Biathlon | 29 marzo 2020, 16:35

Biathlon - Emilien Jacquelin: "Sono orgoglioso di quanto ho ottenuto; la sfida? Confermare il titolo mondiale"

Il francese ha rilasciato una lunga intervista a Nordic Magazine affrontando molti temi: l'ultima stagione, le vittorie, il ritiro di Fourcade, lo stop anticipato per il coronavirus e la competitività della squadra francese"

Foto di Flavio Becchis

Foto di Flavio Becchis

Il prossimo 11 luglio compirà 25 anni e al termine di una stagione positiva viene indicato da molti come uno dei possibili big dei prossimi anni. Emilien Jacquelin è stato protagonista di un 2019/20 di altissimo livello, vincendo due ori (uno individuale) e un bronzo ai Mondiali, chiudendo quinto nella classifica generale di Coppa del Mondo e vincendo quella di specialità pursuit. A questo aggiungiamoci che il giovane francese ha conquistato i suoi primi otto podi in Coppa del Mondo.

Di questa sua annata Jacquelin ha parlato in una bella e lunga intervista a Nordic Magazine (clicca qui). «La crescita avuta quest’anno non era scontata – ha affermato – ma tutto è stato collegato, perché ci sono state delle performance negative che mi hanno permesso di interrogarmi e andare avanti. Guardandomi indietro, penso che avrei anche potuto godermi meglio alcune belle prestazioni, ma sfortunatamente non c’è mai tempo con il susseguirsi delle gare».

I momenti più belli della stagione per lui sono stati ovviamente il titolo mondiale nell’inseguimento di Anterselva, l’oro in staffetta e la coppa di specialità pursuit: «Sono davvero orgoglioso di questi tre momenti – ha ammesso Jacqueline di far parte di questa meravigliosa squadra. Ho grande rispetto per la carriera dei miei tre compagni più anziani che ho visto in tv. Far parte della staffetta d’oro con loro è stato un onore. Era uno dei grandi obiettivi della stagione e l’abbiamo ottenuto, è un orgoglio aver vinto questo titolo dopo 19 anni d’attesa. Sembra qualcosa di folle se si pensa alle belle generazioni di atleti francesi avute negli ultimi due decenni. Per l’oro nell’inseguimento, dal punto di vista è personale è stato qualcosa di grande, soprattutto per il modo in cui è arrivato. Non avrei potuto chiedere di meglio. Era un sogno d’infanzia che ho realizzato in una località che mi è molto vicina per molte ragioni. La coppa di specialità, invece, permette di dimostrare a me stesso che posso farcela perché ho acquisito costanza. Non sono mai sceso sotto la top six nell’inseguimento. Ne sono orgoglioso, soprattutto perché combattevo con Quintin (Fillon Maillet), Martin (Fourcade) e Johannes (Bø), grandi nomi del biathlon. Dall’altra parte, però, bisogna ricordare che Johannes ha disputato una gara in meno».

Campione anche di onestà il francese, consapevole che sulla vittoria della coppa di specialità abbia influito anche la gara saltata dal norvegese. Eppure Johannes Bø, come il fratello Tarjei, hanno sperimentato la competitività del francese nell’ultimo giro. «Sono state due gare diverse, ma sono contento di aver avuto la meglio in entrambe. Ovviamente, solo perché sono finito davanti a loro non significa che posso ripetere quelle serie ogni volta. Sono state istintive, a volte funziona e spesso commetti errori. La fortuna era con me».

Legatissimo a Fourcade, come ha mostrato più volte quando abbiamo parlato con lui durante il Mondiale di Anterselva, Jacquelin ovviamente è tornato sull’addio del compagno di squadra: «Quando ha annunciato il ritiro ho pensato a tutti gli anni d’allenamento passati con lui. Ora sarò da solo a Villard-de-Lans. Ci ha portato qualcosa, ma la cosa più importante è che tutti noi abbiamo iniziato a crederci grazie a lui, credere nei nostri sogni e in noi. Quella era la strada da percorrere. Personalmente mi ha portato molto rigore nell’allenamento, è stato bello progredire insieme a lui, come riferimento. Martin è stato di grande aiuto per noi e ora dovremo fare le cose senza di lui. Le sue lacrime dopo l’oro in staffetta? Al momento pensavo avesse ricevuto una brutta notizia. Non l’avevo mai visto piangere, quindi era una situazione strana. Fu solo guardando la replica e le interviste che mi resi conti di quanto quella vittoria significasse per lui. Sicuramente sentiva che era giunto il momento di lasciare e la decisione deve essere maturata nelle settimane successive. Sentivamo che Martin stava arrivando a questa decisione, ce lo aspettavamo tutti. In allenamento l’ho visto impiegare più tempo a fare foto con i fan. Per me quello era il segno».

Emilien Jacquelin ha quindi commentato anche la decisione dell’IBU di chiudere la Coppa del Mondo a Kontiolahti a causa dell'emergenza coronavirus: «Ho pensato fosse normale farlo, questa scelta non mi ha infastidito. Tutti gli sport si erano fermati e noi ancora no. Questa situazione era difficile da capire. Eravamo tutti insieme nello stesso hotel con il buffet la mattina, a mezzogiorno e la sera. Ero spaventato dal fatto che se qualcuno avesse contratto il coronavirus, saremmo stati messi in quarantena lì e sarebbe stato deprimente. Da un punto di vista sportivo, poi, ero stanchissimo dopo i Mondiali e avevo bisogno di respirare. Una settimana in meno di gare quindi non è stato un problema. Ho fatto di tutto per restare concentrato fino alla fine».

Nonostante l’addio di Fourcade, la squadra francese resta molto competitiva: «Avere competizione all’interno della squadra è molto salutare. Ciò ci aiuterà ad avere un buon punto di riferimento in allenamento ed essere sereni. Ci spingeremo ancora una volta a vicenda. Quintin (Fillon Maillet) vuole andare a vincere il globo, Simon (Desthieux) vorrà la sua prima vittoria, Antonin (Guigonnat) tornerà ai massimi livello e Fabien (Claude) sfrutterà il suo enorme potenziale. Con un gruppo del genere ci si può aspettare solo ottime cose».

Infine Jacquelin ha chiarito i suoi obiettivi: «Da parte mia è difficile fissarli. Trovo normale ogni anno si voglia migliorare. Dopo l’ultimo inverno diventa più complicato fare di meglio, ma mantenere il mio titolo mondiale potrebbe essere una grande sfida. Ma per farlo dovrò lavorare molto»

G.C.

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