Sci di fondo - 02 giugno 2022, 12:16

Sci di Fondo - Pellegrino: “La medaglia di Pechino è la chiusura di un cerchio nelle sprint, ad ora non ho ancora trovato il nuovo obiettivo”

Seconda parte di una lunga intervista al campione azzurro, che ha parlato apertamente della sua ultima stagione.

Foto di Pentaphoto

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Non solo l’entusiasmo di quanto ha visto in squadra e per il progetto italiano firmato Markus Cramer (per leggere la prima parte, clicca qui). Nell’intervista che ha rilasciato a Fondo Italia, Federico Pellegrino è stato molto sincero nel parlare di sé e di un periodo per lui molto particolare.

A quasi 32 anni, il valdostano delle Fiamme Oro si prepara ad affrontare un nuovo ciclo olimpico, quello che culminerà con le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, ma, per la prima volta nella sua carriera, l’azzurro non è ancora riuscito a inquadrare l’obiettivo in grado di motivarlo, di spingerlo a essere meticoloso e organizzato, a fare mille sacrifici, non soltanto in allenamento.
«È una primavera strana – ha ammesso Pellegrinoquattro anni fa venivo dalla bellissima medaglia d’argento di Pyeongchang che seguiva il titolo mondiale conquistato l’anno prima a Lahti. Mi trovavo quindi alla vigilia di un quadriennio che sarebbe iniziato con la difesa del titolo mondiale a Seefeld e all’obiettivo della mia carriera, la sprint a skating di Pechino. Alla fine sono riuscito ad ottenere quello che mi ero prefissato, la medaglia in Cina, ma ora qualcosa è cambiato. Di solito, ogni volta che mi ponevo e raggiungevo un obiettivo, già il giorno successivo trovavo il nuovo punto da raggiungere, in grado di motivarmi. Ora, invece, mi trovo in una fase delicata, perché ancora non sono riuscito a focalizzare un obiettivo, a trovare dentro di me quell’idea capace di darmi la giusta motivazione per ripartire».

Superati i trent’anni è più complicato iniziare a porsi l’obiettivo di una sprint olimpica che si disputerà tra quattro stagioni, anche perché in Val di Fiemme si gareggerà in tecnica classica. Al di là di questo, però, Pellegrino è reduce da una stagione che mentalmente gli ha chiesto tantissimo e con grande sincerità si apre, raccontandoci il suo ultimo anno. «Solitamente ho sempre puntato alla sprint, ma non me la sento di pormi l’obiettivo così avanti nel 2026. Anche perché l’avvicinamento a Pechino è stato molto intenso, mi sono caricato di tante responsabilità, ho raggiunto l’obiettivo, ma mai era stata tanto dura come nell’ultima stagione. Al di fuori ho sempre dato l’impressione di essere concentrato e avere tutto sotto controllo, ma era un atteggiamento che tenevo affinché chi mi stava attorno non perdesse fiducia in me, in quanto il primo che la stava perdendo ero io. Sapevo che avrei dato il meglio di me e che lavorando con Cramer avrei ottenuto il massimo possibile del mio potenziale, ma temevo di aver puntato troppo in alto, avevo il dubbio sulla possibilità che il mio massimo potesse ancora portare a una medaglia. A quel punto ho dovuto fare un passo indietro e pensare esclusivamente alla prestazione che poi genera il risultato, un “mantra” della mia carriera».

