Sci di fondo - 05 giugno 2020, 16:15

Fondo - La delusione di Elisa Brocard: "L'esclusione dalla nazionale fa male, pensavo di meritare un trattamento diverso"

La valdostana è dispiaciuta per la mancata conferma in Squadra A: "Alla fine hanno tagliato solo me; comunque non mi arrendo, voglio arrivare fino ai Giochi di Pechino; mi dispiace per Simone Paredi, meritava di poter proseguire il suo progetto"

Fondo - La delusione di Elisa Brocard: "L'esclusione dalla nazionale fa male, pensavo di meritare un trattamento diverso"

Quando ha ricevuto la comunicazione che non avrebbe fatto parte della nazionale 2020/21, Elisa Brocard è rimasta molto dispiaciuta. Non tanto per le difficoltà che potrà trovare allenandosi da sola, dal momento che ha l’esperienza per farlo bene, essendo riuscita già in passato a cogliere risultati positivi allenandosi con la squadra di sede del Centro Sportivo Esercito. La valdostana, classe 1984, si è sentita ferita soprattutto nell’orgoglio, essendo stata l’unica tagliata dalla Squadra A della passata stagione, considerando sia gli uomini che le donne. Delusione che non è riuscita a nascondere nell’intervista che ci ha concesso.

Ciao Elisa. Non ti sei mai fermata nemmeno durante il lockdown, quando ti sei allenata molto a casa; dicci, però, quanto è stato bello per te tornare a farlo anche all’aperto?
«È bellissimo, si tratta di un ritorno alla normalità. Devo ammettere che da una parte non mi è dispiaciuto stare a casa negli scorsi mesi, in quanto solitamente giriamo moltissimo. Però mi mancava correre nel bosco, allenarmi all’aria aperta. Appena si è potuto, sono andata a fare una corsa e quasi non ricordavo quanto fosse bello. Certe cose ormai tendiamo a darle per scontate, le facciamo quasi senza pensarci e dar loro la giusta importanza. Ecco, in questi mesi nei quali ci sono state negate abbiamo capito quanto siamo fortunati».

Due settimane fa la FISI ha annunciato le squadre di fondo per la stagione 2020/21 dalle quali sei assente; te l’aspettavi?
«Sinceramente sono rimasta sorpresa e dispiaciuta. Da una parte immaginavo ci sarebbero stati dei tagli e anch’io rischiassi di restar fuori, ma quando sono uscite le squadre mi sono accorta che l’unico taglio è stato il mio. Ciò mi ha fatto un po’ male. Comprendo la scelta giovani, anzi ritengo giustissimo dare spazio agli atleti che rappresentano il futuro e consentire loro di crescere, però pensavo di valere ancora la nazionale. Credevo di poter far parte ancora della Squadra A, oppure essere almeno aggregata, come è stato fatto nelle altre discipline. Per esempio nel biathlon hanno formato un gruppo osservati, composto dagli atleti più esperti che sono stati esclusi».

Nonostante l’esclusione ci sembra che hai ancora intenzione di metterti in gioco. Prima di farlo hai pensato anche a un possibile ritiro?
«Ci pensai soltanto l’anno scorso, quando ebbi quel brutto incidente in allenamento, che mi costò tutta la preparazione. Ora invece no, anche se l’esclusione dalla squadra è stata una grande delusione. Soprattutto dopo quanto è accaduto lo scorso anno, pensavo di meritare un trattamento diverso. L’incidente non vuole essere una scusa, qualche risultato è poi arrivato ugualmente, ma visto che quanto accaduto non era dipeso da me, mi auguravo venisse preso in considerazione. Invece sono l’unica tagliata del gruppo. Inoltre nel finale di stagione avevo dati dei segnali di ripresa, finalmente avevo raggiunto una buona condizione, così mi ero comportata piuttosto bene nello Ski Tour scandinavo, soprattutto a Östersund e Meraker, ma purtroppo la stagione è finita anticipatamente».
        
Hai accennato spesso all’incidente avuto lo scorso anno.
«È accaduto proprio un anno fa, a giugno, mentre ero fuori con la nazionale, durante un allenamento con gli skiroll sul tapis roulant. A causa di un problema tecnico il tappeto ha iniziato ad accelerare sempre di più, scaraventandomi a terra e causandomi un trauma facciale con la rottura di tre denti. Oltre al problema fisico, che mi ha costretta a fermarmi, questo evento mi ha anche buttato giù moralmente. Se poi ci aggiungiamo che un mese dopo sono riuscita anche a prendermi l’influenza in piena estate».

