Sci di fondo - 01 maggio 2023, 18:40

Sci di Fondo - La ripartenza di Luca Del Fabbro: "Vengo da anni difficili, ma non smetto di crederci e il finale di stagione mi dà nuove motivazioni"

Foto credit: Instagram dell'atleta

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Una lunga serie di vittorie a livello giovanile in Italia e all’estero, fino al titolo mondiale juniores vinto nella 30 km mass start dei Mondiali di Lahti, che sembrava aprirgli anche le porte per l’esordio in Coppa del Mondo, allora non arrivato a causa di una influenza, quella fama di fenomeno pesante, a lui appiccicata addosso fin da subito, in uno sci di fondo italiano sempre alla disperata ricerca del campione a tutti i costi. A vent’anni, però, non sempre è facile reggere la pressione, quando le tue aspettative si sommano a quelle degli altri, diventando un peso, rendendo il percorso più complicato e un risultato negativo quasi devastante, portando a credere sempre meno in te stesso e al tuo talento, anche se cristallino.

È quanto accaduto in questi anni a Luca Del Fabbro, che dopo quel successo Mondiale in realtà non ha mai fatto il suo esordio in Coppa del Mondo, tra infortuni, qualche errore e l’incapacità, del tutto possibile in un ventenne, di non saper reggere determinate aspettative. Eppure, il giovane di Forni Avoltri non ha mai smesso di credere in sé stesso, ha cercato di aiutarsi e farsi aiutare, ha lavorato bene con la squadra di sede delle Fiamme Gialle, e nonostante la sfortuna non ha voluto abbandonarlo nemmeno nell’ultima stagione, è riuscito a chiudere con delle prestazioni positive e il ritorno sul podio in OPA Cup a distanza di quattro anni dall’ultima volta, proprio nel 2019! Segnali positivi per un ragazzo che a ventitre anni, qualcuno sembra già aver messo nel dimenticatoio, ma che ha grande talento e una tecnica di sciata bellissima da guardare.

Lo abbiamo intervistato per conoscere il suo stato d’animo dopo la stagione della “ripartenza”, trovando un atleta molto determinato, consapevole di cosa gli è mancato, ma con tanta voglia di continuare a scalare posizioni restando però sempre coi piedi per terra.

Ciao Luca. Partiamo dal finale di stagione che ti ha visto tornare protagonista sia nella gare di Coppa Italia e OPA Cup.
«Sono contento di quanto ho fatto da gennaio in poi, perché anche quest’anno non ero partito benissimo. Non so nemmeno spiegarmi cosa sia cambiato, semplicemente sono tornato in forma e soprattutto ho affrontato le gare con maggiore serenità e tranquillità. Ho capito come gestirmi mentalmente, anche negli obiettivi che mi pongo. Penso di aver fatto un piccolo passo avanti sotto questo aspetto. Al di là della classifica, i piccoli risultati positivi che ho visto riguardano soprattutto le sensazioni, le mia prestazioni. Sono contento. Questo anche se purtroppo sono costretto a combattere con un ginocchio che fa i capricci. Nonostante una condizione fisica che non mi permette di dare il cento per cento, vedere queste belle prestazioni mi incoraggia».

A distanza di quattro anni hai anche ritrovato il podio in OPA Cup. Com’è stato arrivare nuovamente così in alto anche in una gara internazionale?
«Fa sempre piacere. Ammetto di essere rimasto quasi sorpreso, anche se già nella sprint avevo fatto una bella prestazione. A Dobbiaco in quel weekend, non dico di essermi risentito il Luca di una volta, ma mi ha dato delle forti emozioni essere tornato a gareggiare per il vertice. Ritrovarmi nuovamente con i primi ha voluto dire tanto, è un bell’incoraggiamento.
Vero, l’OPA Cup non è la Coppa del Mondo, ma un podio anche lì non è mai scontato farlo e ho dimostrato di esserci
nuovamente. Da anni non provavo queste sensazioni, è stato come se fosse nuovamente la prima volta. Al di là del podio in sé, sono stato proprio contento della prestazione».

Eppure ricordo che già in una delle gare che abbiamo trasmesso in diretta su Fondo Italia, l’individuale a skating a Lago di Tesero a metà gennaio, lottasti per le posizioni di vertice con atleti che poi hanno fatto bene quando sono stati chiamati a gareggiare in Coppa del Mondo. E chissà, magari se non fossi stato sfortunato quel giorno, avresti anche già potuto fare l’esordio in Coppa del Mondo.
«Quella gara a Lago di Tesero è il più grande rimpianto della stagione, perché stavo veramente molto bene, anche durante la gara ero quasi sorpreso nel sentire i tempi e vedermi così avanti. Ero in lotta per il podio, ma purtroppo proprio sul più bello mi si è rotto uno sci. Anche in quella occasione la sfortuna ha voluto essere al mio fianco, come troppe volte ha fatto negli ultimi anni. Mi sono serviti diversi giorni per digerire quell’episodio, ma ragionandoci bene ho iniziato a vedere quei piccoli segnali che mi hanno incoraggiato, perché erano anni che non provavo certe sensazioni. Alla fine me l’ero giocata con Lorenzo (Romano, ndr), Dupri (Simone Daprà, ndr) ed Elia Barp, che a skating vanno sempre forte e hanno ottenuto poi degli ottimi risultati in Coppa del Mondo. Essere lì con loro quel giorno ha voluto dire tanto. Purtroppo è andata come è andata, nelle classifiche non riportano le rotture».

