Biathlon - 21 gennaio 2022, 23:38

Biathlon - La lezione che abbiamo imparato da Lisa Vittozzi

Biathlon - La lezione che abbiamo imparato da Lisa Vittozzi

Cinque errori nella prima serie, un colpo scaricato per sbaglio, dodici errori complessivi e due minuti di penalità. Chiunque avrebbe avuto soltanto voglia di mettersi tutto alle spalle il prima possibile, passare a tutta velocità per la mixed zone evitando i media, rifugiarsi nello spogliatoio e sfogarsi con gli allenatori e gli skiman, chiamare il proprio compagno al telefono o la famiglia, vivere privatamente un momento difficile.
Invece, a volte i campioni si vedono anche in questo, nel modo in cui nonostante tutto si mettono davanti alle telecamere e affrontano i media pure nei momenti più difficili, mettendo in mostra senza problemi se stessi, anche nella rabbia o nella fragilità del momento.

È quanto ha fatto oggi Lisa Vittozzi dopo quella che è probabilmente stata la gara più difficile della sua carriera, arrivata in un periodo in cui purtroppo in molte occasioni si trova a dover fare i conti con i problemi al primo poligono, un fantasma che troppo spesso ritorna. La sappadina del CS Carabinieri è stata cercata da tutti, come se avesse vinto, da media norvegesi, svedesi, russi e ovviamente anche italiani. Tutti alla ricerca di un pezzo di lei, di conoscere, capire cosa le sia accaduto in quella prima serie, quei soli quattro colpi sparati, quegli errori. Lei ha accontentato tutti ed è anche difficile immedesimarsi, capire cosa sentisse in quel momento. Ma forse nessuno ci ha nemmeno provato.

E anche noi abbiamo fatto lo stesso, l’abbiamo fermata, chiedendole una spiegazione delle difficoltà ancora una volta avute nella prima serie. Lei ha accontentato la nostra curiosità: «Non mi sono accorta che era uscito un colpo, quando ho aperto il caricatore non c’era più, lì non mi sono resa conto di aver sparato quattro colpi invece che cinque. Forse oggi mi mancava proprio lucidità ed è quella che devo ritrovare in gara».
Poi purtroppo la sete di notizia e curiosità, anzi sarebbe forse più giusto definirla ingordigia, come a volte accade a chi fa questo lavoro, ha preso il sopravvento. Così le abbiamo chiesto cosa sta facendo, insieme ai tecnici e a tutto lo staff che la segue, per risolvere queste sue problematiche nella prima serie a terra. «Non è così facile come sembra» ha iniziato la sappadina, che ha poi accennato la frase successiva e si è fermata, con le lacrime agli occhi, davanti a noi, impossibilitata nell’andare avanti. Ed eccolo prendere il sopravvento il senso di colpa di chi ha capito che forse bisognerebbe ogni tanto avere la sensibilità di immedesimarsi, di evitare alcune domande, di non farsi sopraffare sempre dalla voglia di notizia, sottovalutando l’aspetto umano.

E forse si, in questo caso dovremmo tutti fare un passo indietro, senza continuare ogni volta a chiederle cosa non sia andato, cosa le stia accadendo, quali siano i suoi problemi, cosa dovrebbe fare per risolverli e così i suoi allenatori. Anche perché non è un problema tecnico, su cui gli allenatori possono intervenire, sarebbe più semplice da risolvere. Da due anni, come la stessa Vittozzi ha ammesso, l’azzurra sta lavorando con un mental coach, proprio perché lei stessa ha individuato il problema e sta cercando di intervenire. Ma come ci ha fatto capire nelle poche frasi pronunciate, non è facile farlo, e pensare che sia così è da superficiali. Il percorso sarà ancora lungo, ci saranno altri primi poligoni da incubo, altre gare in cui sembra essere tornata sui suoi livelli, per poi sbagliare nuovamente e risollevarsi. Ma Vittozzi ha ben chiaro l'obiettivo davanti a sé, tornare a essere la splendida biatleta che è sempre stata, fin dalle categorie giovanili fino a vincere gare in Coppa del Mondo, una coppa di specialità, sfiorare la generale e vincere medaglie mondiali e una olimpica in staffetta. Solo lei può farlo, è lei a imbracciare la carabina e prendere la mira, ad allenarsi per mesi, a trovarsi lì da sola in ogni condizione metereologica. Noi siamo liberi di commentare se sbaglia, anche criticarla come quando ha rilasciato un’intervista che ha finito per danneggiarla, ma è lei ad essere lì davanti a quei bersagli e doverli colpire. Forse questo dovremmo ricordarcelo, ogni tanto, quando pensiamo di poterci permettere certi giudizi e domande da porle.

Di una cosa siamo certi: quando Lisa Vittozzi uscirà da quello che sembra un buco nero ma non lo è, perché siamo convinti che riuscirà a farlo grazie alla sua forza di volontà, quella che l’ha spinta a chiudere l'individuale di Anterselva con il quinto tempo sugli sci nonostante la sua gara fosse finita già alla prima serie, allora tornerà a divertirsi e divertire. Il biathlon italiano ha bisogno di lei e magari sarebbe il caso che tutti noi non le mettessimo altri ostacoli lungo il percorso.

Giorgio Capodaglio

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