Biathlon | 24 dicembre 2019, 07:14

Biathlon - Il punto di Pietro Dutto: "Le due settimane di pausa sono preziose per recuperare energie fisiche e mentali; l'IBU è stata lungimirante, a differenza dei dirigenti del fondo"

L'azzurro ha analizzato il fine settimana del biathlon: "Se in un weekend del genere, Wierer è in grado di ottenere questi risultati, allora possiamo tranquilli; Vittozzi deve capire la causa del suo problema, perché da questi periodi si esce rafforzati"

Foto di Fabio Borga

Foto di Fabio Borga

Terza puntata de “Il punto di Pietro Dutto”, appuntamento settimanale nel quale l’ex biatleta azzurro commenta i principali eventi accaduti nel mondo del biathlon nel corso dell’ultima settimana. Questa volta puntiamo l’attenzione su Le Grand Bornand, tappa di Coppa del Mondo che è stata molto significativa e ha dato diversi spunti a Dutto, il quale proprio su questa pista si è tolto in carriera delle belle soddisfazioni.

Ciao Pietro. Appena ti cito Le Grand Bornand inizi a sorridere; come mai?
«Ho un bel ricordo legato alla località francese. Nella mia prima stagione da senior, era il 2010/11, organizzarono una tappa di IBU Cup, primo evento internazionale in questa località, per testare pista e poligono. Ebbi uno dei miei weekend più belli, conquistai due podi in tre gare, con un secondo, un terzo e un quinto posto. Sono ricordi indelebili, anche perché c’era tanta gente a bordopista, non sembrava nemmeno una tappa di IBU Cup, tanto che capii subito che questo posto ha tutto per organizzare degli eventi di spessore, con nulla da invidiare alle grandi classiche del biathlon».

Mi ha colpito la selezione che è stata fatta nelle mass start già nel corso del primo giro. Raramente gli atleti arrivano al primo poligono già con questi distacchi.
«Al di là delle caratteristiche del tracciato, va considerato che era la terza settimana consecutiva di Coppa del Mondo, uno scoglio difficile da superare a livello mentale, perché gli atleti venivano già da diverse gare e soprattutto tanti spostamenti, che hanno influito molto sul fisico ma soprattutto sulla testa. Nonostante ciò bbiamo visto delle gare di altissimo livello al tiro nei primi giorni, perché si tratta di un poligono non complicatissimo, dal momento che si ha tutto il tempo di recuperare bene prima di arrivare al tiro. Nelle sprint la differenza l’ha fatta quindi la prestazione sugli sci, visto che si è gareggiato in condizioni non facili, su una neve di stampo primaverile che si andava rovinando con il passaggio degli atleti. Nelle mass start, invece, si sono visti più errori, in particolare tra le donne. Credo sia emerso soprattutto il fattore stanchezza, che era ben stampata sulle facce degli atleti e delle atlete. Le gare disputate in questa prima parte di stagione si sono fatte sentire, tutti avevano voglia di staccare e respirare un attimo, anche perché nelle prime competizioni si spendono sempre molte energie mentali, oltre che fisiche, in quanto alcuni atleti devono partire a mille per qualificarsi al Mondiale, altri per stabilirsi subito nelle zone migliori della Coppa del Mondo, insomma è una fase delicatissima».

L’Italia sembrava destinata a terminare in Francia la sua lunga serie di tappe consecutive con almeno un podio, invece, proprio all’ultima gara, è arrivata una fantastica Dorothea Wierer. Mi ha colpito la sua prestazione soprattutto dal punto di vista mentale, perché era chiaro che sugli sci, per diversi motivi, ne avesse meno; nonostante ciò ha mantenuto la calma.
«Dorothea è stata ancora una volta positiva, perché per lei sembrava una tappa molto negativa dopo la sprint, ma ha saputo risollevarsi subito con un bellissimo inseguimento. Poi domenica ha strappato addirittura questo bellissimo podio di forza. Si vedeva che non era al cento per cento, ma voleva tornare a indossare il pettorale giallo, così ha tirato fuori gli artigli e disputato due gare straordinarie. È stata intelligentissima, era consapevole di non essere al top sugli sci e di dover fare la differenza al poligono, così ha sparato in maniera eccellente. Il secondo posto nella mass vale tantissimo e peserà sulla sua stagione, anche a livello mentale».

