Biathlon | 17 dicembre 2019, 17:40

Biathlon - Il punto di Pietro Dutto: "Sono convinto che presto rivedremo la miglior Vittozzi"

Secondo appuntamento con la rubrica dell'ex biatleta azzurro: "Wierer è stata strabiliante nella sprint; la lita Fourcade-Fillon Maillet? Troppi galli nello stesso pollaio; Johannes Bø? Lui grande ma complimenti a Marcolini per gli sci"

Pietro Dutto (Foto IBU)

Pietro Dutto (Foto IBU)

Seconda puntata con “Il Punto di Pietro Dutto”, appuntamento settimanale nel quale l’ex biatleta azzurro commenta i principali eventi accaduto nel mondo del biathlon nel corso dell’ultima settimana. Ovviamente occhi puntati su Hochfilzen, sull’ennesimo trionfo di Dorothea Wierer, una Lisa Vittozzi non al meglio, il ritorno prepotente di Johannes Bø, il litigio tra Fillon Maillet e Fourcade, il misterioso stop di Røiseland e i buoni risultati ottenuti dall’Italia tra IBU Cup e IBU Cup Junior.

Ciao Pietro, come sempre accade la tappa di Hochfilzen ha offerto delle indicazioni interessanti.
«Si, in particolare nella sprint maschile, dove molti big hanno deciso di partire nell’ultimo gruppo. Una cosa che accade spesso in questa località, in quanto le condizioni climatiche aiutano spesso gli atleti che decidono di partire con pettorali alti. L’ha fatto Fourcade, ma lo faceva spesso in passato anche Bjørndalen quando c’erano delle condizioni particolari. Diciamo che in questa località si tende a farlo di più. Inoltre si è confermato quanto il poligono di Hochfilzen tenda solitamente a far meno selezione, le percentuali si sono alzate di molto rispetto a Östersund, quindi la differenza l’ha fatta soprattutto la prestazione sugli sci. Devo dire che anche in IBU Cup e IBU Cup Junior si è vista questa settimana un’alta percentuale al tiro».

Ha un po’ colpito la lite tra Fillon Maillet e Fourcade dopo la pursuit, anche se non sembra aver scalfito più di tanto la Francia, visti i risultati.
«Non vorrei che la presenza di troppi galli nello stesso pollaio possa generare delle tensioni. Se Fourcade è stato sempre il leader indiscusso negli anni passati, ora alcuni compagni sono più vicini o addirittura riescono a batterlo, quindi non hanno più la reverenza del passato. Certo il fatto che si creino delle rivalità interne non è obbligatoriamente qualcosa di negativo, anzi può anche essere uno stimolo in più. Qualche attrito, però, specie tra chi sa di poter lottare per la generale potrebbe crearsi».  

Della tappa di Hochfilzen resterà negli occhi degli appassionati il fantastico ultimo giro di Johannes Bø.
«Incredibile, sembrava fatta per la Germania, invece guarda cosa si è inventato. Al di là però di un Bø strabiliante, ci tengo anche a sottolineare il lavoro eccelso dell’italiano Giancluca Marcolini, skiman della Norvegia, perché la metà dei 13” recuperati sono frutto degli sci. Avete visto come andava più veloce nei lunghi tratti di discesa, soprattutto all’uscita del tunnel? Nell’ultima discesa se lo è mangiato grazie ai materiali. Ecco, tornando indietro ad Östersund, ciò conferma la bellezza e complessità del biathlon: per essere competitivi c’è bisogno che girino al meglio diversi fattori: materiali, forma dell’atleta, precisione al tiro, fortuna nel trovare le finestre di vento giuste al poligono».

Johannes Bø aveva affermato, dopo la sprint di Östersund, di non essere dominante come lo scorso anno; sprint e inseguimento di Hochfilzen hanno detto altro.
«In realtà la grossa differenza l’ha fatta al poligono. Alla fine i tempi sugli sci, almeno nella sprint, non erano così diversi. Fourcade sta mancando proprio nelle percentuali al tiro e deve assolutamente migliorarle se vuole giocarsela al meglio. Certo con un Bø così è dura vincere al Mondiale».

