Sci di fondo - 29 marzo 2020, 11:52

Fondo - L'ammissione di Pellegrino: "Alcuni anni fa anch'io pensai di passare al biathlon"

L'azzurro ha spiegato: "Da tanti anni non condivido l'andamento preso dal mio sport a livello internazionale; la prima cosa che cambierei? Il calendario della Coppa del Mondo; il mio futuro? Avanti fino al 2022, poi si vedrà"

Foto Becchis

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Dichiarazioni molto interessanti quelle fatte ieri pomeriggio da Federico Pellegrino in una bella diretta instagram sull’account di La Stampa Montagna, in compagnia del giornalista Alberto Dolfin.

Il fondista valdostano, che ha anche risposto alle domande dei tifosi, dopo aver parlato della situazione attuale e dell’allenamento casalingo, è tornato sulle gare di Coppa del Mondo in Nord America poi cancellate: «Lo Sprint Tour di fine stagione l’avevo cerchiato con il pennarello rosso. Ci tenevo tanto, quindi, quando il lunedì è arrivato il via libera del Presidente, abbiamo iniziato a pensare al viaggio. Sono partito il martedì, la mattina dopo che il presidente Conte aveva esteso la zona rossa. Sono rimasto spiazzato, ma sono andato visto che la FIS aveva confermato tutto. In quei giorni, però, la situazione è precipitata, così abbiamo deciso, come quasi tutte le altre nazionali, di tornarcene a casa, nonostante la FIS continuasse ad andare avanti imperterrita prima di cancellare poi tutto. In ogni caso è facile dire ora che non bisognava andarci, col senno di poi anch’io non partirei. Ma già quando siamo partiti per la Norvegia c’erano i primi casi, alcuni comuni erano diventati zona rossa, ma non era possibile per noi immaginare che la situazione sarebbe poi stata così drammatica. Fortunatamente non abbiamo corso tanti rischi. Ovvio che stare a casa sin da subito sarebbe stata la cosa migliore da fare, anche per evitare il rischio di diventare noi stessi dei veicoli per la diffusione della malattia. Tutta la situazione è stata molto strana per noi, pensate che quando ci sono stati i primi casi in Italia, eravamo allo Ski Tour in Svezia e Norvegia, dove ci sono stati degli episodi che non mi sono piaciuti tanto, mi sono reso conto che gli altri ci guardavano come alcuni italiani avevano fatto con i cinesi in precedenza, secondo quanto si leggeva sui giornali».

L’azzurro ha parlato anche del suo privato, del matrimonio con Greta Laurent in programma a giugno, sperando che la situazione migliori, ma è anche tornato sulle sue prime gare di Coppa del Mondo e le emozioni di Cogne. Quindi Pellegrino ha commentato il passaggio di Stina Nilsson al biathlon, svelando di aver pensato in passato di fare la stessa cosa: «Ha fatto una scelta molto coraggiosa, perché lei era una delle poche atlete in grado di battere Johaug, l’aveva già fatto in passato, ma quest’anno era stata fermata da un problema fisico. Nel momento in cui sei così in alto nella tua disciplina, è un grande passo cambiare sport. Se anch’io ho pensato di farlo? Non lo nascondo, l’ho fatto anch’io, anche perché da tanti anni non condivido appieno l’andamento del mio sport a livello internazionale. A tal proposito, vi invito a leggere un articolo in merito a questo argomento pubblicato su Fondo Italia, nato anche dopo tante chiacchierate che io stesso ho fatto con l’autore su questo tema. Non è facile pensare di stravolgere uno sport che ha preso non si sa bene quale direzione. Io da atleta ho il dovere di andare avanti per la mia strada, quella scelta tanti anni fa, che mi e ci ha dato tante soddisfazioni. Ammetto che però il pensiero di passare al biathlon l’ho avuto. Un piccolo aneddoto: prima di partire per le Olimpiadi di PyeongChang, mi ero detto che quella era la mia grande occasione per vincere una medaglia olimpica e se non l’avessi fatto avrei dovuto fare una scelta grande per stravolgere le cose, come magari passare al biathlon. Forse l’ho fatto solo per motivarmi».

