Coppa del Mondo | 07 dicembre 2020, 13:00

Biathlon - Johannes Bø è padrone, ma i cacciatori di tappa sono molti. Lukas Hofer c'è: un carico di fiducia!

Quattro vincitori diversi in questa prima parte di stagione: JTB ha tutto sotto controllo, ma le imboscate - anche "fraterne" - non mancano. Solo belle notizie da Lukas Hofer e dalla staffetta azzurra: un pieno di fiducia che può fare bene.

Lukas Hofer

Lukas Hofer

Quattro gare, quattro vincitori diversi. Tutto sotto il controllo di Johannes Bø, verrebbe da dire, ma i primi due week-end di stagione hanno dimostrato che almeno nelle vittorie di giornata, quello di JTB potrebbe non essere un dominio assoluto. Il più giovane dei fratelli Bø deve ancora crescere di condizione, forse anche di molto, ma per adesso qualche ostacolo sulla sua strada lo sta trovando, complice l'exploit del più giovane compagno di team Sturla Lægreid e la forma stratosferica degli svedesi capeggiati da Sebastian Samuelsson. L'altro a trovare lo spunto per vincere è stato il fratellone Tarjei, eccellente protagonista anche nel mettere in ghiaccio il successo della staffetta norvegese, ieri. 

Impossibile mettere in dubbio la superiorità del "rosso" di casa ad Oslo che nella generale guarda già tutti dall'alto forte dei suoi 210 punti (oltre 50 punti a gara di media...) davanti a Samuelsson (175) e ad un Jakov Fak (152) in grande spolvero in questo avvio di inverno che condurrà verso i Mondiali in casa di Pokljuka. Solo lui stesso (a meno di eventi esterni) potrà perdere la strada verso la riconferma sul trono del biathlon ma questo epilogo per certi versi già scritto non fa (al momento) perdere interesse ad ogni singola gara. L'aspetto più intrigante oggi è capire quanto potrà durare il periodo d'oro degli svedesi: al femminile praticamente tutte le ragazze fanno la voce grossa, al maschile è soprattutto Samuelsson a dettare il ritmo, con Ponsiluoma a ruota. Quanto ci metteranno gli altri team (i francesi, soprattutto) a rimettersi in linea? E nel frattempo Sebastian e compagni caleranno? 

Chissà se già ad Hochfilzen, su neve e in un contesto diversi, si avranno nuovi riscontri, in un senso o nell'altro: sin qui l'aver potuto allenarsi al nord fa tutta la differenza del mondo, ma l'exploit svedese non può essere totalmente un fuoco di paglia, anzi.

Tra i risultati più intriganti del fine settimana trova spazio anche il quinto posto della staffetta italiana. Perchè alla luce delle condizioni attuali e del (travagliato) percorso di avvicinamento di Lukas Hofer e compagni, arrivare immediatamente a ridosso dei primi rasenta quasi il miracolo. Tutti i quattro alfieri hanno saputo dare il meglio in pista nel momento opportuno: Didier Bionaz concreto al lancio, Hofer puntuale, Thomas Bormolini nel lanciare al meglio un Dominik Windisch che ha ritrovato sensazioni che mancavano da un po'. Bene, molto bene.

Ed un nuovo approfondimento lo merita Luki. La vittoria di Dorothea Wierer in apertura è stata prodigiosa, ma mettendo sulla bilancia tutti i singoli riscontri di queste prime due settimane di gara è proprio il carabiniere di San Lorenzo di Sebato l'atleta più in palla della squadra azzurra. Sin qui gli è mancato solo l'acuto, inteso un risultato di grido, ma per il secondo fine settimana consecutivo il pusterese ha confermato di aver trovato una quadratura perfetta, un equilibrio che non ha sempre saputo mantenere tra sci e tiro, tra sicurezza e voglia di attaccare. E tutto nonostante i giorni persi per via del Covid-19 e di una preparazione giocoforza non rifinita al meglio. Deve ancora crescere Luki, ma il punto di partenza è stato sin qui ottimale e Hofer può fare ritorno sulle Alpi con un carico di fiducia che forse nemmeno lui immaginava, due settimane fa quando si imbarcava verso Helsinki.

Una fiducia ricaduta a pioggia anche sugli altri azzurri: rientrare con il sorriso e la consapevolezza di poter fare bene nonostante gli evidenti margini di crescita è tanta roba. Ora non resta che lavorare e recuperare anche l'altro golden boy Tommaso Giacomel, che già scalpita.

Luca Perenzoni

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