Sci di fondo - 29 dicembre 2020, 18:55

Sci di Fondo - Intervista al DT azzurro Marco Selle: "Pellegrino sul Cermis? Potrebbe essere l'anno giusto" (3^ parte)

Il punto sugli uomini italiani in vista del Tour de Ski. Le possibilità di vedere un inedito Pellegrino, la fiducia di De Fabiani, il recupero di Salvadori, le aspettative sul giovane Graz, i rientri di Bertolina e Ventura, la chance di Hellweger

Il DT Marco Selle insieme a Federico Pellegrino

Il DT Marco Selle insieme a Federico Pellegrino

Nella terza e conclusiva parte dell'intervista al Direttore Tecnico azzurro Marco Selle viene fatta una panoramica sui convocati del settore maschile per il Tour de Ski che vedrà i fondisti impegnati dal 1° al 10 di gennaio fra Val Müstair, Dobbiaco e la Val di Fiemme.

Negli atti precedenti, si era parlato dei problemi legati al Covid-19 durante il primo mese di Coppa del Mondo e del settore femminile.

Marco, passiamo agli uomini. Nonostante l'infortunio, fra Davos e Dresda abbiamo visto un Federico Pellegrino clamoroso, in condizione nettamente superiore all'anno scorso. Chissà se ci fosse stato Klæbo, sconfitto da Valnes a Ruka dopo 17 successi consecutivi nelle sprint, come sarebbe andata a finire.

E' ovviamente impossibile saperlo. Di sicuro lo avrebbe messo in seria difficoltà, vendendo cara la pelle. Chicco dimostra che quando ci sono momenti di difficoltà, Covid incluso, sa reagire da campione. Si trovava a dover vincere a tutti i costi e avrebbe ricevuto molte critiche anche se avesse ottenuto un buon secondo posto. C'erano comunque fondisti di altissimo livello come Bolshunov e Chanavat, che sono capaci di lottare per il podio anche in presenza dei norvegesi. Ha vinto con distacco, da fuoriclasse.

Più che Davos, dove la vittoria è sembrata almeno da fuori più agevole, è Dresda che è stato un capolavoro di gestione tattica su un tracciato per neve e conformazione insidiosissimo. La cosa che però mi ha colpito di più è stata la dimostrazione di esuberanza fisica nell'ultimo giro della team sprint.

Rispetto ad altre volte ha sprecato tanto per non rischiare niente, evitando contatti letali o rotture di bastoni. In semifinale ha tirato tantissimo e avevo il timore che avesse esagerato. In finale ne aveva ancora più degli altri con una dimostrazione di solidità mentale, ancor più che fisica, che reputo una delle migliori cose viste fare da Chicco in tutta la sua carriera. Pianifica e realizza: è come se progettasse la gara; sono questi particolari che ne fanno un vero fuoriclasse.

Guardando il calendario di gennaio, che consente di recuperare, molti appassionati vorrebbero vederlo finalmente in cima al Cermis.

Se c'è un anno con possibilità di arrivare in fondo è questo, anche se la scelta verrà fatta nei giorni precedenti in base a quante energie da spendere avrà ancora. Non può puntare a essere uomo classifica nel tour perché ha bisogno di brillantezza per la sprint in Val di Fiemme. Forse anche lui di gara in gara capirà quanto può spingersi per competere in classifica generale. Le qualità non gli mancano per far bene in gare distance, soprattutto inseguimento e mass start, ma sulla bilancia bisogna pesare le energie, se vale la pena o quanto vale la pena sacrificare forze utili per la sprint in classico del penultimo giorno. Diciamo che qualche piccola speranza di vederlo in cima c'è.

L'altra punta valdostana del movimento, Francesco De Fabiani è piaciuto molto nelle gare distance a cronometro di Ruka e Davos. E' apparso in difficoltà in versione sprinter sulla pista piatta con neve infida di Dresda.

Fisicamente Defa non ha certo la struttura dello sprinter. In certe occasioni, vedi soprattutto il podio di Cogne 2019, è riuscito a essere competitivo. Ha bisogno di certe caratteristiche di neve per sopperire alla mancanza di potenza. Dresda è una pista per potenti. La cosa più importante del primo mese di stagione è stata prendere fiducia nei suoi mezzi, in modo da affrontare il Tour de Ski consapevole di ciò che può fare. Il 12° posto di Ruka e il 5° di Davos hanno fornito buone risposte. In Svizzera senza trovare trenini è arrivato a dieci secondi dal podio. A Dresda non era nel suo habitat naturale poiché ha bisogno di salite e gare lunghe. Lo abbiamo voluto portare per la team sprint in quanto compagno ideale per Chicco. Sulle sue prestazioni in Germania non c'è niente da recriminare. Per la sua struttura fisica nella team sprint ha tirato fuori il 100%.

Più silenziose le prestazione di Giandomenico Salvadori. Si sa che in genere comincia a ingranare più avanti nella stagione, ma già a Ruka e Davos ha ottenuto prestazioni da primi venti in skating. Nella prima occasione con tutti i migliori presenti.

