Sci di fondo - 01 marzo 2020, 18:29

Da Falcade a Nove Mesto, tutte le contraddizioni dello sport in tempo di crisi da Coronavirus

A Falcade gare sospese con gli atleti già in pista, in Valle d'Aosta alcune competizioni si disputano regolarmente; a Nove Mesto porte chiuse ai tifosi italiani ma non agli stranieri che sono stati in Italia; e c'è anche il rischio che qualcuno possa chiudere le porte agli atleti azzurri

Foto di Stefano Jeantet

Foto di Stefano Jeantet

Se c’è una cosa che l’epidemia di Coronavirus ci sta insegnando, è che non siamo pronti a una qualsiasi emergenza. L’allarmismo genera infatti spesso scelte insensate, alcune delle quali anche spinte dal “Dio Denaro”.

Quando domenica scorsa il Governo ha deciso di bloccare l’attività sportiva in Lombardia e Veneto, insieme alla Serie A, si sono fermati anche gli altri sport, senza però valutare la logicità di ogni singola situazione. A Falcade, per esempio, è saltata la seconda giornata dei Campionati Italiani Under 18, Under 20 e Under 23 di sci di fondo, valida anche per la Coppa Italia Senior. Sarebbe stato tutto normale, se non fosse che gli atleti erano già lì da venerdì, dormivano tutti negli stessi alberghi e condividevano gli spogliatoi. La domenica mattina alcuni di loro erano già in pista per prepararsi alla gara – il via era previsto alle 9.00 – quando è arrivata la notizia della decisione di fermare tutto. Qual era il senso? Di occasioni per contagiarsi ce ne erano state sicuramente molte. Nel frattempo, non troppo distante, ad Anterselva, andava in scena l’ultima giornata del Mondiale di biathlon con migliaia e migliaia di tifosi, tra i quali tedeschi, italiani, norvegesi, ma anche russi, cechi, svedesi, austriaci e tanti altri. Ovviamente nel corso di tutto il Mondiale sono stati tanti gli appassionati che hanno fatto avanti e indietro dalla Lombardia e dal Veneto. Eppure nessuno ha ritirato la propria squadra o ha invitato i propri tifosi ad andarsene per motivi di sicurezza.

Questa settimana, poi, è stata sospesa tutta l’attività sportiva nelle regioni a rischio, ma in alcune discipline si è deciso di sospendere ogni evento sportivo. La conseguenza? Gare in programma da un anno, con importanti investimenti economici da parte dei Comitati Organizzatori, sono saltate, altre però si sono salvate perché sotto “egida FIS”. Quantomeno curioso. Così a La Thuile si è regolarmente disputata la tappa della Coppa del Mondo di sci alpino e per chi ha pagato profumatamente il biglietto c’è stata anche la possibilità di assistere alla gara. Ovviamente si sono tenute alcune misure di sicurezza – che, sia chiaro, sono necessarie in questa fase, anche se vedere la mamma di Federica Brignone impossibilitata ad avvicinarsi alla figlia ha fatto una certa impressione – ma la gara si è svolta regolarmente. La Valle d’Aosta è stata però terreno di grandissime contraddizioni. Infatti tra le valli d’Ayas e Gressoney si è anche disputato il bellissimo evento di sci alpinismo “Monterosa SkiAlp” con ben 120 coppie al via. Curiosamente, invece, nella stessa regione, mentre sci alpino e sci alpinismo hanno visto svolgersi regolarmente i propri eventi, si è fermato il biathlon. Infatti a Bionaz non si è disputata la tappa di Coppa Italia, valida anche come Campionato Italiano Giovanile. Sempre nella bellissima Valle d’Aosta, a Cogne, salteranno i Mondiali Master di sci nordico, sui quali gli organizzatori lavoravano ormai da oltre un anno. Contraddizioni continue, se si considera che questi due eventi richiedevano un numero di persone presenti sicuramente inferiore rispetto allo sci alpino.

Senza entrare nel merito degli altri sport, con partite del campionato di calcio rinviate ieri all’ultimo momento, mentre a Roma si giocava regolarmente con porte aperte a tutti, anche ai tifosi del Bologna, arrivati da quella Emilia Romagna dove invece non si può giocare, oppure a Lecce erano presenti oggi i tifosi di quell’Atalanta, che ovviamente in casa non può scendere in campo davanti ai propri supporter, ci soffermiamo sul biathlon.