La squadra maschile era partita bene nella sprint, poi Hofer e Windisch sono andati in difficoltà nelle due gare sui quattro poligoni.
«Windisch e Hofer hanno fatto vedere grandi cose nella sprint, mostrando di poter stare con i migliori. Non sono però riusciti a esprimersi sullo stesso livello al poligono anche nelle altre due gare. È stato un peccato perché nella sprint avevano dimostrato di stare entrambi bene. Forse, dopo la bella prestazione del giovedì, si sono messi un po’ troppa pressione addosso, complicandosi così la vita al poligono. Dobbiamo fare una menzione speciale per Bormolini per il bellissimo inseguimento, importante dopo due o tre gare negative».

Lisa Vittozzi non è riuscita ad uscire dal suo momento di difficoltà. Lei prima di oggi aveva avuto una carriera sempre in crescendo, senza mai un periodo con risultati al di sotto delle aspettative, come le sta accadendo ora. Non ritieni che, una volta superate queste difficoltà, quanto le sta accadendo potrebbe renderla ancora più forte?
«Mi è dispiaciuto perché mi aspettavo che tra Hochfilzen e Le Grand Bornand avrebbe tirato fuori il suo reale valore. Invece, ancora una volta non ho visto la vera Vittozzi, seppur non lontana dalle prime, perché mi è sembrata meno sicura del solito al tiro, non rapida nel coprire i bersagli e anche sugli sci non ancora al top. In questo momento, però, non dovrebbe abbattersi pensando alla Coppa del Mondo ma, se posso darle un consiglio, concentrarsi su obiettivi singoli, come può essere il Mondiale, perché la stagione è lunghissima. Ovviamente deve capire qual è la causa del suo rendimento attuale, sicuramente sotto al suo livello; ne sarà certamente cosciente. Per quanto riguarda la tua considerazione, sono convinto che i periodi difficili servano a migliorare, perché quando ti risollevi diventi più forte e cresce la tua consapevolezza. Bisogna però prima di tutto uscirne, quindi dovrà capire la causa principale di queste difficoltà, in quanto possono essere molteplici. Mi auguro che durante le vacanze natalizie faccia un reset mentale, per poi lanciarsi verso un 2020 che culminerà in un Mondiale dove ha tutto per essere protagonista».

Quattro vittorie consecutive per Tiril Eckhoff, che sta mostrando anche una grande precisione al poligono. Sei ancora convinto che nessuna atleta possa avere la continuità di Wierer per la classifica generale di Coppa del Mondo?
«Per quanto mostrato nell’ultimo weekend, Eckhoff è una reale contender per la Coppa del Mondo, ma continuo a restare della mia opinione. La norvegese sarà un osso duro, ha mostrato una costanza al poligono mai vista negli anni precedenti, ma sono convinto che Doro sia superiore. Se in un weekend tutt’altro che positivo per lei sugli sci, i risultati sono questi, possiamo stare tranquilli».

Johannes Bø è stato impressionante, ha dato una dura lezione a tutti; dall'altra parte Fourcade è apparso in difficoltà. Cosa sta accadendo al francese, diventato improvvisamente impreciso al tiro?
«Dopo un avvio titubante, Johannes Bø ha ripreso il timone della Coppa del Mondo e non vuole mollarlo. In realtà anche Fourcade è su buoni livelli, ma gli stanno mancando le percentuali. Secondo me il suo problema non è tanto il norvegese, quanto il fatto che sta patendo la crescita complessiva dei suoi compagni, dei quali sente il fiato sul collo. Forse questo lo sta spingendo a rischiare di più al tiro per restare ancora davanti. Il fatto che ieri, nel corso dell’ultimo giro, le abbia buscate da Fillon Maillet sugli sci, potrebbe essere un’altra batosta psicologica».

