Sci di fondo - 24 gennaio 2023, 13:07

Sci di Fondo - Pellegrino: "Soddisfatto di quanto fatto da me e De Fabiani, ma bravi anche Graz e Moce, una prova di spessore; brava Livigno, tutti hanno apprezzato l'evento"

Foto Credit: Fabio Borga

Foto Credit: Fabio Borga

Ha lottato fino all’ultimo metro per tornare al successo anche nella team sprint, cedendo di un soffio a un bravissimo Jouve, che ventiquattro ore prima aveva quasi sconfitto Klæbo. Federico Pellegrino ha fatto di tutto per regalare una vittoria ai tifosi italiani presenti a Livigno, festeggiando poi un bellissimo secondo posto arrivato insieme a Francesco De Fabiani.

Due giorni dopo l’azzurro è ancora molto orgoglioso quando lo sentiamo telefonicamente al termine di una lunga sciata: «La mia grande soddisfazione personale è legata al fatto che tra i presenti c’erano pochi atleti tra quelli arrivati fino alla cima del Cermis e sono riuscito a lottare ad armi pari con coloro che invece si erano riposati. Sono quindi veramente soddisfatto delle sensazioni avute.
Se in passato avrei predisposto tutta la preparazione in vista di un weekend come questo, adesso invece dopo aver riposato tre giorni al termine del Tour de Ski, ho caricato bene, quindi ero consapevole che non avrei presentato la miglior versione di me stesso.
Ho iniziato a ragionare in maniera diversa rispetto al passato, quando selezionavo alcune gare nelle quali volevo assolutamente primeggiare. Quest’anno, invece, voglio essere in grado di disputare tutte le gare possibili nel modo migliore che posso».


Eppure Pellegrino si è trovato lì a lottare con i migliori in entrambi i giorni, con un po’ di rimpianto per una sprint che avrebbe potuto avere un esito diverso e la soddisfazione, invece, di una team sprint nella quale ha lottato come sperava.
«Alla fine sono arrivato sul rettilineo conclusivo della team sprint proprio nella posizione che volevo, nonostante un grave errore che avevo commesso nel secondo giro, quando avevo dato il cambio a Defa troppo indietro. Lì devo complimentarmi con Francesco che è stato bravissimo a recuperare e chiudere il buco, poi nel cambio siamo stati perfetti recuperando ben tre o quattro posizioni in un attimo.
Essere lì in un testa a testa con Jouve è stato motivo d’orgoglio, anche perché lui era molto più riposato di me avendo saltato il weekend della Val di Fiemme. Così come mi ha fatto piacere lottare con tantissimi atleti di alto livello come Anger e Northug, che avevano avuto tre settimane per allenarsi. Il parco partendi della sprint comprendeva praticamente tutti i migliori interpreti della disciplina, ovviamente con la sola assenza dei russi».


Il bilancio soddisfa quindi l’azzurro: «Da questo fine settimana certamente in maniera positiva dal punto di vista personale. Il vecchio Pellegrino sarebbe stato molto più sul pezzo pensando al singolo risultato, ma come vi ho già detto non è quello che mi interessa quest’anno».

Il poliziotto valdostano è tornato poi sul testa a testa con Jouve nel finale della team sprint, andato a favore del francese. L’unico rammarico è però legato al fatto che per l’azzurro le immagini televisive non hanno valorizzato appieno quel bel duello finale. «Lui è stato più forte di me. Su un arrivo nel genere non ci eravamo mai affrontati e sicuramente non potevo stabilire prima se fosse più forte di me. Su un finale così, la tattica conta fino a un certo punto, qui erano importanti le gambe e lui ha mostrato di andare più di me. Siamo esplosi entrambi come lattato, anche perché su quel rettilineo finale siamo andati veramente a tutta, siamo riusciti a guadagnare anche quattro secondi a chi era con noi in fondo, pur partendo da dietro. Vuol dire essere andati a una velocità tale che con le giuste immagini televisive sarebbe stata valorizzata come avrebbe meritato. Con una inquadratura laterale, gli appassionati avrebbero potuto apprezzarla di più, come accade infatti nelle competizioni di cento metri di atletica leggera».

