Sci alpinismo - 04 maggio 2022, 15:15

Sci Alpinismo, Patrouilles des Glaciers – il trio femminile in coro: “Grande soddisfazione per il risultato”. Il team maschile ha un po’ l’amaro in bocca, ma il 2° posto è ottimo

credit @AlbaDeSilvestro on Instagram

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La Grande Course si chiude con un trionfo azzurro alla Patrouilles des Glaciers. Il trio composto da Alba De Silvestro, Giulia Murada e Ilaria Veronese ha tagliato il traguardo davanti a tutti, mentre la squadra maschile del Centro Sportivo Esercito formata da Michele Boscacci, Matteo Eydallin e Davide Magnini ha conquistato il secondo posto dietro il team svizzero.


A causa del meteo e soprattutto del clima di tutta la stagione che non ha regalato grandi nevicate la gara è stata molto dura. La partenza è stata rinviata a causa del maltempo, come spiega Ilaria Veronese: “È stato complicato anche a livello mentale gestire questo problema, anche perché si era paventata l’ipotesi di una cancellazione, ma poi il giorno dopo il meteo ci ha fatto una bella sorpresa”. Il trio femminile era all’esordio in questa competizione, ma dato per favorito secondo i pronostici: “È  vero, siamo una squadra molto affiatata e ci troviamo ben insieme – spiega Alba De Silvestro - Ma fino a quando non tagli il traguardo la vittoria non è scontata”. “È una gara veramente lunga – le fa eco Giulia Murada - e nessuna delle tre sapeva bene come gestirsi, su quasi nove ore di gara può capitare veramente di tutto quindi avevamo parecchia tensione prima della partenza: l’obiettivo era comunque vincere”.

Sul percorso da Zermatt a Verbier a causa della stagione invernale con poca neve i tratti da percorrere di corsa erano molti: “Abbiamo faticato in partenza dove abbiamo dovuto correre con le scarpe, abbiamo capito che potevamo vincere solo sulle ultime salite, quando il distacco aumentava”, raccontano Giulia Murada e Alba De Silvestro. La gara inoltre arriva a fine stagione, a due settimane dall’ultima tappa della Coppa del Mondo e non c’è stato il tempo materiale per prepararla in modo adeguato, ma le atlete sono riuscite ad interpretare al meglio un percorso non certo facile quanto spettacolare tagliando il traguardo davanti alle più esperte Katia Tomatis, Elena Nicolini, Victoria Kreuzer, seconde con il tempo totale di 8h57’41”. Sul terzo gradino del podio le svizzere Emilie Farquet, Céline Tornay, Deborah Chiarello che hanno chiuso in 9h50’18”.

Al maschile, la vittoria è andata ai tre campioni svizzeri Rémi Bonnet, Werner Marti e Martin Anthamatten che hanno fermato il cronometro sul 6h35’56” e infiammato il pubblico presente all'arrivo avendo la meglio sulla squadra azzurra del Centro Sportivo Esercito formata da Michele Boscacci, Davide Magnini e Matteo Eydallin (6h44’40”). Proprio quest’ultimo si dice un po’ deluso: “Il secondo posto è comunque un grande risultato, ma quando vieni da delle vittorie capisci che si può fare di meglio. Abbiamo commesso degli errori sia in fase di preparazione che durante la gara”. Michele Boscacci analizza la gara: “Siamo partiti un po’ a rilento e abbiamo perso il contatto con il team svizzero, a cui faccio i complimenti, poi ci siamo ripresi e avvicinati, ma non ce l’abbiamo fatta. Il risultato è comunque ottimo”. Anche Davide Magnini concorda: “Peccato, nella seconda parte siamo arrivati a 40’’ dal trio di testa, li vedevamo e ci credevamo. Purtroppo, le energie spese per ridurre il gap si sono fatte sentire. Facendo un po’ di autocritica potevamo preparare meglio alcuni dettagli: gli svizzeri erano di casa e conoscevano ogni singola parte del percorso, con queste condizioni si è rivelato fondamentale”.

Si chiude così la competizione più lunga della stagione. Ma come si prepara una gara così? Lo spiega l’allenatore Aldo Savoldelli: “Tenendo in considerazioni il fatto che sia l’ultimo evento della stagione e con poca neve bisogna trovare una serie di compromessi. In primo luogo bisogna fissare una strategia alimentare. È molto importante dormire in quota per abituare il fisico, prepararsi sul lungo non solo per i motivi fisici ma soprattutto mentale, quando arriva la fatica bisogna saper reagire. Inoltre, non ha senso fare 7 ore di allenamento, ma estendere le durate delle sessioni aiuta molto”.

Giammarco Bellotti

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