Sci di fondo | 01 ottobre 2022, 19:30

Sci di fondo – Le vittorie giovanili, le malattie e il desiderio di una medaglia olimpica: conosciamo Emma Ribom.

Fondoitalia.it ha incontrato in esclusiva la ventiquattrenne fondista svedese che dopo una scorsa stagione in cui ha centrato il pass olimpico, seppur frenata da alcune malattie, si propone come autorevole outsider per i Mondiali di Planica.

Romaniemi OY

Romaniemi OY

Nella scorsa stagione, ogni cosa stava procedendo per il meglio nella preparazione estiva ed autunnale della fondista svedese Emma Ribom. Lei aveva preparato tutto a puntino per poter essere al meglio della sua condizione già da inizio inverno, così da poter lottare al massimo delle sue possibilità per superare le durissime selezioni interne “trekroner” ed avere l'opportunità di volare in Cina per poter disputare i suoi primi Giochi Olimpici e realizzare il sogno che aveva fin da bambina, quando messi gli sci ai piedi per la prima volta nella nativa ed idilliaca città del Norbotten svedese di Kalix, cioè quello di mettersi al collo una medaglia nella massima manifestazione sportiva invernale.

Nel corso dell’estate 2021, Emma aveva preso parte a tutte e tre le competizioni che sono parte della massima manifestazione estiva svedese, ovvero la Trollhättan Action Week: sprint, 15km con partenza ad intervalli e mass start sulla lunga distanza di 48km. Ebbene in quel fine settimana di fine agosto, Ribom si impose in tutte e tre le competizioni mettendo in campo una sicurezza ed una condizione già vicina a quella ottimale e che ben faceva presagire a ciò che avrebbe potuto finalmente dimostrare a pieno regime, anche nel corso dell’imminente inverno. Nella cittadina del Västergötland svedese, la bionda fondista si era permessa di battere avversarie che vantavano un passato più blasonato di lei ed atlete che avrebbero lottato assieme a lei per conquistarsi un biglietto per la Cina. A dimostrazione della sua completezza e poliedricità che aveva già mostrato a sprazzi, nelle stagioni precedenti, nella sprint si era lasciata alle spalle Dahlqvist e Lampic, nella 15km, fra le altre, Andersson e Kalla e nella 48km, Korsgren e Sömskar che da anni sono nell’elite del circuito del Visma Ski Classic.

Ma questa forma già quasi ottimale e tutto il proficuo lavoro svolto nel corso della preparazione estiva sono in buona parte svanite a causa della malattia influenzale che l’ha colpita ad inizio Novembre e che ha costretto Emma a ritardare il proprio debutto stagionale a inizio Dicembre in quel di Lillehammer. In Norvegia, seppur ancora non al meglio della condizione, Ribom conclude già in quarta posizione la sprint. Sempre nella sprint, la settimana seguente a Davos, lei arriva fino alla finale terminandola però al sesto posto. A cavallo delle festività natalizie una nuova ricaduta causa influenza le impone un nuovo stop.

Quei due risultati da top sei, le consentono comunque di ottenere un posto nella squadra svedese selezionata per le Olimpiadi di Pechino 2022. Nella terra del dragone le ventiquattrenne del Norbotten termina comunque buona sesta nella sprint a tecnica libera, prendendo poi parte anche alla 10km classica e alla 30 km mass start ma senza destare una grande impressione. Tornata in Europa per le tappe finali di Coppa del Mondo, Ribom ottiene il suo secondo podio di Coppa del Mondo, terminando seconda la sprint di Lahti. Con la condizione che era di nuovo in ascesa, il Covid 19 ferma un altra volta Emma condizionando di nuovo il suo finale di stagione.