Johannes Bø appare imbattibile in questo momento, essendo di un altro livello sugli sci; per questo motivo non riesco a spiegarmi la sua serie in piedi nella sprint. Perché ha forzato in quella maniera, quando era totalmente inutile?
«Forse la troppa sicurezza in se stesso a volte può portarlo a sbagliare, spingendolo a forzare inutilmente e rischiare di commettere errori. Johannes Bø sa di essere superiore a tutti sugli sci e oggi anche al poligono, ciò gli dà una grande sicurezza che a volte può diventare eccessiva e spingerlo a non prestare troppa attenzione ad alcuni dettagli. A volte sentirsi troppo padrone può diventare pericoloso. Gli era accaduto anche lo scorso anno nella seconda parte di stagione e questa è forse la sua unica pecca. Ecco, sotto questo aspetto Fourcade era perfetto, nei suoi periodi migliori non sbagliava mai».

Arriva la pausa natalizia, due settimane senza gare, certamente un periodo importante per gli atleti; cosa faranno i big della Coppa del Mondo, oltre a festeggiare il Natale?
«Saranno due settimane preziose soprattutto per riposare, perché non sono comunque abbastanza per impostare un lavoro particolare. Chi ha commesso errori in estate può recuperare qualcosa ma non completamente. Insomma sarà un periodo prezioso soprattutto dal punto di vista psicologico. La maggior parte degli atleti si prende alcuni giorni in cui scarica fisicamente e mentalmente, per poi riprendere con lavori di base, concentrandosi sulla bassa intensità, e ripartire da lì per poi ritornare a un lavoro di qualità poco prima di Oberhof. Ecco, in questo senso la mossa di Røiseland potrebbe essere stata giusta, perché saltando Le Grand Bornand, avrà tre settimane per fare un bel lavoro, più recupero e più allenamento, la testa potrà ripartire. In ogni caso complimenti all’IBU, in quanto è stata lungimirante con questo calendario. I big della Coppa del Mondo di biathlon avranno tempo di respirare, riprendersi fisicamente e mentalmente per prensentarsi a Oberhof nelle migliori condizioni possibili. Invece nello sci di fondo non esiste una pausa, anzi gli sforzi e gli spostamenti sono molteplici, soprattutto in questo periodo. Ho letto per esempio le critiche fatte da Pellegrino e ha ragione. Si vede che lui ha studiato molto bene il calendario del biathlon, le sue idee arrivano chiaramente da lì. L’IBU sta raccogliendo i frutti della proprio lungimiranza, mentre nel fondo i big sono costretti a saltare diverse tappe della Coppa del Mondo».

È stato un fine settimana splendido per la nazionale azzurra di IBU Cup Junior; nelle prime due tappe l’Italia è salita otto volte sul podio in dodici gare.
«Un nove e mezzo in pagella va agli atleti di Romanin, Cianciana e tutto lo staff, perché stanno facendo cose bellissime. Tommaso Giacomel doveva solo confermare il tiro perché sugli sci c’era già. Per lui è una vittoria importantissima e ora deve solo continuare così, senza mollare nulla, perché ha talento. Questa squadra ha alcune pedine con i mezzi per colmare il buco che lasceranno tra qualche anno i nostri big. Questi giovani devono solo continuare a crederci e lavorare, senza montarsi la testa, perché il biathlon che conta è quello di Coppa del Mondo, anche se devono avere le consapevolezza che il livello junior è altissimo e si stanno confrontando con i miglior  al mondo tra i loro coetanei; al momento anche loro lo sono. L'importante sarà continuare così, senza mollare o sedersi, ma proseguendo a lavorare come stanno facendo».

Grazie Pietro. Ti facciamo tanti auguri di buon Natale.
«Grazie, li faccio a te, a tutta la redazione di Fondo Italia e soprattutto a tutti i lettori. Mi auguro che stiano trovando interessante questa rubrica»

Redazione

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