Sono veramente contento per Giando perché il motore è tornato a girare in pattinaggio. Lo scorso anno aveva un problema che lo ha tormentato per tutta la stagione. Dopo un minuto di gara in skating, le gambe gli diventavano talmente dure da non riuscire più a stare in piedi. A volte andava a spinta perché le gambe lo abbandonavano. Non riuscivamo a capire che problema avesse, con il timore che quest'anno si ripresentasse la stessa situazione, invece, già a Ruka ha cominciato a sciare molto meglio. Il problema alle gambe gli comprometteva il gesto tecnico in maniera profondissima. Ha tirato fuori delle belle gare in pattinaggio e questo mi dà molta fiducia per il tour dove con 6 gare distance, pari distribuite fra le due tecniche, può togliersi diverse soddisfazioni. Dopo Chicco e Defa è Giando quello che nelle distance può fare i risultati migliori. E' una pedina fondamentale per la composizione della staffetta. La serenità che ha in questo periodo, dopo anche aver cambiato i materiali, mi fa ben sperare, poi per carattere è uno che non molla mai.

Mirco Bertolina rintra dopo diversi problemi fisici. Proprio al Tour De Ski ottenne i primi punti in carriera.

Sono contento del ritorno di Mirco. Lo scorso anno era uscito di squadra, non riuscendo a marcare risultati per una pesante ernia alla schiena, che lo ha fatto disperare per tutta la preparazione e l'inverno di gare. Quest'anno ha vissuto una mezza odissea col Covid, rimanendo positivo per molte settimane e conseguente perdita di tanto allenamento durante l'estate. Nell'OPA Cup in Val Formazza si è preso il posto con i risultati ottenuti sul campo.

A concludere, i tre più giovani. Michael Hellweger ha centrato una buona qualificazione per poi ottenere il suo secondo miglior piazzamento in carriera a Dresda.

Hella è il nostro uomo di peso, quello con la massima espressione di potenza all'interno della nostra squadra. Gli diamo questa possibilità in Val Müstair poiché le sprint nei circuiti di Coppa Italia e OPA Cup sono le prove più difficili da organizzare in periodo di pandemia, per una questione logistica e di mantenimento del distanziamento. Dresda era il suo terreno, ma nella prima tappa del Tour de Ski in Svizzera speriamo riesca a fare risultato. A lui queste prove servono doppiamente per rimanere ai vertici e trovare posto in un gruppo sportivo, essendo l'unico non militare fra gli atleti del nostro team.

Nella scorsa stagione, Paolo Ventura era riuscito in alcune occasioni a dimostrare di poter essere un valido elemento da Coppa del Mondo.

Paolo è un distance puro che ama la tecnica classica, mentre soffre in pattinaggio. Il suo coinvolgimento è propedeutico a valutarne le qualità proprio nella sua tecnica in vista delle gare successive, Mondiali di Oberstdorf inclusi. Al Tour de Ski avrà tre gare alle quali puntare e mi aspetto che dia il 100%. Non è più in categoria under 23, ma nel pieno delle sue possibilità di dimostrare un livello da circuito di Coppa del Mondo. Ci aspettiamo un segnale che ci convinca a considerarlo un elemento costante da schierare nelle massime competizioni.

Infine, Davide Graz. Lo si aspettava a un ottimo risultato nella sprint di Davos, dove lo scorso anno fu 22°, primo fondista nato nel nuovo millennio a marcare punti di Coppa del Mondo. Invece, i punti questa volta li ha ottenuti nell'esordio distance, certo favorito dalle assenze, ma con la personalità adeguata ad affrontare una gara dura come una 15 a cronometro.

Per Davide vale il discorso di Martina Di Centa. Ha 20 anni e deve fare esperienza, confrontandosi con gare ravvicinate su più format. E' il nostro prospetto più completo, rapido e resistente, ama il pattinaggio ma va forte anche in classico. Durante la preparazione, in tutti i test era al livello di De Fabiani nelle distance e dava filo da torcere a Pellegrino nelle sprint. Rispetto allo scorso anno ha fatto un ulteriore salto di qualità. E' ben strutturato. Non so cosa aspettarmi, potrebbe fare bene in più di una gara, ma dobbiamo vedere fin dove portarlo. Il tour rimane un'esperienza logorante per un ragazzo così giovane. Mi piacerebbe ci sorprendesse in più gare.

Un'ultima riflessione sui giovani. Negli ultimi anni, a livello di rassegne iridate giovanili, le medaglie con Del Fabbro, Gabrielli, Graz, Armellini, le staffette e altri buoni piazzamenti non sono mancati. Cosa invece manca per vedere questi ragazzi competitivi anche in Coppa del Mondo?

Molto semplicemente serve un enorme salto di qualità. Fare buoni risultati a livello giovanile è importantissimo poiché tanti giovani hanno dimostrato di potersi poi confermare fra i grandi. Non c'è una ricetta, si tratta di diventare grandi, crescere dal punto di vista fisico e mentale. Avere un approccio maturo alla vita sportiva professionale e non solo. E' lo scalino più complicato, richiede la consapevolezza di sé e di come affrontare un percorso pieno di imprevisti e che non può tralasciare nulla. Per i fuoriclasse, vedi Klæbo o Johaug, il passaggio è indolore, come lo è stato in casa nostra in passato per Stefania Belmondo o Pietro Piller Cottrer. Per altri, come Giorgio Di Centa, Gabriella Paruzzi o Arianna Follis, è stato più graduale e ha richiesto molto più tempo.
Segreti in uno sport così completo e tecnico ce ne sono davvero pochi. Scorciatoie ancor meno!

Davide Bragagna

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