Passata stagione che, la diplomata al liceo dello sport di Gällivare, ha vissuto sulle montagne russe data l’alternanza fra gare e frequenti stop, ma che lei giudica comunque positiva nonostante i continui rallentamenti negli allenamenti che ne hanno frenato lo sviluppo da Novembre in avanti: “Ho comunque imparato molto dalla scorsa stagione perché anche se ho saltato parecchie gare mi sono qualificata per i miei primi Giochi Olimpici e fatto podio nella sprint di Lahti. Così ho imparato a guardare sempre avanti e a non stressarmi troppo, perché puoi farci davvero poco contro le malattie. Mi rendo conto comunque che nonostante tutti quei problemi e non avendo avuto le migliori occasioni per portare a termine la migliore preparazione, ho sciato veloce durante le gare che ho potuto disputare. Riguardo alla prossima stagione, penso che con il mio coach abbiamo un buon piano per eseguire una preparazione migliore e spero che la prossima stagione avremo la possibilità di mettere in pratica ciò che vogliamo davvero fare prima dell'inizio della stagione. Sono davvero entusiasta di vedere il mio vero valore con la preparazione completa che abbiamo in mente.»

Preparazione completa ed azzeramento dei giorni di malattia sono al momento i suoi unici ostacoli per poter ambire all’ipotetico riconoscimento di “breakthrough athlete awards” per la prossima stagione e di poter dimostrare dalla prima all’ultima gara un potenziale espresso solo a sprazzi nel corso della sua ancor giovane carriera.

In patria Emma balza all’onore delle cronache quando a soli 15 anni si impone nella piccola Vasaloppet riservata ai ragazzi ancora in età youth. A livello internazionale il suo nome si evidenzia per la prima volta nel corso dei Mondiali junior di Rasnov 2016, dove contribuisce in prima frazione all’oro delle ragazze svedesi in staffetta. A dimostrazione della sua completezza sia di tecnica che di resistenza, la ragazza di Kalix fa il suo debutto in Coppa del Mondo nel Marzo 2019 nel tempio di Holmenkollen terminando ventiseiesima la 30km in alternato. Nella stagione successiva compie un ulteriore step vincendo la medaglia d’oro nella sprint a tecnica libera dei Mondiali under23 di Oberwiesenthal a cui aggiunge altri due bronzi nelle due gare distance. Nel corso della sua terza stagione di Coppa del Mondo, centra il primo podio nella sprint della Val di Fiemme chiudendo al ventunesimo posto il suo primo Tour de Ski.
Questi i principali successi ottenuti finora da una ragazza che partita dalla nordica città di Kalix, che vanta la produzione del miglior caviale di Svezia, ben supportata da papà Johan e mamma Kerstin, si è poi trasferita in età liceale nell’ancor più settentrionale Gällivare per frequentare con successo il locale e prestigioso skidgymnasium per seguire le orme dei connazionali, Charlotte Kalla, Marcus Hellner e Niklas Jonsson, tutti capaci didiplomarsi li e poi di fregiarsi del titolo olimpico individuale.

 Come è stato per te crescere e vivere a Kalix, piccola città del Norbotten svedese? E’ un posto adatto per praticare lo sport e lo sci di fondo?

«Per me, è stato veramente meraviglioso crescere e vivere in quel posto piccolo ma affascinante con la mia adorabile famiglia. Durante la mia infanzia insieme alla pratica dello sci ho anche giocato a calcio e basket. A Kalix è una cosa molto naturale essere attivo, praticare diversi sport e stare principalmente all'aperto. Con la mia famiglia ci siamo divertiti molto a fare lunghe passeggiate nelle montagne che circondano la regione circostante e a sciare durante la stagione invernale. Nella mia cittadina del Norbotten hai molte opportunità per praticare lo sport in generale, ovviamente il fatto che abbiamo un lungo inverno con neve naturale e piste pronte da inizio novembre a fine aprile, facilita i ragazzi e le ragazze che scelgono di praticare gli sport invernali in generale. Siamo fortunati con questo. Quindi sono stata una ragazza davvero felice durante i miei anni vissuti li prima di trasferirmi qui ad Östersund.»

Quali sono i tuoi ricordi della Ungdomsvasan 2013 (la Vasaloppet giovanile) che tu vincesti quando avevi 15 anni?

«Dentro di me sono rimasti grandi ricordi di quella competizione perché sono andata a Mora con tutta la mia famiglia e anche il mio fratellino ha gareggiato lì. Quindi è stato un bel viaggio in famiglia. Ci siamo divertiti tutti molto in quei giorni e ovviamente ero davvero felice di aver vinto quella importante gara durante la mia carriera giovanile nello sci di fondo.»

Perchè hai scelto lo sci di fondo a livello professionistico, invece di essere una biathleta, una calciatrice, una dottoressa o un avvocato per esempio? Che cosa ha lo sci fondo di speciale per te?

