dove tu devi essere il più veloce a scendere discesa o slalom che sia. Forse lì la visibilità per il fondo sarebbe migliore se trovassero i futuri Klæbo o Johaug che possano cosi trascinare da soli l‘attenzione per la nostra disciplina».

Cosa pensi della modifica nel Tour de Ski con la final climb del Cermis da disputare come mass start ?
«Penso sia una soluzione molto particolare. Se la classifica generale a quel punto fosse ancora aperta a più atleti ed il primo ad arrivare in cima non fosse il vincitore del Tour, ciò potrebbe sicuramente confondere il pubblico. Questo format come mass start può essere valido se si disputa ad inizio o a metà di un grande Tour. Dal punto di vista di un atleta, lo stare assieme fino ad inizio/metà salita può essere abbastanza divertente e credo che vi saranno distacchi ridotti con questo format. Inoltre stando tutti assieme aumentano le possibilità di rottura di un bastoncino ed in salita la sostituzione non è cosa che si possa fare in ogni punto. Io non avrei apportato questo cambiamento».

Qual è la situazione dei tuoi materiali? Prevedi un miglioramento dei tuoi sci nella prossima stagione ?
«Durante l’estate io ed i miei tecnici non abbiamo fatto altro che cambiare lo stock dei miei sci e scegliere sci nuovi. Naturalmente spero che questi sci siano ancora migliori. Io ed il mio team attorno a me curiamo ogni particolare. La funzionalità di uno sci è la somma di molti fattori ed è quasi impossibile controllare tutto. Noi speriamo sempre che le condizioni non cambino dopo cinque minuti quando tu hai già scelto lo sci per la gara».

Paolo Romanò

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