Pellegrino ha proseguito la sua critica al fondo attuale: «La prima cosa che cambierei? Il calendario della Coppa del Mondo, perché così com’è i big non sono presenti in tutte le gare e questo è uno dei grandi problemi della Coppa del Mondo. Un calendario così fitto di gara espone gli atleti a stancarsi e ammalarci, ci sono sposta tanto e bisogna fare delle scelte. Quindi si deve pensare a un calendario in grado di spingere i migliori a essere sempre presenti».

L’azzurro ha quindi parlato anche di Klæbo: «Se ha punti deboli? Probabilmente il fatto che sia forte anche nelle distance, in quanto io voglio batterlo nel mio campo, la sprint. Lui in questi anni, da sprinter ha iniziato ad ampliare il suo range di gare dove vincere. Questo potrebbe portarlo a cambiare preparazione, crescere, perdere la spensieratezza di quando aveva 18 anni, perché non è semplice allargare i propri orizzonti e non trascurare nessuno dei punti. Lui è organizzato, metodico, seguito in maniera eccezionale. Io continuo essere concentrato sul mio orticello della sprint, non mi arrendo e provo a batterlo, magari riuscirò ad arrivargli nuovamente davanti».  

Tornando sul biathlon, Pellegrino ha risposto anche a chi gli ha chiesto se Johannes Bø potrebbe essere competitivo in una sprint in skating di fondo, ovviamente in skating: «Il norvegese è molto forte sugli sci, ma lo vedrei più competitivo su una 15 che in una sprint, perché questo format di gara necessita di un cambio di ritmo molto alto. Magari Bø andrebbe forte in qualificazione, ma in gara dovrebbe mettersi in testa dall’inizio alla fine. Lo fa Chanavat, che non ha un grande cambio di ritmo, ma funziona solo a volte. Se ci pensate anche Bolshunov ha cambiato atteggiamento, ha capito che tirare dall’inizio alla fine non conviene. La sprint è un format molto particolare. Ricordo però che un anno fa Eckhoff arrivò in finale in una sprint norvegese».

Pellegrino ha anche parlato di Greta Laurent e del futuro: «Ha fatto una bella stagione, ma anche lei sa di poter fare di più. Lei stessa ha capito di avere delle qualità che deve mostrare più spesso, ha resistenza e velocità, deve però imparare a gestire le emozioni, cosa non semplice in una gara di tre minuti nella quale si lavora tanto con la testa. Ha mostrato di avere grande costanza in qualificazione, ma non basta essere ottavo o decimo in qualificazione, bisogna confermarsi con i quarti o la semifinale. Vediamo per entrambi come andranno i prossimi due anni, dove proveremo a fare il massimo. Per noi le Olimpiadi di Pechino potrebbero essere il traguardo finale, ma da qui ad allora possono cambiare tante cose, anche perché nel 2026 in Italia ci sarà un evento che ci attrae molto, ma ci saranno anche tanti anni in più nelle gambe».

In conclusione, il poliziotto valdostano ha detto la sua anche sui giovani fondisti azzurri: «Sono arrivati dei bei segnali dai giovani. Ora aspetto che si confermino anche su da noi, perché un contro è fare risultato tra gli Under 23 o in OPA Cup, un altro è farlo in Coppa del Mondo. Lo spero, perché ho tanto bisogno che qualcuno si aggiungo al nostro gruppo, che è composto da atleti di alto livello. Siamo un gruppo forte, siamo pochi e c’è bisogno che qualcuno arrivi su, ma non devono essere solo scelti ma anche andare. Io li aspetto volentieri, ho bisogno di gente giovane che mi morda le caviglie e stimolarmi»

G.C.

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