Ora ripartirai con la squadra di sede del Centro Sportivo Esercito. Chi ti seguirà?
«Lavorerò con i tecnici Sergio Bonaldi e Fabio Pasini. Con loro abbiamo deciso di proseguire sulla linea tracciata in questi cinque anni da Simone Paredi ed Erik Benedetto. Seguirò quindi questo programma, poi quando faremo i raduni insieme al Centro Sportivo Esercito, sarò seguita da Bonaldi e Pasini che mi daranno tutti gli input necessari».

Cosa dovrai fare per riprenderti il posto in Coppa del Mondo?
«Andare forte, visto che mi è stata assicurata la presenza di alcune gare di selezione aperte a tutte. Spero sia effettivamente così e non venga fatto il discorso sull’età anche in quel momento. Comunque negli ultimi anni alcune atlete, come Ilaria Debertolis e Sara Pellegrini, hanno gareggiato in Coppa del Mondo pur partendo dalle squadre di sede, quindi confido sarà così anche per me».

La motivazione è ancora alta?
«Si, è abbastanza alta, soprattutto adesso che ho inquadrato meglio la situazione. All’inizio ero rimasta un po’ destabilizzata dall’esclusione. Ora però ho messo assieme tutti i tasselli con il Centro Sportivo, facendo un bel programma di preparazione insieme a Simone ed Erik, con l’obiettivo di arrivare in forma già alle prime gare. Devo dire che poi tanta motivazione l’ho avuta grazie a tante persone che mi hanno scritto, invitandomi a non mollare. Voglio ringraziare quindi chi crede in me, il Centro Sportivo Esercito e il mio sponsor Eletrodotti Cantamessa».

L’obiettivo sono quindi le Olimpiadi di Pechino?
«Certamente. Indicativamente questi saranno i miei ultimi anni di carriera, quindi ci terrei a fare ancora bene sia ai Mondiali di Oberstdorf che alle Olimpiadi di Pechino. Penso di poter ottenere ancora buoni risultati, visto quanto fatto nella stagione 2018/19, Mondiali compresi».

Con il passaggio di Fulvio Scola alla guida del gruppo Milano Cortina 2026 maschile, Francesca Baudin guiderà la squadra di sede delle Fiamme Gialle, mentre lo scorso anno Michela Andreola era nello staff tecnico dell’Under 23; un giorno vedremo allenare anche Elisa Brocard?
«È una cosa a cui ho pensato spesso negli ultimi anni e sicuramente mi piacerebbe provare, magari aiutando il Centro Sportivo Esercito oppure lavorando con i più giovani. Alla fine in questi anni da atleta ho maturato tanta esperienza e ho fatto tutti i corsi necessari per allenare. Fortunatamente Francesca e Michela sono la dimostrazione che noi donne iniziamo a ritagliarci uno spazio anche in questo campo e mi auguro si possa essere sempre di più».

Sei l’ultima atleta azzurra ad aver ottenuto una top ten in una distance. Pensi che presto vedremo altre italiane infilarsi nelle prime dieci anche in gare diverse dalle sprint?
«Penso proprio di si. Credo nelle nostre giovani, in particolare in Anna (Comarella, ndr), che lo scorso anno ha già fatto vedere delle buone cose. Penso che da lei ci si possa aspettare quel passo in più. Ma non dobbiamo metterle troppa fretta, ricordiamoci che è solo una ’97, discorso che vale per tutte le ragazze di quel gruppo. Sicuramente per Francesca Franchi, Cristina Pittin, Martina Bellini e Nicole Monsorno sarà molto stimolante allenarsi con due atlete come Anna e Caterina (Ganz, ndr), che hanno già una discreta esperienza in Coppa del Mondo e hanno anche ottenuto alcuni buoni risultati. A proposito di questo, vorrei dire un’ultima cosa».

Certo.
«Mi dispiace tanto per Simone (Paredi, ndr), perché la nostra squadra femminile è stata l’unica ad aver subito uno stravolgimento, nonostante nella stagione 2018/19 siamo riuscite tutte a ottenere il nostro miglior risultato in Coppa del Mondo e nell’ultima stagione Lucia (Scardoni, ndr) e Greta (Laurent, ndr) abbiano ottenuto un quinto e un settimo posto, risultati che dalle donne non si avevano da anni. Simone si meritava di portare avanti il progetto iniziato due anni fa, perché in questo breve periodo di tempo già avevamo tutte fatto dei miglioramenti»

Giorgio Capodaglio

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