«Penso perché lo sci di fondo nella sua essenza sia uno sport prettamente individuale. Non mi importa troppo dei compagni di team quando sono in gara. Io ho anche giocato a calcio per molto tempo e ricordo il fatto che altre ragazze a volte non davano il massimo durante il match compromettendo il risultato dalla partita. Mentre faccio sci di fondo, io posso sempre fare il mio lavoro contando solo sulle mie capacità. Sono interessata ad attività che implicano il fatto di trovare la mia propria strada e di fare meglio in diverse piccole cose. Amo fare le mie cose e la disciplina del cross-country ha al suo interno tutti i perfetti fattori per fare ciò.»

Il mondo ha conosciuto Emma Ribom per la prima volta quando hai vinto l’oro con la staffetta svedese ai Mondiali junior di Rasnov 2016. E’ stata quella la tua vittoria più importante finora?

«Sì, forse. È stato davvero bello vincere la staffetta con la squadra svedese in quell'occasione. La squadra norvegese era la favorita prima dell'inizio, ma noi siamo riuscite a batterle nello sprint finale. Tutte le altre tre ragazze (Rönnlund, Andersson, Solin) sono tuttora delle mie care amiche perché in quella stagione ci siamo allenate molto insieme durante la preparazione svolta con la nazionale giovanile per quell’edizione. Ma poi ho raccolto altre medaglie come le tre, fra cui l’oro nella sprint, ottenute nei Campionati del Mondo U23 ad Oberwiesenthal ed i due podi avuti finora in Coppa del Mondo. Quindi, quando guardo indietro alla mia carriera finora, tutte quelle gare sono davvero preziose per me e anche il poter qualificarmi per le mie prime Olimpiadi sono davvero punti molto alti per me.»

Quanto sei differente come persona ora che hai ventiquattro anni, dalla Emma che a diciotto anni vinse l’oro a Rasnov?

«Penso di essere progredita molto da quell'edizione. Ora sono diventata una fondista professionista e sono cresciuta sia come essere umano al di fuori del mio lavoro ma anche come sciatrice. Ora credo molto di più in me stessa di quanto accadeva quando ero adolescente ed anche la fiducia che provo durante gli allenamenti è notevolmente maggiore ora. Quindi, penso di essere cresciuta molto da allora.»

Usualmente ogni atleta si pone un obiettivo prima di una gara, di un Mondiale o di un Olimpiade. Ma quando a te capita di non ottenere quel dato risultato che ti eri prefissata prima, quale è la tua reazione? Cosa viene alla tua mente nei giorni successivi?

«Naturalmente un senso di delusione rimane dentro di me per qualche giorno e mi sento triste. Ma dopo alcune ore da quella gara cerco di guardare avanti e pensare a come posso fare meglio la prossima volta e di cercare di essere una sciatrice migliore. Nei giorni seguenti rielaboro quella gara ed inizio a pensare a una nuova sessione di allenamento, differente strategia o cose del genere per raggiungere il mio obiettivo in futuro. Penso anche che sia una buona cosa cercare di dimenticare le delusioni sebbene un pò di rammarico rimanga in me. In alcune occasioni capita anche che io tenti di cancellare subito quella brutta gara e di metterla subito dietro le spalle.»

Parliamo della tua tecnica sciistica. Che cosa pensano il tuo personal coach o gli allenatori della Nazionale del tuo stile?

«Noi tutte lavoriamo molto sulla tecnica durante i raduni in Nazionale con il nostro allenatore Lars Ljung. Con il mio allenatore personale Magnus Ingesson ci piace molto vedere i video e scambiare poi opinioni con gli altri allenatori su particolari su cui potrei fare di meglio. Per me la mia tecnica va bene anche se so che c'è ancora spazio per migliorare, quindi mi piace lavorarci cercando di essere sempre una sciatrice il più efficace possibile.»

Quale è il tuo errore nella tecnica o nella tattica di gara che viene più spesso sottolineato dai tuoi allenatori?