Cosa ti ha lasciato questo finale di stagione?
«Da una parte ho chiuso la stagione sereno, perché stavo facendo delle belle prestazioni e mi sentivo bene. Devo ammettere che avrei voluto fare un altro mese di gare. Ciò mi permette di partire con più decisione rispetto alla passata stagione, pormi degli obiettivi, perché un anno fa non sapevo proprio come ero messo. Nella stagione appena conclusa ho visto che quando sto bene sono lì, ma soprattutto sono riuscito a essere costante da gennaio in poi. So che oggi questo è il mio livello e il prossimo anno spero di crescere ancora per valere di più. Voglio però tenere i piedi per terra senza pormi aspettative di vittorie o altro. Magari poi arrivano lo stesso, giusto non porsi limiti, ma voglio comunque partire solo con l’obiettivo di fare delle belle prestazioni».

Purtroppo nel 2019 ti ammalasti prima di esordire in Coppa del Mondo, poi non hai più avuto occasione di farlo. Dal momento che quest’anno ti sei trovato vicino e a volte anche davanti a compagni che sono poi andati in Coppa del Mondo, facendo anche bene, vedi questa opportunità finalmente più vicina?
«Sicuramente nell’ultimo periodo vedo questa possibilità più vicina rispetto agli ultimi anni, ma non ci penso. Quando sono passato senior era diventata quasi un’ossessione e alla fine non ci sono mai riuscito. È inutile quindi spendere energie a pensarci, cerco di fare il massimo possibile e se deve arrivare, allora arriva. Ovviamente mi farebbe un grande piacere conquistarmi questa possibilità».

Ecco Luca, puoi dirci cosa è successo dopo il titolo mondiale juniores? Se hai capito cosa è andato storto e non ti ha permesso di esprimerti come avresti potuto e voluto in questi anni?
«Sicuramente, ho commesso degli errori. Se sono finito in questa situazione è colpa mia. All’inizio mi ero posto delle ambizioni altissime e questo mi ha tradito. Purtroppo appena sono arrivati i primi risultati negativi, mi sono abbattuto e l’ho fatto sempre di più, vedendo il mio obiettivo svanire, trovandomi lontano da dove volevo arrivare.
A questo aggiungiamoci che ho avuto tanti problemi fisici, non sono mai arrivato a poter dare il cento per cento. Quando non ti senti nella condizione di poter dare il massimo, ti presenti al cancelletto che sai già che non otterrai un risultato degno del tuo valore. Ritengo, quindi, di essere stato anche sfortunato a causa dei vari infortuni. Anche lo scorso anno, in estate mi sentivo bene, ero tornato a reggere degli importanti carichi di lavoro come non mi accadeva da tempo, poi mi sono fatto male al ginocchio. Un infortunio balordo, perché prima sembrava qualcosa di poco conto da qualche punto, poi invece avevo varie microfratture, che hanno portato anche delle infiammazioni. Ora spero di guarire bene da questi problemi al ginocchio per potermi presentare al via della prossima stagione, sapendo di poter dare il cento per cento in ogni gara.
Inoltre, devo ammettere che sulle mie difficoltà molto ha inciso anche il fattore psicologico. Dovevo essere più forte mentalmente, invece, anziché incoraggiarmi mi scoraggiavo. Purtroppo non sono un’ottimista di natura, ma devo migliorare sotto quell’aspetto. Alla fine ho solo ventitre anni e sono ancora giovane, penso di poter dare ancora qualcosa. Spero che la fortuna giri anche per me. Ho capito che devo girare pagina, che la mia carriera da junior con i suoi risultati è stata una cosa e si è conclusa, ma ora sto vivendo quella da senior nella quale devo scrivere nuove pagine. Bisogna ripartire con un nuovo Luca e spero di aver già fatto il primo passo».  


Dopo questo finale di stagione che sa di ripartenza, vuoi ringraziare qualcuno?
«Innanzitutto ci tengo a darmi “bravo”, perché ho dimostrato di crederci ancora.
Ci tengo quindi a ringraziare la mia psicologa. Lo scorso anno ho deciso di farmi aiutare da lei nell’aspetto mentale. Mi ha fatto capire che nella vita non c’è solo lo sport, a dare la giusta importanza a ogni cosa, senza pensare unicamente ai risultati. Ciò mi ha dato una grossa mano.
Dico grazie a Francesca Baudin, mia allenatrice nella squadra di sede delle Fiamme Gialle. Lei mi ha aiutato tanto non soltanto negli allenamenti, ma anche dandomi tanti consigli, frutto della sua esperienza da atleta. Lei per prima ha avuto tante sfortune in carriera e mi ha fatto capire come affrontarle. Sono veramente felice di essere allenato da lei. Insieme a Francesca ringrazio le Fiamme Gialle, che hanno continuato a credere in me, mettendomi nelle condizioni di dare il massimo.
Ringrazio la mia fisioterapista, che mi ha dato un bel supporto non soltanto con le problematiche al ginocchio.
Dico grazie anche a Stefano Vuerich per i materiali molto buoni che mi dà ogni anno.
Alla fine per un atleta è fondamentale trovare le persone giuste da avere attorno, perché soprattutto nelle difficoltà fa la differenza. E proprio per questo, ho lasciato per ultima la mia famiglia, perché loro fanno parte proprio delle persone giuste che ti aiutano nei momenti di difficoltà. È bello avere attorno chi ti vuole bene».

Giorgio Capodaglio

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