Biathlon - 25 marzo 2021, 11:24

Biathlon - Wierer a Radio Rai: "Su quel poligono è stato come se il tempo si fosse fermato"

L'azzurra ha rilasciato una lunga intervista nella trasmissione "Tempi Supplementari": "Nonostante tutto sono arrivata quinta nella generale e ho vinto una coppa di specialità, posso essere soddisfatta"

Biathlon - Wierer a Radio Rai: "Su quel poligono è stato come se il tempo si fosse fermato"

Intervento radiofonico per Dorothea Wierer, che mercoledì pomeriggio è stata intervistata in diretta su Radio 1 Sport Play nel corso del programma "Tempi Supplementari", condotto da Luca Cesaretti.

L'azzurra ha iniziato tracciando un bilancio della sua stagione. «Sicuramente è stata molto particolare - ha affermato la biatleta delle Fiamme Gialle - nonostante tutto sono finita quinta in classifica generale e conquistato la coppetta di specialità individuale. Ho faticato più del solito per tutte le circostanze che si sono verificate, ma qualcosa di buono c'è stato. A differenza di alcuni miei compagni, sono stata fortunata a non aver preso il covid, ma al di là di questo tutto l'avvicinamento alla stagione è stato particolare. Ritengo che abbiamo fatto delle cose buone, magari non come lo scorso anno. Però, posso dire che in una stagione del genere è una bella soddisfazione portare a casa coppa di specialità. Il Mondiale? Purtroppo mi sono ammalata poco prima, disputando le prime due gare mezza malata, quindi non al massimo della condizione ed in uno sport del genere, con un livello tanto alto, se non sei al cento per cento non hai chance di medaglia».

Wierer ha poi descritto anche le particolarità di un anno condizionato anche dalle tante limitazioni: «La preparazione è partita più tardi del solito, abbiamo fatto quasi tutti raduni in Italia, ma alla fine credo sia andata molto bene. È stato più strano durante la Coppa del Mondo. La nostra vita è stata unicamente albergo e pista, non potevamo uscire. Poi c'erano i tamponi ogni tre giorni. Ovviamente è stato necessario, ma allo stesso tempo anche duro mentalmente, perché non avevi distrazioni al di là dello sport. Le gare senza pubblico? Sicuramente sono state un po' noiose, siamo abituati ad avere migliaia di tifosi. Già lo scorso anno avevamo fatto questa esperienza nelle ultime tappe. Insomma sapevamo già cosa ci aspettasse, alla fine purtroppo un po' ti ci abitui».

Nella squadra italiana sono emersi quest'anno i due giovani Bionaz e Giacomel, che Wierer ha in qualche modo preso sotto la sua ala protettiva, come fatto anche da Hofer. «I nostri giovani sono molti forti, ovviamente gli serve ancora tanto lavoro, ma hanno molti anni per arrivarci. È molto positivo avere dei ragazzi così, perché siamo sempre pochi, i nostri sono numeri bassi rispetto ad altre nazioni, ma meglio averne pochi ma buoni. I nostri giovani sono molto bravi e con tanto impegno possono arrivare al top. Io veterana? Ogni tanto ci penso, questi anni sono passati molto velocemente. Ho appena festeggiato il mio quarantesimo podio individuale in Coppa del Mondo, ho tante belle stagioni alle spalle. Da giovane non avrei mai immaginato di salire sul podio in Coppa del Mondo, invece ci sono riuscita molte volte e questo fa piacere»

Il mirino è ora puntato su Pechino 2022: «Sicuramente la prossima stagione sarà molto importante, i Giochi Olimpici lo sono per tutti. Conquistare l'ultimo oro che mi manca? Eh, se fosse così facile (ride, ndr). Il livello è veramente alto, deve essere tutto perfetto al cento per cento. Non è sempre facile quando gareggi a questi livelli. Serve anche fortuna. Cercheremo di arrivare il più in forma possibile e dare il massimo, sperando di avere quel pizzico di fortuna».

Un ascoltatore ha chiesto all'azzurra se il leggero aumento dei tempi d'esecuzione in piedi fosse dovuto alla condizione fisica od altro. Wierer ha così risposto: «È anche legato alla forma fisica, quando sei al top è tutto più facile, mentre quando sai che devi fare per forza zero se vuoi salire sul podio, non puoi permetterti di rischiare tanto. Quindi ci pensi di più perché la pressione è maggiore».

La finanziera di Anterselva, che da anni vive in Val di Fiemme assieme al marito Stefano Corradini, è quindi tornata su quell'ultimo poligono di Östersund, quando Wierer è rimasta a lungo in piedi senza sparare. «Stavo aspettando che andasse via il vento perché c'era la bufera. Quei minuti sono passati velocemente, non mi sono resa conto del tempo fino a quando non ho sentito che tutte mi stavano passando. A quel punto ho deciso di sparare ed ovviamente li ho mancati tutti e tre perché c'era troppo vento. Sono così passata da seconda e ventiseiesima. Capita. Adesso ci rido, ma in quel momento mi sembrava che il tempo si fosse fermato. Purtroppo è impossibile allenare queste situazioni, non proviamo mai in condizioni simili. È difficile anche decidere di sparare una raffica e fare cinque giri di penalità. Non siamo neanche abituati, perché solitamente nel nostro sport conta prendere i bersagli anziché buttarli lì e fare i giri di penalità più velocemente degli altri. Domenica, a quindici minuti dalla partenza ancora non si sapeva se saremmo partite o meno. In alcuni momenti pensavo che non avremmo gareggiato, perché era impossibile sparare. Alla fine siamo partiti, ad alcune è andata bene e ad altre male. È stata una lotteria».

 

 

Giorgio Capodaglio

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