Ieri sera è arrivata la decisione del comitato organizzatore di Nove Mesto, dove la prossima settimana si svolgerà la terzultima tappa della Coppa del Mondo di biathlon, presieduto da Jiri Hamza, Vice Presidente dell’IBU, di invitare i tifosi italiani in possesso di biglietto a non recarsi in Repubblica Ceca per seguire le gare. Una decisione che ovviamente suona discriminatoria nei confronti dei tifosi italiani, ma che se analizziamo quanto scritto in precedenza, rientra benissimo nell’incapacità di gestire una situazione del genere con la giusta attenzione ma anche freddezza, della quale abbiamo avuto un esempio proprio nel nostro paese. Suona un po’ strano, per esempio, che l’invito venga fatto solo agli italiani e non agli svizzeri, visto che nel paese rossocrociato si è sospeso l’intero campionato di calcio e tanti altri eventi sportivi.

La cosa però non ci sorprende, visto che sappiamo di tifosi italiani che vivono in Francia, scesi ad Anterselva per il Mondiale di biathlon, messi poi in quarantena una volta tornati nel paese dove vivono. La motivazione? Aver preso il volo di ritorno da Venezia anziché Monaco di Baviera. Sappiamo anche che tantissimi russi e norvegesi, per esempio, hanno poi volato da Venezia o Verona tornando da Anterselva e alcuni di loro, con grande probabilità saranno proprio a Nove Mesto a seguire la tappa di Coppa del Mondo. A questo punto cosa accade? Un norvegese che è transitato per Venezia, magari si è anche goduto il Carnevale in Laguna, potrà seguire le gare a Nove Mesto e un romano che non si è mosso dalla sua città, dove ieri erano presenti quasi cinquantamila persone all’interno di uno stadio di calcio, non potrebbe farlo volando da Roma, solo perché in possesso di passaporto italiano? A maggior ragione oggi, dopo che in Repubblica Ceca tre cittadini non italiani sarebbero stati trovati positivi al Coronavirus (si attendono risposte definitive, ndr) proprio dopo essere stati in Italia.  

Alla confusione generale ci si mette anche un Comunicato dell’IBU, nel quale è scritto che “le autorità di ogni nazione ospitante sono responsabili di determinate restrizioni agli ingressi nel proprio paese. Questo è fuori dal controllo dell’IBU, che non può garantire a ogni nazionale di poter viaggiare a tutti gli eventi fino al termine della stagione”. In pratica se la Repubblica Ceca, la Finlandia o la Norvegia decidessero di non ospitare gli atleti italiani, Dorothea Wierer non potrebbe gareggiare e di conseguenza la sua vittoria della Coppa del Mondo sarebbe messa in fortissimo dubbio. Ora, se ciò dovesse verificarsi, se una nazione ospitante dovesse decidere di non far gareggiare gli atleti provenienti da determinati paesi, per quale motivo si dovrebbe ugualmente disputare la tappa? Soldi? Perché di giustizia sportiva ne avremmo ben poca. L’IBU fortunatamente aggiunge che “se ciò dovesse accadere l’IBU può assicurare che troverà la miglior soluzione possibile in accordo con le federazioni, le squadre e gli sponsor”. E se questi ultimi dovessero decidere di andare avanti senza una nazione per salvaguardare i propri investimenti? Se le federazioni ragionassero più nell'ottica della convenienza che della giustizia sportiva, come accaduto anche nel calcio? Addio regolarità.

Purtroppo quando si perde il controllo, se la paura e l’allarmismo superano la ragione, il confine tra le giuste misure di sicurezza per evitare la diffusione di una pericolosa influenza e delle scelte insensate si travalica con grande facilità, dando spazio anche a qualche furbo pronto ad approfittarne. Tornando all'esclusione dei tifosi azzurri a Nove Mesto, non pensiamo sia discriminazione nei confronti dell’Italia e gli italiani, ma soltanto il frutto dell'incapacità di gestire questa situazione complessa e la conseguenza del sensazionalismo che genera solo confusione. Per evitare, però, che i tifosi italiani possano prendersela con l’IBU, proprio in una fase in cui il biathlon in Italia è in grande crescita, sarebbe quantomeno giusto se, rendendosi conto del danno provocato a quei pochi italiani che avevano già prenotato tutto, oltre al biglietto, l’IBU e il CO di Nove Mesto si incarichino anche di sostenere un bel rimborso per le eventuali spese di viaggio. Quantomeno si rivedrebbe qualcosa di umano.

Il nostro augurio è che in ogni caso, seppur assente in tribuna, il tricolore possa sventolare fiero sul podio in una delle giornate di gara, sarebbe la più bella delle rivincite, nell’attesa che finalmente questa brutta influenza diventi in futuro solo un brutto ricordo. Ma questo lo lasciamo nelle mani e nei cervelli di medici e ricercatori, dei quali ci fidiamo ciecamente.

Giorgio Capodaglio

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