A soddisfare Pellegrino è stata però anche la prestazione dei componenti dell’altra coppia azzurra in gara, Davide Graz e Simone Mocellini, giunti quinti al termine di una bella prova. «È stata una team sprint particolare, in quanto la prima con il nuovo format di qualificazione, che ha messo in difficoltà alcune nazioni, come la coppia norvegese che è stata eliminata, ma anche noi eravamo al 17° posto con Francesco, che poi è stato bravissimo in finale, sopperendo a un mio errore tattico. Qualcuno può credere fosse una competizione simile a Dresda, ma sbaglia perché abbiamo gareggiato a 1800 metri e con un finale tostissimo.
Oltre all’ottima prova di De Fabiani, è giusto sottolineare quanto hanno fatto bene sia Graz che Mocellini. Entrambi sono stati molto bravi anche il giorno precedente in qualificazione, quando Markus ci ha fatto focalizzare sulla gestione delle energie in qualificazione, con l’obiettivo di avere una seconda parte in crescendo. Il rischio era di gestirsi male e crollare nel finale, cosa che a loro non è successa.
Nella finale della team sprint, Graz e Moce sono stati bravi, così come Defa, a portarsi avanti nei momenti chiave di ogni frazione, anche perché la gara si è corsa a un ritmo molto alto dall’inizio alla fine. Ciò ha dato loro la possibilità di giocarsi addirittura il podio nel volatone finale quando negli ultimi cento metri siamo praticamente esplosi tutti. Questo loro quinto posto è di spessore».


All’azzurro è piaciuto il nuovo format: «Abbiamo rotto il ghiaccio con questo nuovo format, che comprende la qualificazione anziché la semifinale. Si è visto che anche la Norvegia non può cincischiare, ma bisogna tenere giù il piede perché il livello alto, se uno degli interpreti più forti, come Even Northug, prova a gestire le energie e rimane fuori dai migliori 15 team».

La prossima team sprint sarà direttamente quella mondiale di Planica: «Lì sarà un’altra storia, anche perché la pista sarà più dura e diverse nazionali potrebbero scegliere degli atleti più ibridi o adatti alle distance in prima frazione. La gara si svolgerà sul giro della sprint, che sarà diverso da quello del 2016 o 2018, più duro».

Infine Pellegrino ha voluto fare i complimenti a Livigno per l’ottima organizzazione dell’evento: «Deve essere chiaro che si trattava di un recupero di Coppa del Mondo, una località che si è messa a disposizione e ha organizzato in meno di due mesi un evento della Coppa del Mondo di sci di fondo. Sottolineo la parola evento, perché oggi non basta più organizzare solo la gara in sé, ma tutto ciò che ruota attorno.
La competizione è stata preparata nel migliore dei modi e si è avuto ciò che si voleva, un circuito stile Drammen, ma a skating che regala un grande impatto visivo agli appassionati con quel rettilineo finale. Purtroppo la produzione televisiva non ha colto la peculiarità di questa pista, non valorizzandola, perché, come ho detto anche prima, l’idea doveva essere di evidenziare il gesto atletico degli atleti su quel rettilineo finale, seguirli lateralmente come in una finale dei cento metri, anziché con ripresa frontale, magari dando anche in tempo reale la velocità sfruttando il GPS.
Tornando agli organizzatori, si sono impegnati tantissimo per preparare al meglio anche gli eventi collaterali, come andrebbe sempre fatto. È stata molto bella la presentazione degli atleti che si è svolta venerdì, al termine della quale, nonostante facesse davvero freddo tutti gli atleti erano contenti, hanno partecipato soddisfatti e dato feedback positivi. Oltre a questo, sono stati anche organizzati dei concerti, esplicitando che erano in promozione all’evento sportivo, quindi c’è solo da fare un applauso e ringraziare Livigno per come si è messa in gioco. Senza dimenticare che si trattava di un fine settimana pieno, essendoci altri due eventi, e sottolineo ancora questo termine, come Anterselva e Kitzbuhel che hanno un grande seguito di pubblico. Gli atleti erano tutti entusiasti, soddisfatti, divertiti dalle insidie che il tracciato presentava e dalle sue unicità».


Giorgio Capodaglio

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