Combinata - 25 giugno 2022, 12:01

Combinata Nordica - Annika Sieff e il patto con le colleghe: "È stata una mazzata, ma nessuna mollerà: ci impegneremo per crescere ed esserci nel 2030"

Combinata Nordica - Annika Sieff e il patto con le colleghe: "È stata una mazzata, ma nessuna mollerà: ci impegneremo per crescere ed esserci nel 2030"

Non è stato un venerdì come gli altri per Annika Sieff. La combinatista diciottenne delle Fiamme Oro ha vissuto una giornata molto particolare, a casa dei cugini per preparare l’esame di maturità, con tutta la tensione che ogni giovane vive per questo grande impegno scolastico, e il cuore in tumulto in attesa del responso del CIO sulla possibile ammissione della combinata nordica alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026.

L’idea di partecipare alle Olimpiadi è il sogno di ogni atleta, figuriamoci farlo in Val di Fiemme, in casa, lì dove è nata e cresciuta. Alle 17.30, quindi, Annika ha abbandonato un attimo i libri e ha iniziato a seguire la conferenza del CIO, rinviata però di un’ora. Le mille domande sul rinvio, la tensione che ha iniziato a crescere, le chiacchiere nella chat internazionale con tutte le sue colleghe della combinata nordica, giovani con in comune passione e sogni, rivali in pista, ma amiche, quasi una grande famiglia.

Alle 18.30, finalmente il via della conferenza e il tonfo al cuore, il sogno che è svanito quando il CIO ha annunciato che la combinata nordica femminile non avrebbe fatto parte del programma olimpico. «Gli uomini ci saranno, non potevamo escludere gli atleti a tre anni e mezzo dai Giochi, quando molti hanno già iniziato a prepararsi – ha affermato un portavoce del CIO – ma per quanto riguarda le donne, hanno disputato un solo Mondiale, nel quale erano dieci nazioni e con un podio in cui ne è stata rappresentata solo una. Per essere ammessa alle Olimpiadi del 2030 dovrà crescere nella partecipazione e nell’audience». Un messaggio lanciato, quindi, non solo alle donne ma anche agli uomini.

Un duro colpo per Annika, Veronika (Gianmoena, ndr), Daniela (Dejori, ndr), Greta (Pinzani, ndr), e tutte le loro colleghe estere. Le ragazze hanno cercato di consolarsi a vicenda, di non buttarsi giù e spinte dalla loro passione, consapevoli che da loro dipenderà anche il futuro della combinata nordica maschile, si sono ulteriormente compattate, hanno deciso insieme di non mollare, determinate a raggiungere l’obiettivo: portare la combinata nordica femminile alle Olimpiadi del 2030.

«Durante la conferenza eravamo collegate tutte insieme sul nostro gruppo whatsapp – ci ha raccontato proprio Annika Sieff – e quando è arrivata la decisione del CIO ci siamo rimaste malissimo, perché negli ultimi mesi sembrava fossero quasi tutti d’accordo ad ammetterci, invece è arrivata la mazzata. Non nascondo che qualcuna di noi piangeva, eravamo tutte tristi».

Annika ha un carattere forte, una maturità e un’intelligenza fuori dal comune, così ha capito subito una cosa: questa è la realtà, inutile abbattersi ma bisogna trovare una soluzione. «Ora, l’unica cosa che posso fare è non mollare, anche per rispetto delle Fiamme Oro, che mi hanno arruolata per la combinata nordica. Quindi, io stessa devo avere credere nella disciplina per la quale mi è stata data fiducia. Il CIO ha detto chiaramente che, per inserirci alle Olimpiadi del 2030, vuole vedere un boom della nostra disciplina nei prossimi anni. Non nascondo che inizialmente mi sono chiesta come si possa far crescere uno sport e il suo numero di praticanti, coinvolgere nuove bambine, senza la vetrina e la motivazione olimpica. Ho però trovato presto la risposta a questa domanda, perché le Olimpiadi sono l’evento più importante, vero, ma non sono l’unica gara. Avremo quindi tante occasioni per essere comunque viste in tv e dovremo sfruttarli, perché la gente si lega agli atleti, alla loro immagine, al loro talento, a ciò che offrono nello spettacolo sportivo e anche al di fuori. Non ci hanno voluto alle Olimpiadi, ma indipendentemente da questo, ora dovremo far vedere a tutti, soprattutto al CIO, che possiamo farcela ad essere lì anche noi».

Un pensiero comune anche alle altre combinatiste. Così è nato un patto all’interno del gruppo whatsapp: «Abbiamo fatto tanti sacrifici per questo sport, ci alleniamo da una vita, abbiamo messo da parte gli altri impegni, le amicizie e tanto altro per concentrarci al massimo sulla combinata nordica, sperando diventasse sport olimpico. Adesso dobbiamo solo andare avanti e crederci più che mai. Alla fine nessun atleta sa in ogni caso se parteciperà alle Olimpiadi, perché non è detto che riceva la convocazione, magari a causa di un infortunio o per scelta tecnica. Quindi, non avendo comunque la certezza su una mia presenza olimpica, l’unica cosa da fare nei prossimi anni è aiutare questo sport a crescere, far vedere che ci siamo anche noi, rendere più importante questa disciplina, permettendo così alla combinata nordica femminile di arrivare un giorno alle Olimpiadi e, di conseguenza, aiutare altre donne e ragazze, che si allenano e dedicano la vita a questo sport, a realizzare un sogno. Per me sarebbe già tanto riuscire in questo. È tutto quello che possiamo fare adesso. Parlando anche con le altre, nessuna ha intenzione di mollare, dobbiamo prendere questa decisione del CIO come uno stimolo, anziché cedere per la delusione. Spero che nessuna di noi molli e si butti giù, altrimenti va a morire anche la combinata nordica maschile. Adesso bisogna mettere la testa bassa e pedalare».

Messa da parte la delusione e con questa forte determinazione in vista futura, la diciottenne trentina ci ha salutato per tornare sui libri: «A proposito di testa bassa e pedalare, torno a studiare per l’esame di maturità (ride, ndr)». Una maturità che sicuramente non le manca.

Giorgio Capodaglio

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