Sci di fondo - 05 marzo 2020, 20:00

Emergenza Coronavirus - Per Pellegrino e gli azzurri è a rischio la tappa di Minneapolis?

Misure ristrette per i cittadini italiani che entrano negli USA, ai quali viene richiesta la quarantena di 14 giorni; la FIS è a conoscenza del problema, cosa farà?

Foto di Flavio Becchis

Foto di Flavio Becchis

L’allarme Coronavirus, oltre alla cancellazione di numerose gare sul territorio italiano, potrebbe portare delle conseguenze negative anche alla nazionale azzurra di sci di fondo.

Da calendario della Coppa del Mondo, infatti, la prossima settimana le nazionali di fondo partiranno per il Nord America, dove a partire da sabato 14 marzo, a Quebec City, in Canada partirà lo Sprint Tour. Due le gare canadesi, una in classico e l’altra in skating, poi la carovana si sposterà negli Stati Uniti, dove a Minneapolis il martedì 17 marzo è in programma una sprint in skating.

Un evento molto importante soprattutto per Federico Pellegrino, che attualmente occupa la quarta posizione nella classifica di specialità a -20 da Valnes, che è secondo, -1 da Golberg che è terzo e +12 su Chanavat. Il poliziotto valdostano avrebbe l’opportunità attraverso lo Sprint Tour, se dovesse scavalcare uno dei due norvegesi e salire sul podio della classifica di specialità, essere il primo atleta nella storia ad entrare sei volte tra i primi tre di questa speciale classifica. Al momento, infatti, Pellegrino con cinque podi condivide questo record con Emil Jönsson e Torn Arne Hetland. Insomma, al di là di tutto, per l’azzurro sarebbe una bella occasione per fare la storia, anche perché al momento ha la miglior serie consecutiva di podi. Un’occasione che il valdostano vuole giocarsi in pista.

Purtroppo, però, l’emergenza Coronavirus ha spinto il governo statunitense a restringere le misure nei confronti degli italiani che vogliono entrare negli Stati Uniti. Sul sito della Farnesina, infatti, è scritto che una volta arrivati negli USA, “per i passeggeri sintomatici sarà disposto l’isolamento, mentre per gli asintomatici provenienti da aree considerate a rischio da parte del Centro per la Prevenzione e Controllo delle Malattie, inclusa l’Italia senza distinzioni regionali, le autorità sanitarie richiedono una quarantena domiciliare volontaria di 14 giorni”. Messaggio che negli ultimi giorni è cambiato più volte, visto che fino a poche fa anziché "richiedono" era scritto "raccomandato", così come non è chiarissimo nemmeno il termine "quarantena volontaria".

Insomma, stando a quanto si legge, quindi, gli azzurri dovrebbero seguire un periodo di quarantena senza poter di fatto disputare la gara. Una situazione beffa che farebbe venire meno quel “fair play” del quale la FIS da anni si fa portavoce. Considerata la situazione, come si comporterà la FIS? Sarebbe sicuramente irregolare non dare all’Italia la possibilità di partecipare all’ultima gara di un evento a tre tappe e non consentire agli azzurri e soprattutto Pellegrino di giocarsi in campo le proprie possibilità. Ne va della credibilità dello sci di fondo.

L'IBU nei giorni scorsi ha scritto in un comunicato di dover accettare le eventuali decisioni ristrettive dei paesi ospitanti gli eventi internazionali di biathlon, ma nel peggior scenario possibile di non accettazione di una squadra farebbe di tutto per garantire la regolarità della competizione e il fair play, cercando di trovare una soluzione insieme alle Federazioni nazionali, gli sponsor e le autorità. Ci auguriamo lo stesso possa fare la FIS.

 

Giorgio Capodaglio

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