Sci di fondo - 02 gennaio 2020, 07:18

Fondo - Verso la Val di Fiemme, Enzo Macor: "Il percorso della sprint sarà molto duro"

Il direttore delle tre gare fiemmesi: "Ci saranno due salite durissime, anche le discese non consentono di riposarsi e il lungo rettilineo finale sarà tutto a spinta; la mass start del Cermis? Abbiamo cambiato qualcosa"

Fondo - Verso la Val di Fiemme, Enzo Macor: "Il percorso della sprint sarà molto duro"

La Val di Fiemme è pronta a ospitare le ultime tre gare del Tour de Ski 2019/20, che saranno decisive oggi più che mai viste le classifiche. Si aprirà venerdì 3 gennaio con la mass start in classico, la 10km femminile sarà la centesima gara del Tour de Ski, seguita sabato 4 gennaio dall’attesissima sprint in classico e domenica 5 gennaio la grande chiusura con il Cermis. Per fare il punto della situazione alla vigilia dell’appuntamento più atteso in Val di Fiemme, abbiamo parlato con Enzo Macor, direttore di gara a Lago di Tesero.

Buongiorno Macor; è tutto pronto a Tesero?
«Sia noi che la pista siamo pronti. Negli ultimi giorni l’avevamo anche chiusa per produrre neve e sistemare un paio di curve, in particolare quella parabolica della discesa Zorzi, che era un po’ pericolosa. Lì in passato sono caduti anche Sundby e Cologna, Abbiamo cercato di renderla meno rischiosa e metterla in sicurezza».

Per la prima volta dal Mondiale 2013, la Val di Fiemme ospiterà una sprint internazionale. Ci descriva le caratteristiche del percorso.
«Più o meno ricalcherà quello della sprint del Mondiale, che si dimostrò molto bella e difficile, con due salite impegnative lungo il percorso. Credo proprio che nessuno oserà partire a spinta, in quanto le salite sono molto dure e spingeranno gli atleti a mettere in mostra una reale tecnica in alternato. Proprio per questo motivo, infatti, a differenza di quanto si usa fare su molte piste, non abbiamo bisogno di inserire la cosiddetta technical zone, perché nessuno osa fare tutta la gara a spinta. Inoltre questo percorso non consentirà agli atleti nemmeno di recuperare nelle discese, perché sono molto impegnative muscolarmente, bisogna fare tante curve, stare sugli sci e lavorarli, impossibile mettersi in posizione e aspettare. Quindi pure in discesa ci sarà un grande dispendio energetico».

Su quelle salite, quindi, Klæbo farà la differenza.
«Mai dire mai, perché il finale sarà molto lungo e in quel caso tutto a spinta. Se non farà la differenza prima, Klæbo potrebbe giocarsela con Bolshunov che a spinta può metterlo in difficoltà. Poi a fine Tour non c’è nulla di scontato, dipende tanto anche dalle energie rimaste. Sicuramente la sprint in Val di Fiemme è molto selettiva, storicamente non si è mai risolta in una gara tattica col gruppone di sei che arriva a giocarsi tutto in volata. Nelle donne addirittura si fa spesso selezione già sulla prima salita».

Al via ci sarà anche Pellegrino: una bella notizia per voi.
«Senza dubbio. Pellegrino è il punto di riferimento del fondo italiano e cattura l’attenzione di tantissimi tifosi. Ovviamente noi vogliamo che ci siano delle gare interessanti ed emozionanti, ma se vincesse un italiano saremmo ancora più contenti. Credo che anche per Pellegrino e per ogni altro atleta italiano, una vittoria in Italia vale molto di più rispetto a un successo all’estero».

Un’altra novità riguarda la salita del Cermis, che quest’anno sarà in format mass start. Cosa cambia per voi?
«Innanzitutto abbiamo aumentato di un chilometro la gara, passando dai 9 degli altri anni ai 10km. Questo perché abbiamo allungato il percorso all’interno dello stadio, dal momento che abbiamo una bonus sprint al transito e 1,5km erano troppo pochi, si rischiava un arrivo col gruppone che avrebbe creato problemi. Inoltre i big cercheranno di prendere le posizioni migliori perché il tratto di connessione tra la pista di Lago e il Cermis, dove tra meno di un mese si disputerà la Marcialonga, è un po’ stretto. Poi una volta in salita ci sarà una selezione naturale».

Immagino ci sia stato un grande lavoro in questo mesi per preparare tutto al meglio.
«Tantissimo lavoro. Noi della squadra allestimenti siamo un gruppo di nove persone, che lavorano a tempo pieno ormai dal primo lunedì di novembre. Poi ci sono coloro che si occupano della produzione di neve e la battitura delle pista. Questo solo per la parte più tecnica della gara, perché poi c’è chi lavora da molto tempo su tutto il resto».

Nello specifico qual è il lavoro che svolgerà lei come direttore di gara?
«Mettere i cerotti (ride, ndr). Nel senso che nei giorni delle gare dovrò risolvere problemi e imprevisti dell’ultimo minuto, gestire tutte le situazioni. È abbastanza stressante, perché devi avere sotto controllo tutta la situazione e dirigere i volontari, che fortunatamente sono dei grandi professionisti e sanno fare molto bene il loro lavoro. Quindi dovrò seguire le indicazioni della FIS e riferire loro via radio, bastano due parole e sanno cosa fare. Poi devo anche coordinare le tv, parlare con il regista delle riprese, condividere con lui idee, ascoltarlo e decidere dove poter mettere postazioni e telecamere, motivare se non posso accontentare le sue richieste. Aver frequentato per tanti anni la Coppa del Mondo mi aiuta a gestire queste situazioni».

Quali sono le sue aspettative?
«Mi aspetto bel tempo e belle gare, quello che ci meritiamo dopo tutti i problemi che abbiamo superato per allestire al meglio le piste. Spero ci siano buoni risultati da parte degli italiani, mi farebbe tanto piacere se arrivassero soprattutto dalle ragazze, che ne avrebbero bisogno. Poi mi aspetto che arrivino tanti tifosi a sostenere i nostri atleti e godersi anche i fuoriclasse stranieri. In ogni caso ci sarà da festeggiare, al di là del risultato, grazie agli splendidi eventi di contorno che sono stati organizzati per rendere ancora più interessante questo appuntamento con il Tour de Ski»

Giorgio Capodaglio

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