Sci di fondo - 04 ottobre 2021, 15:00

Sci di Fondo - Dal titolo juniores al ritiro a 23 anni; la cinquantenne Siri Halle racconta la sua lotta con l'alimentazione: "Avevo sempre fame"

La norvegese ha parlato della sua continua lotta con il cibo, da quando dei tecnici la invitarono a dimagrirsi all'età di sedici anni; da lì in poi la sua fu una continua lotta con la fame: "Non sono mai stata sazia durante la mia carriera"

Foto dal Profilo Facebook di Siri Halle

Foto dal Profilo Facebook di Siri Halle

Sembrava lanciata verso una carriera di alto livello nello sci di fondo, quando ad appena diciannove anni, nel 1991, vinse due titoli mondiali juniores. Molti le avevano pronosticato un grande futuro, la vedevano già minacciare atlete del calibro di Välbe, Belmondo ed altre campionesse di allora, invece Siri Halle, dopo alcune stagioni senza ottenere alcun risultato di rilievo in Coppa del Mondo, decise di ritirarsi ad appena ventitre anni.

Oggi ha cinquant'anni, esperienze lavorative importanti in campo internazionale e anche un passato da allenatrice di sci di fondo, e ha deciso di raccontare la sua storia in una interessante intervista a VG in cui ha raccontato le grandi difficoltà che spesso le atlete hanno con l'alimentazione, spesso anche a causa di commenti esterni. È quanto accaduto a lei, quando ad appena sedici anni, aveva già messo in mostra di essere un'atleta molto competitiva. Allora, quando si allenava alla scuola di sci a Bærum, i suoi allenatori la invitarono a perdere diversi chili per ottenere prestazioni migliori. Lei prese questo consiglio quasi come un complimento, un messaggio rivolto a lei perché avevano visto in lei qualcosa di più rispetto alle altre: «Fino ad allora, non avevo pensato che ci fosse qualcosa che non andava nel mio corpo. Da quel momento in poi è stato difficile» ha raccontato a VG. Il giornale ha anche contattato i suoi allenatori di allora, che dicono di non ricordare, tranne uno che ammette l'episodio, sottolineando che è stato commesso un errore.

Da allora per Siri Halle è sempre stata una sfida con il cibo e la fame: «Non ero malata, non credo avessi un disturbo alimentare, ma fu stancante. In quel periodo avevo però sempre fame. Credo che da quel momento in poi non sono mai stata sazia per tutta la mia carriera». Halle ha raccontato che avrebbe voluto mangiare otto fette di pane e si fermava a tre, ma anche che una volta fine stagione ha preso anche dieci chili per poi riperderli a inizio stagione. Nel corso della sua carriera ha visto diverse varietà di diete da parte delle proprie colleghe, c'era chi rigettava il cibo dopo aver mangiato, alcune che mangiavano troppo altre che invece si nutrivano troppo poco. Lei cercava di resistere e fermarsi di mangiare anche se aveva ancora fame. «Per me era sempre una lotta» ha raccontato «è piuttosto duro quando c'è molto cibo delizioso, ma non devi mangiare a sazietà. Dopo il pasto, c'era un conto alla rovescia per quello successivo. Era diventata un'ossessione». 

Halle ha spiegato cosa la spingesse allora a restitere, ad essere così determinata: «Andare al liceo di sci è stato un grande investimento sportivo altrettanto serio dell'entrare nella squadra nazionale d'élite. Tutti si impegnavano al massimo per il successo. Molti si erano trasferiti dal villaggio per vivere in dormitori. Ogni sforzo era stato fatto per essere forti. Non aveva senso investire così tanto per diventare la numero quindici. Eri disposto a perdere peso perché quella poteva essere la differenza tra diventare il numero uno e il quindici».

Nel 1991, quindi, allenata dall'attuale presidente della Federazione Norvegese di Sci, Erik Røste, Halle vinse due ori ai Mondiali Juniores, in squadra con quell'Alsgaard che in carriera vinse poi cinque ori olimpici e sei mondiali. Per Halle, invece, solo qualche presenza in Coppa del Mondo, prima del ritiro ed un rientro poi successivo a trentadue anni.

L'ex fondista crede che ancora oggi le sfide per le giovani atlete siano le stesse e il problema alimentare sia ancora presente nel mondo dello sci di fondo. È convinta che però sia difficile per le atlete parlare e raccontare i propri problemi. «Se lo facessero rivelerebbero un male presente all'interno delle squadre nazionali. Come sciatore dipendi dal sistema che circonda la squadra nazionale e sei fedele ad esso. Inoltre questo potrebbe influenzare la possibilità di avere il posto in nazionale e agli eventi internazionali».

La campionessa del mondo juniores del 1991 è convinta che le nazionali dovrebbero portare con sé uno psicologo proprio per questo particolare aspetto dell'alimentazione.

G.C.

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