Strabiliante anche Dorothea Wierer nella sprint, mentre nell’inseguimento ha commesso cinque errori al tiro arrivando comunque nelle dieci, confermando un'ottima condizione fisica.
«Dorothea ha confermato l’ottimo trend di Östersund. Credo che domenica abbia patito un po’ di pressione nella prima serie. Si è presentata al tiro da sola e forse non è riuscita a restare concentrata al cento per cento su quello da fare. A volte, dopo aver vinto la sprint con margine, arrivare da soli al primo poligono può essere un bel fardello, in grado di portarti lontano da ciò che sai fare. In ogni caso, pur con cinque errori al tiro è entrata nelle dieci confermando di essere in gran forma. Bene così».

Al contrario è apparsa ancora in difficoltà Lisa, pure se qualche segnale positivo l’ha lanciato nella prima parte della pursuit. Che idea ti sei fatto in merito?
«È difficile capire cosa le sia accaduto in questo inizio. Analizzando bene la situazione, però, non ritengo ci sia nulla di disastroso. Vero, Lisa non è al momento sul livello che tutti si aspettavano da lei, ma nemmeno così lontano. Sono fiducioso che ritroveremo presto la migliore Lisa. L’inizio di stagione non è stato entusiasmante come lei per prima si sarebbe aspettata, ma avrà tante occasioni per rifarsi. Aspetterei un attimo prima di arrivare a delle conclusioni che oggi sarebbero affrettate. Io non la vedo così lontana».

Cosa hai pensato quando nessuna tedesca è andata a punti nella sprint di venerdì?
«Ho immaginato fossero in lutto nazionale. Sono rimasto negativamente sorpreso da Herrmann, che vista in preparazione sembrava una serie contender per la Coppa del Mondo, mentre si sta dimostrando fragile. Anche le altre sono state completamente assenti. In questo momento alla squadra tedesca manca una leader. Tornando ad Herrmann, le sue difficoltà, così come l’inizio difficile di Lisa, dimostrano che le gare estive lasciano il tempo che trovano e non bisogna mai dargli eccessiva importanza».

Molto bene si sono comportate le norvegesi.
«Vero, la squadra sta crescendo tutta assieme. Ritengo da sempre Eckhoff la punta di diamante della squadra e spinta dalle altre ha raggiunto finalmente un alto livello. Vedremo se troverà continuità. Voglio però soffermarmi su Tandrevold. Quando la vidi agli Europei di Tyumen del 2016, dissi tra me e me che questa ragazza avesse tutto per diventare molto competitiva ad alto livello. Negli ultimi anni non ha fatto vedere grandi cose, ora sta raggiungendo quegli alti livelli che le avevo pronosticato. Poi c’è Røiseland, che sugli sci è fortissima anche se ha fin qui avuto difficoltà al poligono».

Quest’ultima viene considerata forse la principale rivale di Wierer e Vittozzi per la Coppa del Mondo, ma a sorpresa ha rinunciato alla tappa di Le Grand Bornand per allenarsi in patria. Cosa ne pensi?
«Dipende dai suoi obiettivi. Da una parte non è una scelta sbagliata, perché gareggiando già da Sjusjøen fino a Hochfilzen, ha disputato parecchi weekend di gara con tantissimi spostamenti e poco tempo a disposizione per l’allenamento. Quindi la sua può essere una scelta giusta in vista del Mondiale, mentre un po’ meno per la generale, perché perderà diversi punti. Ripeto, dipende molto da quali sono i suoi obiettivi. Quando un'atleta fa tante gare, non riesce più ad allenarsi bene, quindi riprendere ad allenarsi seriamente con una settimana di anticipo rispetto alle altre, le permetterà di avere un bel vantaggio in vista di gennaio».

