Sci di fondo | 19 aprile 2022, 14:16

L'intervista - Conosciamo Iris De Martin Pinter: "Amo lo sci di fondo, far fatica mi appaga"

L'intervista - Conosciamo Iris De Martin Pinter: "Amo lo sci di fondo, far fatica mi appaga"

È stata una stagione ricca di soddisfazioni per la giovane azzurra Iris De Martin Pinter, che ha conquistato tre medaglie agli EYOF di Vuokatti, pur essendo anno giovane, con un oro nella 5 km in classico, il bronzo nella sprint e l’argento nella staffetta mista. La veneta classe 2004, tesserata per il CS Carabinieri ha anche vinto tanto in ambito nazionale nella categoria Aspiranti.
Dal Comelico Superiore alla nazionale, la veneta di Padola, cresciuta nell’US Val Padola e da due anni aggregata al CS Carabinieri, è stata anche ottima protagonista in OPA Cup Junior, pur gareggiando contro atlete due anni più grandi di lei. Una giovane determinata, decisa a seguire la sua strada e i suoi obiettivi, innamorata dello sci di fondo e dell’allenamento.

La redazione di Fondo Italia l’ha contattata per parlare con lei della stagione appena conclusa. L’impressione è di una giovane molto matura, capace di cogliere già determinate sfumature, compresa l’importanza di una sconfitta, che a volte può essere fondamentale, più di tante vittorie, se anziché abbattersi si traggono da essa spunti e indicazioni per migliorare.

Ciao Iris e grazie per il tempo che ci concedi. Si è appena conclusa la tua prima stagione con la nazionale juniores. Com’è stato per te l’impatto con la squadra?
«Fortunatamente ci conoscevamo già tutte, quindi le cose sono partite subito bene. Tra noi c’era un bel legame, un’atmosfera molto positiva, che è stata di grande aiuto, dandoci ancora più voglia di allenarci, perché farlo con delle amiche è sicuramente più bello. Mi sono trovata bene anche con gli allenatori, Michela Andreola e Luciano Cardini, che si sono mostrati subito disponibili, cercando di risolvere i nostri problemi ed ascoltare le nostre esigenze. Tutti insieme abbiamo fatto un bel lavoro e credo si sia visto».

Sei soddisfatta dei risultati da te ottenuti in stagione?
«Pur essendo del 2004, le mie aspettative erano alte perché sono fatta così, ma sinceramente non mi aspettavo di fare così bene. Sono partita subito con il piede giusto in occasione della prima tappa di OPA Cup Junior, poi sono andata un po’ in calando. Sono però dell’idea che non si possa essere sempre al top della condizione, è anche normale avere delle flessioni nel corso della stagione. L’importante è arrivare poi in forma ai momenti chiave, come è stato. Sono felice di essermi presentata al meglio ai Mondiali Juniores di Lygna e agli EYOF di Vuokatti. Anche la stagione italiana è andata bene. Qualche gara non ha avuto l'esito che volevo, ma ero anche un po’ stanca perché per la prima volta ho disputato tante competizioni. Sono quindi contenta di come mi sono comportata».

Effettivamente ti sei trovata a vivere una stagione quasi da professionista, effettuando anche tanti viaggi all’estero. È stato difficile gestire questo aspetto?
«Pensate che soltanto l’anno scorso avevo fatto il primo volo aereo della mia vita per andare a Vuokatti in occasione del Mondiale (ride, ndr). Quest’anno ho anche superato la paura dell’aereo, prendendolo due volte. È stancante essere tanto lontano da casa, ovviamente non è mai piacevole stare lontano dalla propria famiglia, ma è un sacrificio che va fatto se si vuole essere un fondista. È stato un aspetto nuovo da gestire, ma non ho avuto grandi problemi nel farlo, anche perché la tecnologia ci dà tante occasioni per riuscire a sentire le persone care».

Puoi descriverci il momento più bello e quello più brutto della tua stagione?

«Parto da quello negativo, che è senza dubbio la mass start a skating di Padola. Allora sono partita forse troppo sicura di me, certa di ottenere il risultato a cui ambivo, ma non è andata come volevo. Maria (Gismondi, ndr) è stata brava ad approfittarne e giustamente si è presa la vittoria. Da quella esperienza ho imparato tanto, mi è servita da lezione, perché nelle mass start successive ho avuto un approccio diverso, visto che in precedenza ne avevo sbagliate anche in OPA Cup Junior. A questa età si impara tanto dalle sconfitte, meglio sbagliare ora. Il momento più bello è invece la vittoria agli EYOF, non mi aspettavo di ottenere quel successo. È stato stupendo ricevere tutti quei messaggi dopo la gara. Quanto sono tornata a casa, ho anche avuto una super festa, alla quale erano presenti tante persone a me care. Sono felice di aver dato una gioia a coloro che mi vogliono bene. Al di là di questo, la 5 km di Vuokatti non la dimenticherò mai anche per l’adrenalina che mi ha trasmesso durante la gara. Sono arrivata al traguardo, che non mi sembrava di aver fatto 5 km, potevo continuare ad andare. La rabbia accumulata il giorno prima nella gara a tecnica libera, mi aveva dato una spinta in più. Come detto già in precedenza, le sconfitte fanno bene».

