Sci di fondo - 10 dicembre 2021, 18:55

Sci di Fondo - Conosciamo la piemontese Elisa Gallo: "Amo questo sport perché non è banale"

Sci di Fondo - Conosciamo la piemontese Elisa Gallo: "Amo questo sport perché non è banale"

Gli ottimi risultati della passata stagione le hanno permesso di entrare a far parte della nazionale juniores femminile di sci di fondo e venire anche tesserata da aggregata dalle Fiamme Gialle. La piemontese Elisa Gallo, nata a Busca in provincia di Cuneo, è riuscita a mettersi in mostra non soltanto nelle sprint, format in cui ha sempre fatto bene, ma ha fatto evidenti progressi anche nelle distance. La classe 2003 dello Sci Club Entracque Alpi Marittime ha colto due top ten a Goms in OPA Cup Junior, giungendo ottava nella 5 km in classico e nona nella sprint in skating.

Nell’intervista che segue, Gallo si è raccontata a Fondo Italia, descrivendo la propria passione per lo sci di fondo, parlando del gruppo della nazionale juniores e svelando la sua stima per Jessie Diggins.

Ciao Elisa, sei reduce dalle gare di Goms, per te le prime competizioni all’estero con la nazionale italiana.
«Si, non ero mai andata in Svizzera con la nazionale e mai avevo preso parte alla prima tappa di OPA Cup Junior. Ciò significa aver iniziato bene la stagione e questo è un buon punto di partenza».

Una convocazione che ti sei guadagnata nonostante un’estate per te un po' travagliata a causa di un infortunio.
«Si, alla fine dell’estate mi sono lussata il pollice della mano sinistra durante la prova della pista in occasione dei Campionati Italiani Estivi a Forni Avoltri. Mi sono ripresa soprattutto grazie all’aiuto di Claudio Saba, fisioterapista della nazionale juniores, che mi ha seguita durante tutti i ritiri. Mentre nei periodi a casa sono stata aiutata dai fisioterapisti del Centro Fisioterapico di Madonna dell’Olmo, qui a Cuneo. Sono riuscita a riprendermi bene e velocemente».

Per te è il primo anno all’interno della nazionale. Com’è allenarsi con le migliori atlete italiane della tua età?
«Far parte della nazionale è un onore, un incentivo in più perché mi dà anche modo di confrontarmi con atlete che solitamente sfidavo nel corso della stagione nelle gare nazionali. Ho diversi punti di riferimento qui in squadra, che rappresentano degli stimoli per migliorare».

Com’è il clima nel vostro gruppo?
«In allenamento c’è competizione, ma è sana. In tutti test e i lavori che facciamo durante i raduni, diamo sempre il massimo, ci sfidiamo e ciò ci aiuta anche a migliorare. Nonostante la competizione, siamo molto legate tra noi».

Tornando indietro nel tempo, puoi raccontarci come hai iniziato?
«Ho cominciato a quattro anni nello Sci Club Busca, il paese dove sono nata. I miei genitori avevano fatto iniziare mio fratello maggiore, così io mi sono accodata. Ho fatto i primi corsi, poi le prime gare e da lì mi sono appassionata».

Cosa ti piace in particolare dello sci di fondo?
«Mi piace il fatto che è uno sport di fatica, nel quale bisogna impegnarsi molto e lavorare tanto. Ciò mi dà tante soddisfazioni, perché lo sci di fondo non è uno sport banale».

È difficile conciliare l’attività agonistica con quella scolastica?
«Sicuramente non è semplice. Sono al quinto anno del Liceo Scientifico Sportivo e purtroppo per lo sport faccio molte assenze. Fortunatamente ho chi mi manda sempre gli appunti e mi impegno per non restare mai indietro».

Hai un idolo o un punto di riferimento nello sport?
«Nello sci di fondo mi piace Jessie Diggins. Di lei stimo la determinazione, perché non molla mai, dà sempre il tutto per tutto fino al traguardo, anche quando è stremata. Oltre lei, fuori dagli sport invernali il mio idolo è Federica Pellegrini».

Grazie mille Elisa e buona fortuna per la stagione.
«Grazie a voi. Prima ci tenevo però a ringraziare gli allenatori della squadra nazionale, Luciano Cardini, Michela Andreola, Fabio Pasini e il fisioterapista Claudio Saba per il lavoro che fanno con noi. Inoltre dico grazie alle Fiamme Gialle, che mi hanno dato la possibilità di essere aggregata, ed infine lo Sci Club Entracque Alpi Marittime, dai dirigenti agli allenatori, fino a tutti i collaboratori, perché mi hanno cresciuta portandomi fino a questo punto».

Giorgio Capodaglio

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