Mi aspettavo di vedere i russi distratti dopo le brutte notizie da loro ricevute dalla WADA. Invece la squadra ha dato l’impressione di aver reagito bene a quanto accaduto.
«Quanto sta accadendo alla Russia sulla questione esclusione dai Giochi è al di sopra di allenatori e atleti, è qualcosa di politico. Un biatleta russo è ben consapevole che questa vicenda potrebbe portargli delle conseguenze negative, ma dall’altra parte sa anche che non dipende da lui, non può farci nulla, è lì ad Hochfilzen per gareggiare e dare del suo meglio, quindi l'altro diventa un problema secondario. Sono convinto che oggi gli atleti russi pensino soltanto alle gare di Coppa del Mondo, dove stanno facendo bene. Finalmente si rivede qualcosa di molto interessante dalla Russia».

In campo maschile sono arrivate delle conferme importanti da Hofer e ottime notizie da Windisch.
«Luki si è confermato sul livello dei migliori del circuito. Nell’inseguimento sapeva che doveva andare a tutta sugli sci ed essere veloce oltre che preciso al poligono. Ha fatto tre volte uno zero abbastanza rapido, poi purtroppo gli è mancata la ciliegina sulla torta dell’ultimo poligono. Mi era già piaciuto a Östersund, ora si è confermato, se mantiene questo livello potrebbe stabilirsi ancora tra i dieci e magari fare la sua miglior stagione in Coppa del Mondo. Per quanto riguarda Windisch mi ha fatto piacere rivederlo su quei livelli in una sprint. Solitamente lui non è uno che parte bene, quindi vederlo già così alla seconda tappa fa ben sperare. Ovviamente lo attendiamo per il Mondiale di Anterselva, lui è uno da grande appuntamento. Se avrà ancora una volta il suo picco di forma nel momento più importante della stagione, sarà un outsider di lusso».

Tante soddisfazioni per l’Italia sono arrivate anche da IBU Cup e IBU Cup Junior.
«Voglio mettere in risalto il lavoro fatto da Romanin con Cianciana, Mezzaro e Piller Roner con la squadra junior. Avevo preannunciato dei podi e sono arrivati. Bionaz ha addirittura vinto e ora aspettiamo anche Giacomel. Oltre a loro hanno fatto molto bene anche Trabucchi, Passler e Molinari, significa che la squadra c’è. Per quanto riguarda l’IBU Cup sono davvero felice per il secondo posto di Rudy Zini, che in un format spettacolare come la super sprint ha messo alla frusta la sua carabina da verso sniper qual è. Gli faccio un applauso, per lui è un premio alla costanza e la caparbietà dimostrata nel corso di tutta la sua carriera. Sono contento anche per Alexia Runggaldier, che non era riuscita a esprimersi al meglio nelle prime uscite. È stata brava e sono convinto che presto la rivedremo in Coppa del Mondo, perché può essere una valida alternativa in staffetta».  

In queste prime due tappe di Coppa del Mondo abbiamo già visto i cinesi a punti. Il lavoro di Bjørndalen e Domracheva si fa già sentire?
«Nella staffetta maschile abbiamo anche visto il cinese in testa all’inizio. Bisogna davvero rimarcare che il lavoro di Bjørndalen e Domracheva sta portando già una crescita della squadra cinese. Hanno tante risorse, umane ed economiche, se potranno lavorare in prospettiva, non solo per Pechino ma soprattutto in ottica Milano-Cortina 2026, credo possano far nascere qualche ottimo atleta. In fin dei conti già in passato abbiamo avuto cinesi che si sono messi in luce. Io credo ci sia la possibilità di vedere un ritorno cinese nell’arco di pochi anni».

Insomma qualche nuova nazione potrà affacciarsi nelle posizioni nobili del biathlon.
«Ma qualcosa si è già visto nelle staffette, dove a competere ci sono diverse nazioni. La Slovenia e la Bielorussia stanno facendo bene, ma soprattutto il Canada mi ha sorpreso tra gli uomini. In un momento dove alcune super potenze sono un attimo in difficoltà, vedi la Germania al femminile, ci sono nazioni con meno tradizione che stanno crescendo. Sono felice, il biathlon è sempre più internazionale».

Giorgio Capodaglio

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