Al momento riesci a rendere bene in entrambe le tecniche e nei diversi format di gara. C’è però una tecnica e un format che prediligi?
«Il mio obiettivo è essere un’atleta polivalente, anche se prediligo la tecnica classica. Per quanto riguarda i format, mi piacciono più le distance, ma rimango dell’idea che un atleta debba essere polivalente. Vedi Klæbo, che va bene in ogni format di gara. Quello deve essere l’obiettivo di tutti. Guardate le stessa Nadine (Laurent, ndr), sta ottenendo risultati in ogni format. Noi giovani dobbiamo ambire a essere polivalenti, poi crescendo ci si conosce meglio e si capisce su cosa si è più competitivi, se ci si vuole specializzare».

Puoi descriverci i tuoi inizi? Come è nata la passione per il fondo?
«Vengo da una famiglia di fondisti. Mio papà ha trasmesso a me e ai miei fratelli questa passione, ci ha insegnato ogni cosa, a partire dal mettere gli sci ai piedi. Sia me che i miei fratelli lo abbiamo seguito in questa passione. Ho sciato per la prima volta a sei anni e mi è sempre piaciuto competere, anche se fino allo scorso anno avevo anche un’altra grande passione, l’equitazione. Mia zia ha i cavalli e mi è piaciuto sempre tanto andare a cavalcare, però alla fine ho dovuto concentrarmi su una cosa e ho scelto lo sci di fondo, è questa la strada che voglio seguire. Mi piace fare fatica, mi appaga, anche se ovviamente non sempre le cose possono andare bene. Ma non c’è gioia più grande di ottenere in inverno quanto si è seminato attraverso il lavoro estivo. Insomma, per me non è stato difficile scegliere lo sci di fondo, anche perché ho ricevuto una spinta in più dal CS Carabinieri che mi ha tesserata da aggregata, dopo gli anni trascorsi nell’US Val Padola e nel Comitato Veneto».

Hai un atleta che rappresenta per te un idolo o un punto di riferimento nello sci di fondo?
«Fin da bambina mi è sempre piaciuta Marit Bjørgen, perché è stata una fondista completa, una signora atleta. Guardate il suo corpo, si vede quanto lavoro c’era dietro le sue grandi vittorie. Sicuramente non era una persona che si risparmiava. Un esempio».

Riesci a conciliare sport e scuola?
«Ho la fortuna di frequentare una scuola che è abbastanza vicina a casa, quindi non devo muovermi molto e questo è già un grande vantaggio. Poi devo dire grazie ai miei professori, perché sono stati tutti molto disponibili quest’anno, mostrandosi molto comprensivi nei miei confronti, visto che ho avuto tanti raduni e molti viaggi per le gare. So di essere molto fortunata, anche perché parlando con le altre ragazze, mi rendo conto che è una cosa molto rara in Italia».

A Dobbiaco, dopo la mass start da te dominata, abbiamo descritto, durante la cronaca che abbiamo trasmesso in diretta, l’abbraccio collettivo tra voi atlete della squadra juniores e l’allenatrice Michela Andreola. Cosa c’era dietro quel gesto?
«Tanto, veramente tanto. C’era molta commozione, perché è stata una bella stagione. Abbiamo vissuto tanti momenti insieme, belli e brutti, non soltanto legati allo sport. In quell’abbraccio abbiamo rivissuto quei momenti, perché ovviamente al momento non sappiamo ancora se proseguiremo questo percorso assieme. Come gruppo abbiamo legato tanto, siamo rimaste unite anche quando non eravamo insieme. Se una ragazza della squadra non era con noi alle competizioni internazionali, ci sentivamo per parlare delle gare e di altro. È stato proprio un bel gruppo».

In conclusione, al termine di questa stagione nella quale sono arrivate anche le prime medaglie internazionali, vuoi fare dei ringraziamenti?
«Sicuramente un grazie va alla mia famiglia, che mi ha supportata e anche festeggiata dopo i successi. In essa considero anche gli amici, perché per me sono parte della famiglia. Ringrazio il Centro Sportivo Carabinieri, che mi hanno aiutata e supportata nelle gare nazionali, anche con i materiali. Poi ovviamente dico grazie alla squadra nazionale, agli allenatori, a tutti i tecnici e alle mie compagne. È stato un bellissimo anno insieme».

Giorgio Capodaglio

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