Sci di fondo | 31 ottobre 2020, 17:50

Fondo - La grinta di Stefan Zelger: "Non dobbiamo vedere gli altri come irraggiungibili"

Il bolzanino del Centro Sportivo Esercito è molto determinato in vista della prossima stagione: "Mi sento bene, ho risolto i problemi al diaframma e i test in Val Senales hanno confermato le mie buone sensazioni"

Fondo - La grinta di Stefan Zelger: "Non dobbiamo vedere gli altri come irraggiungibili"

Nella passata stagione ha preso parte a diciotto gare di Coppa del Mondo, facendo un anno di esperienze importanti da mettere nel suo bagaglio personale. Dopo un anno nella Squadra A, Stefan Zelger è ripartito dal gruppo Milano-Cortina 2026, che vuole formare gli atleti azzurri, nati dal ’95 al 2000, in vista delle Olimpiadi Italiane in programma tra meno di sei anni. L’atleta del Centro Sportivo Esercito si sta quindi allenando con grande serietà, perché dopo la passata stagione ha maggior fiducia nei suoi mezzi, grazie anche alla risoluzione del problema fisico al diaframma che spesso lo bloccava nel corso delle gare.

È uno Zelger quindi molto determinato, confortato anche dagli ottimi risultati ottenuti nei test svolti in occasione dell’ultimo raduno in Val Senales, quello che abbiamo raggiunto telefonicamente alla vigilia dell’ultimo mese prima dell’inizio ufficiale di una stagione sicuramente incerta. Le motivazioni al giovane bolzanino non mancano, anche perché nell’ultimo periodo si è tolto anche altre soddisfazioni: è diventato testimonial dell’Alpe di Siusi e proprio oggi è salito di grado nell'Esercito, diventando Primo Caporal Maggiore.

Ciao Stefan. Innanzitutto come stai? La preparazione sta procedendo bene?
«Si, mi sento molto bene in questo periodo, sento che la forma sta arrivando. Riesco ad allenarmi al meglio e non ho avuto problemi in questi mesi, se si esclude una piccola infiammazione al tendine d’Achile avuta in estate, che non mi ha però impedito di fare quanto dovevo, avendo saltato giusto qualche prova di corsa. Il dolore è ormai passato. I test in Val Senales hanno confermato le mie buone sensazioni. Sono molto fiducioso in vista della stagione che, speriamo, sta per iniziare».

Hai cambiato allenatore per il terzo anno consecutivo; che tipo di preparazione hai svolto? Ci sono state tante novità?
«Abbiamo lavorato in maniera diversa rispetto agli altri anni, mi sono focalizzato maggiormente su resistenza e capacità, aspetti importanti per le distance. Ma non mi dimentico delle sprint, perché ho lavorato tanto anche sulla velocità. I test hanno dimostrato che quanto fatto in estate sta funzionando. Inoltre non ho perso per niente le mie doti da sprinter, come si è visto anche nelle prove che abbiamo svolto in Val Senales. Mi sembra di aver fatto un bel salto qualità grazie alla programmazione di Fulvio Scola. Devo dire che mi sto trovando bene con lui, mi piace molto come allenatore, così come apprezzo le sue metodologie di allenamento».

Ricordo che lo scorso anno ci avevi parlato più volte di un problema al diaframma che avevi spesso nel corso delle gare, tanto che in alcune occasioni sei stato anche costretto a fermarti; sei riuscito a risolverlo?
«Si, finalmente ce l’ho fatta. Sono riuscito a trovare la soluzione da solo dopo averci ragionato tanto. Ho pensato che quel dolore potesse in realtà essere dovuto a un altro problema, magari alla schiena. Così ho iniziato ad utilizzare il blackroll, una pallina di plastica per la schiena, utile per risolvere problemi posturali. Ho cominciato a intuire che il problema fosse la schiena, perché avevo notato che quando avevo male al diaframma, mi sentivo anche rigidità. Ho iniziato ad utilizzare questo mezzo prima delle gare per massaggiare e ha funzionato. Non ho più avuto alcun problema. È risaputo che il più delle volte il problema non è legato per forza alla zona in cui senti dolore, ma arriva da altre parti del corpo. A volte un atleta deve usare l’istinto e capire queste cose da solo, anche per dare il feedback giusto al suo fisioterapista. Mi sono liberato la mente dopo aver risolto questo problema, perché ero abbastanza preoccupato, non trovavo soluzioni».
    
Riesci a tenere sempre alte le motivazioni, nonostante l’emergenza covid-19 che sta rendendo molto incerta la prossima stagione?
«Dico la verità: io ho continuato ad allenarmi senza pensarci. Poi ovviamente ogni tanto tendo a chiedermi se la stagione si svolgerà regolarmente o meno, ma questo non mi impedisce di impegnarmi al massimo in ogni allenamento. Io faccio la mia parte, che è quella di allenarmi, mentre gli altri faranno al meglio il loro lavoro per metterci in condizione di portare avanti la stagione. Io sono convinto che alla fine potremo gareggiare come negli altri anni. Magari sarà una stagione anomala, ma l’importane è che si facciano le gare. Ripeto, noi atleti dobbiamo solo pensare a prepararci al meglio».