Anche un campione come Federico Pellegrino, che ha sempre dato l’impressione di essere sicuro di sé, può avere dei dubbi. Ecco quindi spiegate quelle lacrime al termine della sprint di Pechino, il volto che raccontava tutte le difficoltà e i dubbi avuti, mentre si lasciava andare tra le braccia della sua Greta. E proprio a sua moglie Greta Laurent, Pellegrino rende merito, in quanto con le sue parole di incoraggiamento è stata decisiva: «Alla vigilia della sprint avevo perso totalmente la fiducia. Forse, sono dovuto arrivare a non crederci più per avere la mente libera e costruire così la prestazione del giorno della gara. In questo è stata importantissima Greta, che il giorno prima mi ha parlato, mi ha scosso, sostenuto e spronato, mi ha ricordato tutti i sacrifici fatti dalla primavera in poi, come le appena 58 notti nel letto di casa e le 900 ore di allenamento dal 1 maggio 2021 al 1 aprile 2022, di quanto avessi rotto le scatole a tutti con quell’8 febbraio fissato in calendario, e che a quel punto ero lì, a Pechino, dovevo scendere in pista e dare il meglio di me perché sarebbe andata sicuramente bene. A quel punto è cambiato qualcosa, ho iniziato a costruire la gara del giorno successivo. Una volta in pista le cose sono andate in crescendo, un passo alla volta. Forse per questo motivo, quando ho passato il traguardo, ho vissuto il momento più emozionante della mia carriera».

Un risultato importante per Pellegrino, perché rappresenta la chiusura di uno splendido ciclo che ha portato con sé numerosi successi: «A Pechino ho ottenuto il risultato che avevo sempre voluto e per il quale avevo tanto sofferto, perchè era il mio massimo obiettivo. Questa medaglia olimpica nella sprint in tecnica libera significa per me chiudere il cerchio dei risultati raggiunti in questa parte di carriera nelle sprint, dove sento di aver ottenuto tutto ciò che desideravo. Ora, chiuso il cerchio, devo riuscire a stimolarmi, farmi venire fuori l’idea di un obiettivo di risultato altrove, diverso dalle sprint, nelle quali ora non ho facilità nel continuare a credere così tanto in me stesso per poter immaginare di fare ancora risultati così importanti. Sia chiaro, ciò non vuol dire che non farò più gare sprint, ma al momento non me la sento di fissare un nuovo obiettivo importante in questo ambito».

Il campione del mondo nel 2017 sta sperimentando quanto sia complicato allenarsi senza avere ancora un obiettivo ben fissato davanti a sé: «In primavera ho fatto la pausa più lunga della mia carriera, cinque settimane senza allenarmi, dove ho preso ben cinque chili tra vacanza e viaggio di nozze. Il primo raduno si è quindi rivelato abbastanza impegnativo, sento che mi sta chiedendo di più. Quando non vedi davanti l’obiettivo da raggiungere, è difficile tornare sull’allenamento pensando al quotidiano, anziché a lungo termine».

Nell’ultima stagione, il poliziotto valdostano ha fatto grandissimi progressi nelle distance. La FIS ha inoltre deciso di ridurre il chilometraggio delle competizioni maschili, tanto che vedremo tante individuali a cronometro da 10 km. E se fossero proprio le distance il nuovo obiettivo? «Ecco, sicuramente un passaggio fondamentale per trovare motivazioni era anche vedere l’evoluzione del calendario, perché un cambiamento era nell’aria. Effettivamente è un calendario molto stimolante per me, tanto che quando è uscito mi sono risentito io, quello che impara a memoria tutte le gare. Anche il probabile cambiamento nel sistema di punteggio mi piace, perché sono tanti anni che vorrei partecipare a quante più gare possibile, nella passata stagione mi sono divertito molto a disputare tante competizioni. Con il nuovo sistema di punteggio, chi vuole ottenere grandi risultati in Coppa del Mondo dovrà gareggiare sempre e puntare al massimo. Io ci metto sempre l’anima, quindi mi piace. In ogni caso, non sono ancora pronto a fissare un obiettivo, se classifica sprint, distance, generale o la medaglia a Planica. Siamo però ancora in primavera, sono sicuro che andando avanti con la preparazione dovrà venirmi per forza fuori un obiettivo da focalizzare, anche perché altrimenti diventa dura. Mi sto rendendo conto di quanto sia difficile allenarsi per gli atleti che non riescono a porsi un obiettivo, magari per situazioni personali o perché hanno attorno una situazione che non aiuta nella quotidianità dell’allenamento. Ciò che però è sicuro è che amo il mio lavoro e amo allenarmi così come mi piace competere per natura, e questa è la base da cui ripartire».

Giorgio Capodaglio

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