«Ho lavorato molto negli ultimi due anni per essere più stabile sugli sci e ottenere più potenza da poter scaricare uniformemente verso valle e non di lato. Un altro pensiero è che rendo più efficace la mia tecnica quando svolgo il mio movimento con la stessa potenza con entrambi i piedi a differenza di ciò che facevo in modo non corretto negli anni passati. Al di fuori dello sci ho lavorato molto in palestra per essere più forte e diventare più potente in modo da poter mettere più potenza sulla pista. Riguardo alla tattica c'è sempre spazio per migliorare anche se le cose da questa parte stanno andando meglio negli ultimi due anni e una cosa che sbagliavo era quella di partire troppo veloce soprattutto nelle gare di distanza. Ho lavorato per guadagnare più resistenza durante la gara. Nelle sprint ho lavorato molto per essere già forte nel prologo e questo penso che aiuti poi anche nelle successive batterie.»

Nei Nazionali svedesi, in Scandinavian Cup e in alcune gare di Coppa del Mondo hai dimostrato di essere anche una valida allrounder. Quale pensi possa essere il tuo potenziale nelle distance anche in Coppa del Mondo o nei Mondiali di Planica?

«Mi piace fare tutti i format di gara: sprint e distance. In generale, nelle distance credo che nelle competizioni femminile stiamo andando verso gare sempre più veloci e sarà un bene per uno sciatore con le mie caratteristiche. In passato con piste non troppo dure e veloci ho dimostrato di aver fatto bene anche in gare con più di dieci chilometri, e spero di essere migliore anche in futuro. Secondo i nuovi format, l'anno prossimo Holmenkollen sarà una 50 km e sarà un po' folle ma interessante ed eccitante da disputare allo stesso tempo.»

Da quattro/cinque anni, voi ragazze svedesi siete le dominatrici delle sprint? Cosa avete di speciale?

«Tutte noi formiamo una squadra molto forte, ma non ho una risposta adeguata su questa questione che riguarda noi ragazze svedesi. Noi non sappiamo come le altre nazioni si stiano allenando. Per noi è bene che ci alleniamo tutte insieme per la maggior parte dell'anno in modo da poterci spingere a vicenda in ogni allenamento ed essere degli sciatori sempre migliori. Anche ottenere un pettorale per gareggiare in Coppa del Mondo o Olimpiadi per noi è ogni giorno sempre una battaglia e devi dare sempre più del tuo 100% se vuoi battere le mie connazionali e poi ottenere podi. Penso che nelle sprint noi iniziamo tutte le gare molto velocemente e abbiamo fin da subito una buona posizione all'inizio delle nostre batterie che è un buon punto di partenza per finire in prima posizione alla fine.»

Voi fondiste praticamente in ogni stagione avete un vostro costante percorso. Training camp quasi sempre nelle stesse location, gare nelle stesse località, e vedete le stesse facce in gara. Come combatti contro questa routine quotidiana per mantenere alta la tua motivazione?

«In realtà, io amo la vita dello sciatore, e amo il fatto di avere le mie routine in allenamento e di ripeterle giorno dopo giorno. Amo quello stile di vita perché insieme alle gare abbiamo l'opportunità di vedere posti meravigliosi che sarebbe stato più difficile se non fossimo fondiste professioniste. Mi piace stare all'aria aperta nella natura durante l'allenamento estivo o su bellissime piste innevate in inverno. Ma all'interno di questa routine costante è anche interessante essere in ogni stagione in posti nuovi. Per esempio io e Jonna Sundling quest'estate abbiamo tenuto un training camp a Lavazè ed è stata la nostra prima volta lì. Quindi questo genere di cose e la nostra passione ci mantiene sempre interessati e ben motivati nel provare anche qualcosa di nuovo.»

Dopo le tue ultime Olimpiadi del 2034, sarai contenta con la tua carriera se?

«ll mio sogno e il mio obiettivo da molti anni era quello di prendere medaglie alle Olimpiadi e ai Mondiali. Ho lavorato sodo per questo e il prossimo inverno avrò di nuovo questa opportunità a Planica. Sto lottando e lotterò ancora duramente per questo. Poi ovviamente non vedo l'ora che arrivino le prossime Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 che, si spera, saranno le mie seconde olimpiadi invernali dopo la bella esperienza che ho avuto la scorsa stagione a Pechino. L’ottenere una medaglia in questi grandi eventi completerà i miei sogni di arrivare al vertice della mia disciplina che avevo da quando ero una bambina.»

Paolo Romanò

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