Ti sei posto un obiettivo per questa stagione?
«Senza dubbio è il Mondiale di Oberstdorf. In particolare la 15km in skating, che è forse la gara più adatta alle mie caratteristiche. Mi piace anche la sprint, visto che hanno pure accorciato un po’ il percorso. Fortunatamente (ride, ndr), visto che lo scorso anno avevo fatto un po’ di fatica, era stata davvero dura. Il Mondiale è quindi l’obiettivo primario, ma per raggiungerlo dovrò iniziare subito bene, a cominciare dalle gare di Santa Caterina, per riuscire poi a qualificarmi a Davos e confermarmi weekend per weekend. La strada per Oberstdorf passa inevitabilmente da buone prestazioni da ottenere nell’arco di tutta la stagione».

Cosa ti porti dietro dalle esperienze della passata stagione?
«Per me è stato il primo anno in cui ho cominciato la Coppa del Mondo già a Ruka. Sono partito discretamente, poi a dicembre ho ottenuto i primi risultati positivi tra Planica e il Tour de Ski. Quindi ho avuto un periodo più difficile, sono ripartito da Coppa Italia e OPA Cup, poi ho ritrovato la forma a Lahti, dove ho vissuto l’esperienza più bella della mia carriera. Lì ho capito che i big non sono così lontani come crediamo. Ovviamente è difficile tenere sempre quel livello, ma quel giorno ho capito che ci siamo anche noi, che l’Italia può fare bene. Non dobbiamo vedere gli altri come irraggiungibili, perché se abbiamo fiducia in noi stessi, ci crediamo e tutto funziona bene, sci compresi, possiamo essere lì davanti. Non dico per esempio che io posso vincere, ma sicuramente per quello che è il mio livello potrei lottare per i primi dieci posti. Quella gara mi ha dato tanta fiducia per la prossima stagione».

Quella staffetta, formata da Salvadori, De Fabiani, Gardener e te in chiusura, ha fatto sognare il primo podio dopo anni. Quante volte hai ripensato a quel finale?
«Ci ho passato tante notti insonni, agitandomi ripensando a cosa potrei aver sbagliato in quella gara. Ci ho provato, mi è mancata un po’ di forza nel finale e forse del coraggio in più per salire sul podio. Forse potevo partire prima, perché mi sentivo bene, ma magari se l'avessi fatto avrei finito per scoppiare, facendo poi una figuraccia. Però ci ho pensato tanto a quella gara, sono dispiaciuto anche per gli altri e per tutto il fondo italiano, perché sarebbe stato un podio splendido. Ma alla fine sono anche orgoglioso di quella prestazione, abbiamo sorpreso tutti, e come ho già detto nella risposta precedente, sono soddisfatto della mia frazione, nonostante il rammarico finale».

A proposito di staffetta: pensi alla possibilità di riuscire a entrare nei quattro azzurri che rappresenteranno l’Italia ad Oberstdorf?
«Ovviamente mi piacerebbe, sarebbe una bella occasione per rifarmi. Io farò del mio meglio, so che sceglieranno i quattro che staranno nelle migliori condizioni e dimostreranno di meritarsi il posto. In passato mi sono fatto trovare pronto sia in team sprint che in staffetta, quindi se ci sarà bisogno di me, i tecnici sanno che possono fidarsi. Anche se quel giorno a Lahti avrei potuto portare l’Italia sul podio, le mie qualità le ho mostrate. Se starò bene e mi sceglieranno, darò del mio meglio come sempre, altrimenti tiferò per i miei compagni. In staffetta non si corre per se stessi, per l’Italia, per tutta la squadra».

Sei nella squadra Milano-Cortina 2026; cosa pensi di questo progetto della direzione agonistica?
«È un bel progetto, si è deciso di creare una squadra con l’obiettivo di preparare noi atleti, che oggi abbiamo tra i 20 e i 25 anni, alle Olimpiadi del 2026, pensando ovviamente anche ai tanti obiettivi che ci sono nel mezzo. Siamo un bel gruppo, stiamo bene insieme, ci divertiamo, ma in allenamento e nei test ci tiriamo il collo a vicenda. Spero che la FISI confermi questo progetto anche in futuro, che questa squadra vada avanti per un po’ di anni. Siamo un gruppo competitivo e ci credo tanto. Ovviamente arrivare in ottima forma alle Olimpiadi del 2026, quando avrò 31 anni, sarebbe un obiettivo bellissimo della mia carriera. Voglio raggiungerlo e togliermi soddisfazioni, lo devo a chi mi è stato vicino in questi anni, alla mia famiglia e soprattutto al Centro Sportivo Esercito, che ha sempre creduto in me e mi sta dando fiducia. Sono stato arruolato ormai quattro anni fa, mi stanno sostenendo mettendomi nelle condizioni migliori e oggi passo di grado a Primo Caporal Maggiore. Li ringrazio perché mi stanno permettendo di fare questo sport e voglio ripagarli in pista».

Giorgio Capodaglio

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